Capitolo 13 (seconda parte)

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Aiuto Giancarlo a sistemare il proiettore all'interno della sede

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Aiuto Giancarlo a sistemare il proiettore all'interno della sede. Abbiamo abbassato la serranda esterna e spento la luce. Dal suo portatile arriva la voce del telecronista, che però ascolto a malapena, riguardando le azioni di ieri sera. Le stesse azioni che ho potuto vedere solo di sfuggita mentre lavoravo tra un tavolo e l'altro.

Noi siamo gli unici del fanclub a non essere andati fino a Brescia per la Supercoppa. Gli altri sono tornati verso l'alba a Villafiore – come ci hanno scritto sul gruppo. Immagino che i giocatori abbiano fatto altrettanto tardi.

«Come sta andando al locale di lusso?» mi chiede a un tratto, quando una tripla di Ryan Hill va a segno.

«Non come speravo» gli rispondo sinceramente. Giancarlo non mi ha mai giudicata, ha sempre incoraggiato la mia carriera artistica e spera che io abbia successo.

Ho l'impressione che veda in me qualcosa dei suoi figli e che gli manchi fare il padre e credere in un figlio incondizionatamente. E a me, d'altro canto, un padre manca da diverso tempo – sebbene non sia questo vuoto incolmabile nella mia vita.

«Vedrai che è solo un periodo di assestamento» dice, fiducioso. «Devi solo stringere i denti per un po', poi ti tornerà indietro tutto.»

Lo spero.

Mi suona il telefono per una chiamata di Nelly. Abbasso il volume e lo lascio squillare a vuoto. Per quanto ne sa lei, potrei essere ancora a letto e addormentata o impegnata nelle faccende domestiche, o addirittura sotto la doccia.

Non ho il coraggio di sentirla, non voglio che si assuma la responsabilità di quanto accaduto giovedì all'Oasi. È stata colpa mia, non sua: ho suonato io, non lei. Che mi abbia spinta a farlo è del tutto irrilevante.

Ascoltare le sue scuse, i suoi "mi dispiace" e "non avrei dovuto" non mi ridaranno indietro la calma che perdo al solo pensiero di rimetterci piede. Non ho idea di cosa potrebbe accadere quando mi troverò di nuovo faccia a faccia con Romeo Roggero, non voglio sapere se hanno deciso di mandarmi a casa a calci nel sedere o se invece sono disposti a darmi una seconda occasione.

Mi fa male la prospettiva di qualsiasi esito, dopo quella serataccia.

"Lav, non puoi ignorarmi per sempre! È importante!"

Saluto Giancarlo e mi decido a rituffarmi tra le vie brulicanti di Villafiore. Non è necessario che assista a una sconfitta che fa ancora più male grazie alle foto di Cornelia, Bruno, Giulio, Gigi e tutti gli altri che hanno preso il pullmino per andare fino a Brescia.

Mi incammino con la giacca di pelle poggiata sul braccio – ho troppo caldo per indossarla – e con la mano libera mi porto il telefono all'orecchio, richiamando Nelly.

«Sei viva, allora!» mi dice, con voce squillante.

«Sì, sono viva. Di che si tratta?» vado subito al sodo, non ho voglia di perdere tempo dietro a chiacchiere inutili. Chiacchiere che ci riporterebbero a due sere fa e all'episodio che voglio cancellare dalla mia mente.

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