Lavinia ha un sogno, diventare una pianista di professione, e un amore segreto, il giocatore di basket Mike Cooper. Lo ama di un amore platonico, più profondo di quello che potrebbe legare una tifosa al suo giocatore preferito. E non si permetterebb...
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«E così... sei innamorata di lui?» chiede Nelly, posando il piatto vuoto nel lavello.
Abbiamo mangiato e le ho raccontato di Mike. Non che ci fosse granché da dire, ma le ho spiegato bene come stanno le cose dal mio punto di vista. So che sono solo una tifosa e che non penserà mai a me in quel modo. E me lo faccio andare bene. Qualsiasi sia il sentimento che provo è un mio problema e non so come reagirebbe lui se lo conoscesse. Penserebbe che sono una stalker psicopatica. Per me è già tanto che sappia della mia esistenza e che si ricordi di me. Non mi permetto di desiderare altro.
«Innamorata è una parola grossa.»
Abbozza un sorriso, con complicità. Rimane con me mentre lavo al volo i piatti, anche se scocca occhiate continue al pianoforte. Vuole chiedermi di suonarlo, ne sono certa.
«Senti, ma... quel brano con cui faticavi?» la prende alla larga. «Posso ascoltarti per sentire come te la cavi, visto che il manager lo vuole assolutamente e stai svicolando.»
Abbasso la testa, colpevole. Ogni volta continuo a evitare il discorso, perché niente mi manda in paranoia come non essere brava nel suonare. Nemmeno parlare di Mike mi imbarazza tanto.
E se penso che la "Sonata per pianoforte n. 18 in Re Maggiore" è opera di Mozart – quello stesso Mozart che mio nonno adorava e a cui mi comparava di continuo – mi sento ancor più in difficoltà.
Però Nelly ha ragione: chi meglio di lei può darmi un parere oggettivo? Ora siamo da sole e non deve incoraggiarmi prima di esibirmi davanti ai clienti dell'Oasi.
Vado a prendere gli spartiti dalla mia cameretta e torno da lei, che ha sollevato la copertura dei tasti e li guarda con il desiderio ardente che sprigionino qualche nota.
Si siede accanto a me e mi sistema i fogli sul leggio.
Inizio a suonare e ogni tanto mi devo fermare e ripetere alcuni passaggi, che non mi riescono al primo colpo. Non è un brano semplice, tutt'altro, né mi sento tranquilla al pensiero di doverlo eseguire per forza in pubblico.
«Prova a rifarlo tutto di fila» mi suggerisce Nelly. «Se sbagli mentre sei all'Oasi non puoi ricominciare da capo, tanto vale che ti eserciti nell'essere naturale per portarlo fino alla fine.»
Ritento, ma ancora non va bene.
«Lo odio» mormoro. «Tutto il resto va bene, questo no.»
«Ce la farai, devi solo esercitarti. Quanto tempo hai ancora?»
Guardo l'orologio appeso alla cucina. «Giusto un paio d'ore.» Poi dovrò prepararmi per andare all'Osteria e iniziare il mio turno.
«Non puoi licenziarti da quell'altro posto?» mi chiede Nelly.
«No. Voglio studiare al Conservatorio e mi servono entrambi i lavori per farcela.»
Sfoglia il quaderno in cui raccolgo gli spartiti e si sofferma a guardarne uno. Lo riconosco subito, perché non è una melodia che ho trascritto prendendola dai libri o da internet. Né è un foglio volante con il pentagramma stampato sopra.