Whisky scorrazza per il prato tutto festoso, inseguendo l'ennesimo legno che gli lancio lontano.
Tiro fuori il telefono e sulla rubrica cerco per l'ennesima volta il numero di Audrey. Magari le sarà venuta voglia di rispondermi.
«Servirà a qualcosa?» Il Fabbro è insieme a me, con il cucciolo di labrador che lui e la moglie hanno adottato in estate. Pongo – così l'hanno chiamato – sta rincorrendo Whisky, divertito dalla compagnia di un altro cane con cui giocare. «Ha detto che ti richiamerà lei.»
«Voglio sentire Liam. Non mi servono spiegazioni sul perché è sparita, mi bastano pochi minuti con lui. Non sarà più mia moglie, ma lui rimane sempre mio figlio.»
Inizia a squillare, a vuoto come sempre.
«Metti in mezzo gli avvocati, no? È tuo diritto parlarci.»
«Se la costringo, fa il contrario per puntiglio. Non sto cercando di contattarla per orgoglio personale.»
Il Fabbro sospira, prima di chinarsi a terra verso Pongo e dargli un buffetto.
«E non sto chiedendo la luna» preciso. «Che ci vuole a passarmi Liam al telefono? Non deve neanche parlarmi, se proprio non ci tiene.»
Ascolto gli ultimi squilli che vanno a vuoto, ma attacco prima che parta la segreteria telefonica. Che situazione assurda.
«Come faccio a essere un leader nello spogliatoio se non riesco a essere una figura importante nemmeno per mio figlio?»
«Sei adatto, hai la stoffa per esserlo. Sei bravo a supportare gli altri. E sei empatico.»
«Se lo dici tu. Whisky!» richiamo la palla di pelo, che si sta rotolando per terra, e quel paraculo si volta a guardarmi scodinzolando, sfidandomi a riprenderlo un'altra volta. Sta dando un pessimo esempio a Pongo.
«Non lo dico io, lo dice il coach» ribatte il Fabbro. «Non abbatterti per Audrey, non puoi darle tutto questo potere.»
«Ha preso da sola il potere, portandosi via Liam. E non ho neanche saputo fermarla...»
Guardo i cani correre liberi nel prato, nascondendosi tra i ciuffi di erba più alta, con le code a fare da vedetta e a segnalarci dove sono. Vorrei avere la loro stessa possibilità di essere felice. Eppure, mi accontenterei di poco proprio come loro. Sentire la voce di mio figlio non è una richiesta assurda.
«Non dovevi permetterglielo. Da un giorno all'altro ha preso e se n'è tornata a New York!» esclama il Fabbro, spazientito.
«Come facevo a impedirglielo? Aveva ragione, non poteva lasciare Liam da me se ero in ritiro con la squadra.»
«Bell'affare, ora ti ritrovi con sei ore di fuso orario e un oceano di mezzo. Potevi chiederle di rimanere a Villafiore, no?»
«Se avesse voluto, sarebbe rimasta.»
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Note a canestro
Storie d'amoreLavinia ha un sogno, diventare una pianista di professione, e un amore segreto, il giocatore di basket Mike Cooper. Lo ama di un amore platonico, più profondo di quello che potrebbe legare una tifosa al suo giocatore preferito. E non si permetterebb...