Capitolo 48 (seconda parte)

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Alla Polizia Postale sono stati molto comprensivi

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Alla Polizia Postale sono stati molto comprensivi. Gli uomini e le donne con cui abbiamo parlato sapevano chi fosse Mike e, purtroppo, sembravano sapere chi fossi io. Qualcuno è stato solidale, altri hanno detto che quella testata si è beccata una cinquantina di denunce negli ultimi due anni – che sarebbe circa una ogni due settimane – ma che continua a sparare stupidaggini solo per ricevere dei clic.

Abbiamo tolto ogni dubbio quando ci siamo presentati lì insieme, quando Mike mi ha presa per mano uscendo dalla sala in cui abbiamo sporto denuncia, quando gli ho sorriso rincuorata tornando all'aperto tra le strade di Villafiore.

Ho risposto ai ragazzi del fanclub sul gruppo, dopo averli lasciati appesi da ieri sera senza una risposta, quando hanno scoperto anche loro che sto con Mike – quel Mike.

"Quindi ce lo porti?"

"E perché non ce l'hai detto subito?"

"Ma non era ovvio? Con tutte le volte che è andato al suo ristorante!"

"Non ve l'ho detto perché voi avreste fatto proprio così!" digito, seduta accanto a lui in macchina.

Stiamo andando a recuperare Whisky per farlo divertire un po' a un parco dalle parti di casa di Mike, di quelli destinati ai cani. Lì ci vedremo con Sara, il Fabbro e il loro labrador.

Non sono mai stata il tipo da cani – ma è anche vero che non ho mai pensato a un animale domestico. Avevo sempre la testa altrove, al pianoforte, allo studio... A Mike.

«Stai meglio? Sei più tranquilla?» mi chiede.

«Sì.» Non riesco a dire altro, perché mi è arrivato un nuovo messaggio.

«Cioccolatino...» mi chiama, con il tono di chi ha capito che sto mentendo.

Sono sempre stata facile da interpretare, non ci vuole molto a capire i miei silenzi o quando qualcosa non va.

"Da quanto tempo me lo stavi nascondendo? Che cosa hai fatto? Quello che è successo a noi non ti ha insegnato niente?"

Traggo un profondo respiro, guardando le strade di Villafiore scorrere grigie accanto a noi.

«Mia madre crede a quell'articolo» sussurro. «Come fa a crederci? Perché non mi chiede se è vero?»

Mike non parla, continuando a guidare. Ma so che cosa direbbe: è scioccata e, appena se ne sarà resa conto, affronterà il discorso con calma.

"Non ti ho nascosto niente, sono affari miei. Se hai letto in giro certe cose, non sono vere" scrivo in tutta fretta. "Magari prima chiedimi come mi sento per il fatto che hanno scritto delle assurdità sul mio conto. Uno schifo, comunque. Grazie."

«Non rompesse» borbotto. «Lei non posso bloccarla fuori dai social.»

«Vuoi che ci parli? Una volta che sarò tornato dalla trasferta.»

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