"Il suo posto nel mondo"

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POV: ANDRADA

Erano passati molti giorni da quella notte ma Andrada e suo marito non si sentivano affatto meno attratti l'uno dall'altra rispetto a quei tre giorni di straziante attesa. A volte si saltavano letteralmente addosso, presi da improvvisi impeti di passione, altre facevano l'amore con dolcezza e lentezza, assaporando ogni istante come fosse l'ultimo. Andrada si vergognava quasi di quanto fosse avida di ogni minimo contatto con Cosimo ma si sentiva subito meglio quando si rendeva conto che per lui era lo stesso. La sue giornate trascorrevano serenamente. Quando gli uomini si recavano in Repubblica o si occupavano dell'amministrazione del Banco, le due cognate non si annoiavano di certo nell'attesa di rivederli: si occupavano della servitù sovrintendendo alla cura del Palazzo e a volte davano perfino una mano nel lavori domestici per facilitare loro le cose, Andrada si divertiva molto a farsi insegnare dall'amica a stendere o piegare i panni, a togliere la polvere e perfino a cucinare. In cambio lei insegnava a Selene a ballare e ad avere un portamento da vera signora. Aveva anche provato a insegnarle a suonare qualche strumento facile come il flauto e aveva scoperto, con suo divertimento, che non era decisamente portata per la musica ma in compenso amava moltissimo ascoltarla suonare l'arpa e cantare le canzoni che suo padre le aveva insegnato. Piccarda, ancora molto offesa per aver visto ignorata la sua opposizione al matrimonio del figlio minore, si faceva vedere pochissimo fuori dalla sue stanze e rivolgeva la parola alla nuora di origini popolari solo in pubblico, se costretta dalla situazione. La sua assenza non faceva però soffrire nessuno. Una volta alla settimana Andrada veniva "ufficialmente" invitata nel salotto privato della suocera per la colazione e, per mantenere le apparenze, era costretta a recarvisi. Non si lamentava, però, sarebbe potuta andare molto peggio. Di tutt'altra natura era il rapporto che aveva con il padre di suo marito. La stima che Giovanni de' Medici provava nei suoi confronti, con la migliore conoscenza che comporta il convivere nella stessa casa, era solo aumentata e a volte, per mettere alla prova la sua intelligenza e il suo intuito, le chiedeva il suo parere sia su questioni di politica che su affari economci. Il pater familiae aveva cambiato atteggiamento anche nei confronti di Selene. Dal momento in cui era entrata nella sua famiglia a pieno titolo l'aveva sempre trattata, se non con vero affetto, almeno con cortesia. Nei giorni immediatamente precedenti nuovi impegni si erano aggiunti a rendere le sue giornate ancora più piene e divertenti: aveva aiutato Lorenzo a preparare la sorpresa per il compleanno di sua moglie e soprattutto a tenere celati i preparativi e aveva riflettuto su cosa avrebbero potuto regalarle lei e Cosimo. Il 2 Luglio era finalmente giunto e lei e suo marito stavano accompagnando la ragazza al luogo in cui si trovava la loro sorpresa. -Manca ancora molto? E' un quarto d'ora che camminiamo!- chiese Selene, la voce che tradiva tutta la sua frustrazione. Andrada ormai la conosceva bene, sapeva che l'amica non amava le sorprese e quel giorno era già stata sulle spine abbastanza a causa di Lorenzo, ma lei si stava divertendo troppo e poi Selene ci avrebbe dovuto fare l'abitudine. Probabilmente non aveva mai festeggiato veramente un compleanno prima di allora ma ora che faceva parte della loro famiglia non le avrebbero più dato tregua. -Non sai che la pazienza è la virtù dei forti?- le disse infatti ignorando la sua domanda. Le case della città si stavano facendo sempre più piccole e rare lasciando lo spazio a una vasta pianura. -Sai certe volte tu e Lorenzo siete proprio uguali.- sbuffò l'amica, dopo aver atteso invano qualche altra informazione oltre a quell'inutile proverbio. -Penso che tu abbia proprio ragione. A volte sanno essere davvero irritanti.- concordò Cosimo ridendo. -Ma tu da che parte stai?- esclamò incredula Andrada sentendo lo, per poi limitarsi ad alzare gli occhi al cielo perché ormai erano arrivati. Intorno a loro, da qualunque lato si volgesse lo sguardo, non c'era altro che prato verde e fiori di campo con qualche albero piccolo e sporadico di qua e di là. Proprio all'ombra di uno di questi un ragazzo poco più giovane di loro e vestito in maniera umile stava pascolando una graziosa puledra, bianca come la neve. -Giuliano!- gridò la nobile andandogli incontro, seguita a pochi passi da Cosimo e da una Selene sempre più stupita. -Sei stato bravissimo, è proprio come la volevo.- disse quando ormai fu a pochi passi da lui ammirando l'animale. -Madonna de' Albizzi, cioè... volevo dire de' Medici.- balbettò lui facendo girare lo sguardo dall'una all'altra giovane con evidente soggezione che non sfuggì alla nobildonna. -Allora Selene, cosa ne pensi?- le chiese pochi secondi dopo notando che non diceva nulla. -Di... di cosa?- domandò in risposta la ragazza con meraviglia. -Del nostro regalo, ovvio.- Andrada si rabbuiò pensando che forse non le piaceva ma che era troppo gentile per dirlo apertamente. Tutte le sue preoccupazioni scomparvero, però, quando l'amica si voltò verso di lei con gli occhi sgranati per lo stupore e la gioia. -E' per me? Mi avete davvero regalato un cavallo?- e, quando lei le ebbe risposto affermativamente, Selene le buttò le braccia al collo con entusiasmo -E' l'animale più bello che io abbia mai visto! Sembra uscito direttamente dalle favole di fate e unicorni che mi raccontava mia mamma quando ero piccola. Non dovevate darvi tanto da fare per me...- disse e a quel punto scoppiò a piangere per la seconda volta in un giorno e andò a ringraziare anche Cosimo. -Giuliano è il figlio dello stalliere di mio zio ed è un cavallerizzo provetto. Penso che abbia imparato a cavalcare prima ancora di camminare! Mi darà una mano a insegnarti.- continuò Andrada con allegria. Ricordava molto bene tutte le meravigliose emozioni che aveva provato quando suo padre le aveva regalato il suo primo cavallo. Aveva otto anni e, nonostante le preoccupazioni di tutti, con la determinazione che ancora la caratterizzava, si recava spesso di nascosto alle stalle per cavalcare. Un giorno Luca l'aveva vista e lei aveva temuto che fosse arrabbiato per la sua disobbedienza e che volesse sgridarla. Lui invece si era limitato a sorridere con orgoglio senza dire nulla. Poche settimane dopo nelle stalle era comparso un nuovo cavallo: una puledra pezzata, piccola ma molto veloce. L'aveva chiamata Danzatrice e amata dal primissimo istante. Quando Luca de' Albizzi era andato in guerra ed era morto per difendere la sua amata Firenze dalle mire espansionistiche del Ducato di Milano aveva riversato tutta la nostalgia e l'affetto per lui sulla puledra, curandola con ancora maggiore dedizione e trascorrendo sempre più tempo con lei. Aveva ormai quindici anni quando anche la sua fedele amica l'aveva abbandonata ed era stato come perdere suo padre per la seconda volta. Sentì una lacrima solitaria scenderle sul viso e si affrettò a distogliere la mente da quel triste pensiero. Ora aveva una grande e meravigliosa famiglia e aveva Aurora, che sebbene non somigliasse fisicamente alla sua vecchia puledra aveva spesso degli atteggiamenti e qualcosa nei grandi occhi scuri che le facevano sembrare meno improbabili le ipotesi di grandi filosofi del passato, come Pitagora e Platone, che parlavano di trasmigrazione delle anime. Quando finalmente tornò alla realtà vide che Selene stava accarrezzando il muso della timida puledra e nei suoi grandi occhi verdi scorse un'immensa gioia e pensò che lei dopotutto non era l'unica ad aver finalmente trovato il suo posto nel mondo.

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