Capitolo 39 (prima parte)

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Il bar profuma di cornetti e zucchero, tanto da darmi la nausea

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Il bar profuma di cornetti e zucchero, tanto da darmi la nausea. Ho già fatto colazione con Mike, ma ora avrei lo stomaco chiuso anche se fossi stata a digiuno. Riconosco la ragazza dietro il bancone, era all'Oasi ieri sera – possibile che fosse lì? – eppure non mi pare che sia una delle fidanzate dei giocatori.

Mi rivolge un sorriso cordiale. «Cosa prendi?»

«Non lo so, stavo cercando una pers...»

Lo vedo. Mio padre è a un tavolino, sorridente, con una tazza di cappuccino e un paio di cannoli in un piattino. Spero che non ne abbia preso uno anche per me, perché non riuscirei a mangiarlo.

«Ma noi due ci conosciamo?» chiedo al volo alla barista.

«Ti ho sentita suonare ieri sera» mi risponde rapida, porgendo un caffè a un anziano. «Sono una delle ex coinquiline di Elena.»

Bene, allora non ho le allucinazioni.

«Hai una tisana calmante?» Il fatto che sia amica di Elena mi fa sentire a mio agio.

«Ho una camomilla con vaniglia e miele, va bene?»

«Sì, è perfetta. Devo aspettare qui?»

«Te la porto al tavolo.»

«Grazie.»

Mio padre ha assistito al nostro scambio di parole, seppur da lontano. Non riesco a capire se volesse sentire o solo concentrarsi su di me. Sembra che stia vedendo un'apparizione della Madonna.

Dopo ciò che ho fatto stamattina con Mike, dubito di assomigliarle.

Forse avrei avuto più bisogno di una cioccolata calda, che mi facesse percepire più vicina la presenza del mio ragazzo, magari ne avrei tratto maggiore sicurezza, perché adesso...

Arrivo al tavolino esitando, tanto che ci sbatto contro prima di spostare la sedia. Potrei svenire da un momento all'altro.

«Ciao, Lav» mi sorride. «Come stai?»

«Non ti importa davvero» rispondo con amarezza. «Che cosa vuoi da me? Perché hai dovuto tormentare Mike per potermi parlare?»

Si porta una mano dietro l'orecchio, come se volesse aggiustarsi i capelli, che però sono in perfetto ordine. «Non l'ho tormentato. Ha capito subito quanto tenessi a te.»

«Sai che con le parole non risolvi niente? Puoi dirmi qualsiasi cosa, ma come faresti a dimostrarmi che è vero?»

Avvicina la sua tazza alle labbra. «Potrei dimostrartelo se mi dessi l'opportunità di farlo.»

«Non posso fare finta di niente. Sono stata male per colpa tua. Sono dovuta crescere in fretta, più delle mie compagne di scuola o di chiunque altro avesse la mia età. Mi hai lasciata da sola con mamma, che era distrutta. Con le azioni hai già fatto fin troppi danni.»

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