«Non pensavo che avessi la patente C» dico, seduta accanto a Mike in un furgoncino. Per fare un viaggio solo con tutti i miei averi, pianoforte incluso, ha deciso di affittarne uno solo per poche ore: il tempo di caricarlo, arrivare da mio padre, scaricarlo e poi riportarlo all'autonoleggio.
«Non ci ho messo niente a prenderla, ho solo dovuto fare qualche guida in più.»
Mike è stranamente in vena di chiacchierare, così mi racconta come è andata la trasferta di ritorno da Pistoia – dove hanno giocato ieri – del cibo che hanno mangiato e di come Léo abbia finalmente disputato un'ottima partita. Crede in parte abbiano aiutato i tre falli di Marco in pochissimi minuti, che gli hanno permesso di restare più a lungo sul parquet e di continuare a giocare senza preoccuparsi di piccoli errori.
«Dopo devo anche passare all'aeroporto» mi dice, per la terza volta. So già che deve andare a prendere la madre e mi ha già avvertita che lei è molto curiosa di conoscermi.
«Sarà felice di vederti» commento, cercando di essere positiva. In realtà sto cercando in ogni modo di cacciare via la mia paura nell'incontrare la nuova famiglia di mio padre.
«Lo è di più di vedere Liam» sorride Mike. Scocca un'occhiata al GPS del telefono, perché non conosceva la via in cui dobbiamo arrivare. Ha solo notato che è nello stesso quartiere dove vivono Liam e Audrey, nella zona ovest di Villafiore.
Mio padre è andato a vivere all'altro capo della città rispetto a dov'è mia madre.
Arriviamo a destinazione e parcheggia di fronte al portone. Un portone normale, come sono quelli dei palazzi di inizio Novecento, con una vetrata a sormontare l'entrata e una bella luce schiaffata proprio al centro, come se fosse un rosone di una chiesa e dovesse illuminare chissà quale funzione religiosa.
Deglutisco, perché non so se mi sento pronta. Il cuore batte forsennato nel petto, ho paura di conoscere la vita che mi aspetterà una volta che sarò arrivata nell'appartamento di mio padre.
«Stai bene?» Mike mi sta guardando e la sua voce baritonale riesce a toccare le corde giuste del mio animo, quelle che sanno risuonare in armonia per riportarmi alla pace.
«E se dovessi trovarmi male? Se scoprissi che sua moglie e suo figlio mi odiano e sono odiosi?»
«Non avevi parlato con lei?» mi chiede, pacato.
«Sì, ci ho parlato... ma se fosse stata solo una gentilezza di facciata?»
Sorride, cercando di tranquillizzarmi con un solo sorriso. «Se stai qui a pensarci, non puoi saperlo. Dai, andiamo. Per scaricare il pianoforte mi servirà anche il suo aiuto.»
Prende il telefono dal bocchettone dell'aria condizionata, a cui l'ha attaccato con il solito aggeggio che usa anche nella sua auto e scrive un messaggio – immagino a mio padre. Ha capito quanto sono tesa e vuole pensarci lui, gliene sono grata.
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Note a canestro
RomanceLavinia ha un sogno, diventare una pianista di professione, e un amore segreto, il giocatore di basket Mike Cooper. Lo ama di un amore platonico, più profondo di quello che potrebbe legare una tifosa al suo giocatore preferito. E non si permetterebb...