"Lorenzo de' Medici"

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Marco Bello e Selene vivevano a Palazzo de' Medici ormai da una settimana. Lui era entusiasta del suo nuovo lavoro ed ogni sera non perdeva occasione per raccontare alla sorella come si era svolta la sua giornata e i luoghi che aveva visitato come guardia personale di messer Cosimo e lei, dal canto suo, trascorreva le giornate nell'impaziente attesa di iniziare a lavorare e ingannava il tempo leggendo e disegnando. Aveva anche imparato, però, quasi tutti i nomi dei componenti della famiglia e della servitù e si era fatta amare da questi ultimi rendendosi disponibile e aiutandoli nonostante ciò che il maggiore dei figli di Giovanni de' Medici le aveva detto. Michela era da subito diventata sua buona amica e confidente ma Selene, memore delle parole che suo fratello le aveva rivolto il primo giorno, evitava di parlare troppo con chiunque. La famiglia era composta da Giovanni e Piccarda de' Medici e dai loro due figli: Cosimo e Lorenzo, il minore. Lorenzo però era da poco tornato da un viaggio a Venezia e lei non aveva ancora avuto occasione di vederlo mentre dai due genitori si teneva alla larga: fin da subito avevano dimostrato di non tollerare molto la sua presenza e quella di suo fratello, due popolani provenienti dalla strada ai quali il figlio maggiore Cosimo non aveva esitato a regalare abiti e oggetti di uso quotidiano. Era un bel mattino di sole e Selene aveva deciso di scendere in giardino a disegnare: avrebbe rappresentato volentieri una delle tante facciate del Palazzo. Si sedette su una panchina di pietra sormontata da una piccola vasca d'acqua: l'atmosfera era meravigliosa e rilassante. La brezza soffiava leggera accarezzandole dolcemente i capelli e gli uccellini svolazzavano nell'aria tersa cinguettando. La veduta che si aveva del Palazzo con alcuni suoi portici non avrebbe potuto essere più bella e la ragazza si apprestò a riportarla sul suo taccuino con il carboncino che le aveva regalato l'amico Donatello. Solo una cosa turbava la sua felicità in quei momenti: l'impossibilità di andare nella Piazza, il suo luogo preferito, a disegnare la cupola. Del resto non si sarebbe mai allontanata dal Palazzo, temendo l'improvviso arrivo di Madonna Albizzi. Alzando gli occhi per catturare meglio un piccolo particolare di una colonna Selene restò stupita nello scoprire che stava condividendo la solitudine del luogo con qualcun altro. Era infatti comparso un giovane, elegante e mai visto prima, che passeggiava nel portico. Aveva i capelli e gli occhi scuri e quando si accorse di lei si fermò, la guardò e le sorrise. Selene si sentì quasi svenire: quel ragazzo era il ragazzo più bello che avesse mai visto! Sentì lo stomaco contrarsi e il cuore schizzarle in gola. Non aveva mai provato una sensazione simile e non era sicura che fosse una cosa buona. Ricambiò a fatica il sorriso e pensò che dovesse trattarsi di Lorenzo, il fratello di Cosimo. "Buongiorno" le disse lui, avvicinandosi. "Posso?" Le chiese poi indicando la panchina sulla quale lei si trovava. "Salve...si...si certo!" Rispose lei, domandandosi quale forza misteriosa avesse avuto la meglio sulla confusione che le regnava in testa in quel momento permettendole di pronunciare quelle poche parole. "Mi dispiace...non volevo spaventarti. Io sono Lorenzo, il fratello minore di Cosimo, e tu dovresti essere Selene, la sorella della sua nuova guardia, giusto?" La sua voce e la sua gentilezza la scossero a tal punto che dovette chiudere gli occhi per un istante. Sentì un caldo improvviso avvolgerla e il mondo intero le sembrò totalmente stupido e inutile, secondario e ingannevole. L'unica cosa che contava era che lui restasse lì a parlarle. Non si riconosceva più: era la prima volta che si sentiva così in diciassette anni. Si obbligò a riconquistare, seppur con estrema fatica, il contegno perso. Riaprì gli occhi e lo guardò "Si. Sono io..." Ma non riuscì a dire altro perchè non le veniva altro in mente. Lorenzo sorrise di nuovo, facendole perdere di nuovo la ragione, e abbassò gli occhi sul taccuino che la ragazza stringeva convulsamente fra le mani. "Posso vedere?" Le chiese indicandolo. "Oh...ma...certo che potete messer Medici ma non credo possiate apprezzare i miei disegni, voi che siete così abituato a vivere in mezzo alla vera arte! I miei sono semplici schizzi senza importanza..." rispose la ragazza consegnandogli i disegni e non riuscendo a staccare gli occhi dal suo volto. "L'arte non è mai vera o falsa. È arte e se trasmette emozioni e stupore ha raggiunto il suo obiettivo. La bellezza di un'opera non dipende dal nome del suo autore ma da ciò che essa è in grado di trasmettere. E devo ammettere che tu disegni divinamente. Questi schizzi non hanno nulla da invidiare alle opere d'arte che sono conservate in questo Palazzo!" Lorenzo aveva pronunciato quella frase mentre sfogliava e osservava con interesse il taccuino, sinceramente colpito e ammirato. "Sono bellissimi...davvero..." continuava a dire. Quando finalmente si decise ad alzare gli occhi per incrociarli nuovamente con quelli di Selene lei pregò che la sua eccitazione e la sua felicità, pari a quelle di un bambino che, privo di pensieri e preoccupazioni, insegue le farfalle in un prato, non fossero troppo evidenti. "Hai un dono davvero speciale Selene. Sarà un onore per me ospitare in casa una vera artista come te! E ti prego non darmi del voi e non chiamarmi messer Medici...io sono Lorenzo!" Il corpo e la mente della ragazza ormai non rispondevano più a nessuno stimolo logico e l'unica cosa che riusciva a fare era continuare a sorridere. "Oh...non posso chiamarvi Lorenzo...io, io sono una semplice popolana e...e sono davvero onorata nel sentirvi dire che vi piacciono i miei disegni! È bellissimo per me!" Disse, riuscendo finalmente a sbloccarsi. "Ti prego, dammi del tu. Non vedo perchè tu mi debba un rispetto formale che io non devo a te. È importante per me, davvero. Inoltre non devi definirti popolana: è un termine per molti dispregiativo e non devi vedere le tue origini e la tua storia come un fattore negativo." Insistè lui, riuscendo a convincerla e provocandole una gioia intima ed enorme. "Va bene...allora io andrei...ehm...Lorenzo". Selene si alzò a fatica dalla panchina e si avviò verso il portico, sperando che le gambe la reggessero. Sapeva che quella sera stessa, a Palazzo de' Albizzi, si sarebbe tenuto il ricevimento per ufficializzare il fidanzamento fra Cosimo e Andrada e Lorenzo vi avrebbe sicuramente preso parte. Quello che non sapeva però era che il giovane Medici avrebbe preferito un milione di volte restare a parlare con lei dell'arte e di qualsiasi cosa venisse loro in mente, piuttosto che presenziare a quel noioso banchetto. "Aspetta...dimmi un posto che ti piacerebbe moltissimo rappresentare! Ho visto che i paesaggi sono i tuoi soggetti preferiti!" Le disse lui alzandosi in piedi e aggrappandosi alla prima cosa che gli era venuta in mente per cercare di prolungare quel momento: quella ragazza, incontrata per caso, aveva qualcosa che non aveva mai trovato in nessuno. Era bellissima e dolcissima e i suoi occhi esprimevano la meraviglia pura, il candore e la purezza di chi ha avuto una vita difficile. Era come se chiedesse inconsciamente di essere protetta e Lorenzo, nell'impeto del momento, pensò che avrebbe voluto passare la vita intera a tenerla al sicuro. La giovane Salviati si era ormai sciolta e lo guardò con i suoi profondi occhi verdi. "La cupola. La cupola di S. Maria del Fiore" Rispose senza indugiare. "La disegneresti davvero benissimo. Ne sono convinto" Fece lui. "Ma non hai un banchetto a cui presenziare, Lorenzo?" Chiese Selene, che per tutta la frase aveva combattuto con la tentazione di dargli del voi. Non avrebbe mai voluto separarsi da lui e da quel momento magico e surreale ma il pensiero di essere la causa di un suo probabile ritardo al banchetto la angosciava: non voleva creare problemi a suo fratello con il quale probabilmente Giovanni non avrebbe esitato a prendersela per il suo comportamento poco ortodosso. "Si...hai ragione! Devo andare ma non ti libererai così facilmente di me!" Lorenzo accompagnò quella frase con un ampio sorriso. Selene ricambiò e poi si voltò, attraversò il portico e risalì nella sua stanza. Il respiro era affannato e la testa le girava: aveva appena vissuto il momento più bello di tutta la sua vita da tempo immemore. Lorenzo de' Medici l'aveva trattata con estrema cortesia e gentilezza e l'aveva fatta sentire meravigliosa, facendole toccare il cielo con un dito. Nell'esaltazione del momento però, lei non aveva messo in conto il grande divario che separava la sua umile condizione da quella di un così ricco banchiere. Dall'altra parte del Palazzo, nelle sue stanze, il minore dei figli di Giovanni de' Medici indossò il suo abito per le grandi occasioni al contrario: la sua mente vagava in un'unica direzione: Selene Salviati. Con tutto il bene che voleva a suo fratello in quel momento non poteva importargliene nulla del suo banchetto di fidanzamento.

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