Capitolo 52 (prima parte)

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«Io scendo

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«Io scendo.» Angelica con il mento accenna in basso. «Così se torna la vecchia strega ti mando un messaggio.»

La vecchia strega è Maura, l'antipatica pettegola del piano di sopra.

Ho il cuore tanto in gola e una scarsa padronanza di me che potrei mandarla a quel paese senza troppi complimenti nel caso in cui mi facesse mezza domanda di troppo. O anche solo nel caso in cui mi guardasse.

«Controlla anche i balconi di fronte» le suggerisco. «La signora Giuseppina non è proprio una che si fa gli affaracci suoi.»

«Ricevuto.» Mi fa uno scherzoso saluto militare, che strappa un sorriso a Sasha e Alizée, che si sono unite a noi insieme a Jérémy.

«Allora, portiamo via il pianoforte come ultima cosa» dice Sasha. «Dobbiamo aspettare che arrivi Niko per quello.»

Annuisco, infilando la chiave nella toppa. Apro la porta di casa e faccio entrare gli altri, prima di richiuderla con accortezza alle mie spalle, in modo da non richiamare le attenzioni del condominio.

«La tua camera?» mi chiede Elena, che ha con sé una valigia, così come anche Sasha. Si sono offerte di prestarmele.

Non so quanto sarà temporaneo il trasloco, ma sono così stremata dalla situazione tra me e mia madre che non vedo l'ora di avere un nuovo posto in cui stare. Non riesco più a sopportare colazioni in cui mi viene fatto il terzo grado, le occhiate curiose ogni volta che leggo un messaggio al telefono, la nonchalance con cui mi chiede di intervenire nelle spese di casa... No, esiste un limite. E quel limite sono le mie necessità.

I soldi mi servono per il Conservatorio, non ci tengo a spenderli per l'affitto o la spesa, quando dovrebbe occuparsene lei. Il confronto con papà è davvero impietoso, perché lui provvederebbe a me dal punto di vista economico.

Guido le ragazze verso la camera e, dopo aver poggiato le valigie sul letto, apro l'armadio e inizio a tirare fuori i vestiti puliti. Mi vergogno dei miei indumenti di marche a basso costo, quando Sasha ha una tuta che non potrò mai permettermi in tutta la vita.

«Non puoi metterti a piegare tutto!» esclama proprio lei in direzione di Alizée.

«Se li pieghiamo, sono più ordinati dentro e gli spazi sono organizzati meglio» spiega, senza battere ciglio. Ora il pancione si vede di più e spunta dalla maglia che indossa sopra ai jeans. Sembra stanca, come se avesse dormito poco come me. Eppure io non mi sono mai sentita più viva e carica di adrenalina.

«Metteteli come vi pare» dico. Apro il cassetto dei tesori, che contiene le mie cose a tema Vulnus: due canotte, una di quando ero piccola, che reca il nome di Matej Tomic, e l'altra, più recente, di Mike, con sopra il suo autografo. Quelli di Daniele e Marco Regis sono su due fogli a parte, perché non volevo che "contaminassero" il ricordo che avrei avuto con lui. «L'importante è che non si rovinino queste.»

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