POV:ANDRADA
Erano passati ormai sette anni dalla morte di Luca de' Albizzi e Andrada, come ogni anno in quel triste giorno, si era recata nella cappella di famiglia per portare dei fiori sulla tomba dei suoi genitori. Di sua madre non aveva ricordi poiché era morta portandola alla luce ma tutti le dicevano che per vedere il suo volto bastava che si guardasse allo specchio. Dopo la morte di suo padre, suo zio Rinaldo, benchè avesse solo dieci anni in più di lei e un figlio in arrivo, l'aveva adottata e, nonostante il carattere duro e spesso crudele, l' aveva amata di un amore così tenero da compensare in qualche modo la perdita dei suoi genitori. Una nobildonna non avrebbe mai dovuto girare per le vie della città non accompagnata da un membro della propria famiglia o dalle ancelle e Andrada lo sapeva bene ma aveva bisogno di restare sola , quindi era uscita di nascosto dal Palazzo. Dopo aver poggiato i fiori sulle tombe e acceso due candele, decise di andare in Piazza della Cattedrale, il suo posto preferito in tutta la città, per ammirare il colossale cantiere della cupola di Santa Maria del Fiore. I committenti erano i peggiori nemici della sua famiglia, i Medici, che per realizzarla stavano impiegando il denaro maledetto guadagnato con l'usura, ma Andrada non poteva non ammirare il genio di mastro Brunelleschi, l'architetto che stava realizzando l'impossibile: una cupola autoportante di dimensioni talmente grandi che si sussurrava la sua ombra avrebbe coperto tutti i popoli toscani. La piazza era deserta, ormai erano settimane che si lavorava alla cupola e i plebei avevano perso interesse per la costruzione, ma lei aveva sempre amato l'architettura e suo zio due anni prima l'aveva portata a Roma realizzando il suo più grande sogno. Spesso si trovava a pensare che, se solo fosse nata uomo, avrebbe voluto seguire i passi dei grandi maestri e diventare lei stessa un architetto ma, per come stavano le cose, doveva accontentarsi di ammirare l'opera di altri. Era talmente assorta nei suoi pensieri che quando qualcuno poggiò una mano sul suo braccio per poco non lanciò un urlo. -Andrada! Ero certo di trovarti qui. Sai che non dovresti andartene in giro da sola, Firenze è una città pericolosa per una donna!"- la voce che pronunciò queste parole era quella di un giovane alto e vigoroso e le era famigliare quanto la propria. Guardando il suo amico di sempre, Federico de' Bardi, Andrada si stupiva sempre di quanto in fretta fosse diventato un uomo e dello strano batticuore che le veniva ogni volta che lui le sfiorava un braccio o le prendeva la mano. Nell' uomo avvenente che le stava di fronte era rimasto poco o niente del ragazzo scheletrico e maldestro con cui amava giocare un tempo. -Avevo bisogno di restare sola con i miei pensieri senza quelle oche delle mie ancelle e zio Rinaldo si trova per affari a Genova. - gli rispose cercando di dissimulare la propria tristezza. Lui le prese una mano e ancora una volta Andrada sentì quella strana sensazione. -Avresti potuto chiamare me, sai che ti seguirei fino all'Inferno e ritorno se solo tu me lo chiedessi!- affermò lui con un tono leggero che mal si accordava con l'intensità dello sguardo. -Messer Bardi! Che piacere vedervi! Ammirate forse la mia cupola?- a parlare era stato un giovane sui venticinque anni con degli incredibili occhi azzurri. Andrada non aveva mai visto un uomo più bello, sembrava uno degli eroi dei miti che le raccontava da bambina la sua balia. -E chi è la vostra accompagnatrice? E' decisamente troppo bella per apprezzare la compagnia di uno come voi. Perchè non me la presentate?- il tono sprezzante con cui aveva parlato a Federico riportò Andrada con i piedi per terra. -Sono capacissima di presentarmi da sola. Il mio nome è Andrada de' Albizzi. Voi piuttosto, messere, chi vi credete di essere per parlare in questo modo di una nobildonna?- disse lei con un tono ancora più velenoso, se quel giovane voleva lanciarle una sfida di arroganza non si sarebbe certo tirata indietro. -Cosimo de' Medici, madonna, al vostro servizio. Ho sentito molto parlare della vostra avvenenza, quale spreco concedere le vostre grazie al figlio di un fallito. Se solo vi foste conservata illibata avreste di certo potuto concludere un buon matri...- Andrada non si rese conto di ciò che aveva fatto fino a quando non sentì il palmo della mano destra bruciare. Il ghigno divertito sul volto di Cosimo de' Medici lasciò spazio all' incredulità e per alcuni lunghi secondi restarono tutti e tre a fissarsi sbalorditi, poi Federico estrasse la daga dalla cintura e la puntò al petto di Cosimo -La vostra offesa verrà lavata con il sangue. Combattete con me se non siete un codardo!- a quel punto Andrada, spaventata per come si stavano mettendo le cose, si intromise tra i due -Federico andiamo via ti prego, non mi sento bene.- disse prendendogli la mano.
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I Medici
FanfictionSelene Salviati e Andrada de' Albizzi non potrebbero essere più diverse: popolana l'una, nobile l'altra; fragile e ingenua l'una, forte e coraggiosa l'altra. Eppure le loro vite saranno destinate a incrociarsi quando entrambe entreranno in contatto...