Capitolo 35 (prima parte)

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Richiudo la porta della mia dottoressa con un sollievo

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Richiudo la porta della mia dottoressa con un sollievo. Saluto un'anziana del quartiere che aspetta il suo turno ed esco sotto un sole pallido.

Va tutto bene, il mio corpo è sano e aver fatto l'amore con Mike non mi ha creato nessun danno collaterale. Non ne ero spaventata, perché lui è stato attento in tutto, ma ho seguito il consiglio che mi aveva dato Cornelia, quando aveva ventilato la possibilità che finissimo a letto insieme.

Sorrido come una stupida per tutto il tragitto verso casa, non riesco a rendermi conto di ciò che mi circonda, perché sto bene. Sto bene ed è assurdo pensarlo, in relazione alle mie paranoie di ventiquattro ore fa.

"Vedi? Dovevi fidarti di lui" mi ha appena scritto Elena, a cui ho mandato un messaggio rapido mentre ero nella sala d'attesa.

"Ringrazia anche Daniele, mi ha aiutata a sentirmi tranquilla." Spero che non creda che tra me e il suo ragazzo ci siano stati chissà che discorsi imbarazzanti – cioè, sì, lì per lì mi ha disorientata sentirlo che parlava di sesso, ma l'ha fatto in un modo tanto sincero da spazzare via il disagio ancora prima che si presentasse.

Apro la chat con Mike per informarlo che la visita è andata bene. Mi ha accompagnata fin qui, mi ha anche detto che facevo bene a farmi controllare dal mio medico di base – che per fortuna è una ginecologa.

"Ne ero sicuro. Noi stiamo andando in aeroporto, ti scrivo quando siamo atterrati a Bursa."

E mi invia un cuore gigante.

Continuo a sorridere, mentre salgo in ascensore e arrivo a casa.

Ma il suono di stoviglie nel lavandino e la figura di mia madre china a lavarle mi gelano il sangue. Non è andata al lavoro? Che ci fa qui?

«Ciao, tesoro» mi accoglie. Ha il grembiule per non bagnarsi, i capelli tenuti su con un mollettone e indossa ancora i vestiti comodi con cui dorme.

«Ti sei alzata adesso?» le chiedo con un filo di voce.

«Sì, non sono stata tanto bene stanotte» dice, chiudendo il getto dell'acqua. Ha appena finito di lavare i pochi piatti, giusto quelli che avrà usato ieri sera per cucinare o stamattina per la colazione. «Ho detto che non andavo al lavoro, così posso stare un po' con te prima che vai all'Osteria. Che dici?»

Che dico? Dico che è un disastro.

«Non vado all'Osteria» mormoro. «Ci sono stati dei casini e...»

«Che casini? Riccardo ti ha mandata via? Devo parlarci e convincerlo a riprenderti?» mi assale con la sua raffica di domande.

«No, non mi ha mandata via.» Lascio cadere lo zaino con il cambio notturno e da lavoro su una delle sedie, mentre mi accascio sull'altra, cercando un modo per dire ciò che mia madre deve sapere nascondendo ciò che è meglio che ignori.

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