Capitolo 5 (prima parte)

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Whisky scorrazza per il prato tutto festoso, inseguendo l'ennesimo legno che gli lancio lontano

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Whisky scorrazza per il prato tutto festoso, inseguendo l'ennesimo legno che gli lancio lontano.

Tiro fuori il telefono e sulla rubrica cerco per l'ennesima volta il numero di Audrey. Magari le sarà venuta voglia di rispondermi.

«Servirà a qualcosa?» Il Fabbro è insieme a me, con il cucciolo di labrador che lui e la moglie hanno adottato in estate. Pongo – così l'hanno chiamato – sta rincorrendo Whisky, divertito dalla compagnia di un altro cane con cui giocare. «Ha detto che ti richiamerà lei.»

«Voglio sentire Liam. Non mi servono spiegazioni sul perché è sparita, mi bastano pochi minuti con lui. Non sarà più mia moglie, ma lui rimane sempre mio figlio.»

Inizia a squillare, a vuoto come sempre.

«Metti in mezzo gli avvocati, no? È tuo diritto parlarci.»

«Se la costringo, fa il contrario per puntiglio. Non sto cercando di contattarla per orgoglio personale.»

Il Fabbro sospira, prima di chinarsi a terra verso Pongo e dargli un buffetto.

«E non sto chiedendo la luna» preciso. «Che ci vuole a passarmi Liam al telefono? Non deve neanche parlarmi, se proprio non ci tiene.»

Ascolto gli ultimi squilli che vanno a vuoto, ma attacco prima che parta la segreteria telefonica. Che situazione assurda.

«Come faccio a essere un leader nello spogliatoio se non riesco a essere una figura importante nemmeno per mio figlio?»

«Sei adatto, hai la stoffa per esserlo. Sei bravo a supportare gli altri. E sei empatico.»

«Se lo dici tu. Whisky!» richiamo la palla di pelo, che si sta rotolando per terra, e quel paraculo si volta a guardarmi scodinzolando, sfidandomi a riprenderlo un'altra volta. Sta dando un pessimo esempio a Pongo.

«Non lo dico io, lo dice il coach» ribatte il Fabbro. «Non abbatterti per Audrey, non puoi darle tutto questo potere.»

«Ha preso da sola il potere, portandosi via Liam. E non ho neanche saputo fermarla...»

Guardo i cani correre liberi nel prato, nascondendosi tra i ciuffi di erba più alta, con le code a fare da vedetta e a segnalarci dove sono. Vorrei avere la loro stessa possibilità di essere felice. Eppure, mi accontenterei di poco proprio come loro. Sentire la voce di mio figlio non è una richiesta assurda.

«Non dovevi permetterglielo. Da un giorno all'altro ha preso e se n'è tornata a New York!» esclama il Fabbro, spazientito.

«Come facevo a impedirglielo? Aveva ragione, non poteva lasciare Liam da me se ero in ritiro con la squadra.»

«Bell'affare, ora ti ritrovi con sei ore di fuso orario e un oceano di mezzo. Potevi chiederle di rimanere a Villafiore, no?»

«Se avesse voluto, sarebbe rimasta.»

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