Capitolo 29 (terza parte)

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Scendo dall'autobus e mi incammino per un viale ampio in direzione dell'indirizzo che mi ha mandato Sasha

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Scendo dall'autobus e mi incammino per un viale ampio in direzione dell'indirizzo che mi ha mandato Sasha. Da alcuni balconi, piante di rampicanti scendono verso il basso, facendomi compagnia in un tragitto che non conosco. Scocco occhiate continue al telefono per controllare di essere lungo la strada giusta, così non mi perdo fino a quando arrivo a uno spiazzo piastrellato, in cui cerco il civico diciannove con impazienza.

«Sei in anticipo.» Alizée mi sta venendo incontro, con una busta della spesa e la sua aria semplice. Anche oggi indossa una gonna floreale, che le sta benissimo. Mi avvicino a lei, che è davanti al portone giusto.

«Ti do una mano?» le chiedo. Sapendo che è incinta, meglio che non faccia sforzi.

«Oh, no, non ti preoccupare.» Mi rivolge un sorriso amichevole e dalla borsa a tracolla estrae le chiavi di casa, che usa per aprire il portone, da cui passa per prima e che tiene spalancato per me.

«Pensavo di metterci di più ad arrivare» trovo una scusa in fretta. Ho detto solo a Sasha che sarei arrivata nel pomeriggio, ma non le ho spiegato il motivo. «Non sono mai stata in questa parte di Villafiore. Cioè... mai a piedi.»

«Dove abiti tu è distante?»

Arriviamo all'ascensore e lei spinge direttamente il pulsante del piano di Sasha.

«No, non proprio. Ma qui non avrei avuto granché da fare, è un quartiere simile ad altri, non ci sono cose particolari di cui avrei avuto bisogno.»

Arriviamo all'ultimo piano continuando a scambiare frasi di circostanza, di quelle "da ascensore" su cui si fanno battute, ma non mi fanno sentire a disagio. O forse è proprio Alizée con il suo aspetto tranquillo, il suo accento francese solo vagamente marcato e le sue frasi scandite a un ritmo lento, come un Notturno, che mi rasserena e mi fa sentire che essere al mio posto non è motivo di difetto.

Le chiedo del bambino, se hanno delle idee per i nomi.

«Non saprei» ammette. «Volevamo prima sapere se è maschio o femmina... ma lui vorrebbe una femmina e io un maschio. Spero solo che non siano due gemelli, gli sono bastate le sue sorelle!»

Suoniamo al campanello di Sasha, che ci accoglie a braccia aperte. Prende la busta della spesa da Alizée, scocciata.

«Ti avevo detto che non serviva che li comprassi» le dice.

«Ho preferito farlo, se avanzano me li riporto a casa.»

Allungo lo sguardo per sbirciare, scoprendo che si tratta di succhi di frutta biologici.

La televisione è già accesa e sta trasmettendo un documentario geografico – almeno da ciò che riesco a carpire al volo.

Sasha accoglie anche me con un abbraccio che ricambio a fatica. Lei sembra accorgersene perché increspa un angolo della bocca. Non commenta, ma mi invita a prendere posto sul divano.

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