POV: ANDRADA
C'era voluta quasi una settimana per organizzare il funerale e permettere ai parenti e agli amici lontani della famiglia di arrivare a Firenze per poter dare l'estremo saluto al capostipite dei Medici. Il Palazzo era affollato come e forse più dei giorni che avevano preceduto e seguito il doppio matrimonio che si era tenuto solo due mesi prima. Andrada aveva visto ben poco suo marito in quei giorni. Cosimo aveva dovuto, infatti, presenziare più volte insieme a Lorenzo alla lettura, da parte del loro avvocato di fiducia, del testamento che lo aveva visto, in quanto primogenito, erede della maggior parte del patrimonio accumulato da suo padre; aveva dovuto prendere il posto di Giovanni tra i Dieci di Balia, anche se le votazioni non erano ancora state fatte formalmente. La tradizione, infatti, richiedeva che venisse tenuto il lutto per trentatrè giorni prima di procedere all'elezione di un nuovo membro, ma lui già prendeva parte alle loro assemblee perché la sua elezione era data per scontata. Infine si era occupato quasi a tempo pieno dell'organizzazione di un funerale in pompa magna, come tutti si aspettavano per un uomo del rango di Giovanni de' Medici. La giovane moglie non aveva, però, avuto il tempo di sentire la mancanza del marito. Piccarda, poco collaborativa come sempre, si era chiusa per tutto il tempo nelle stanze patronali, restando giorno e notte a vegliare la salma del marito e facendosi portare i vassoi con il poco cibo che assumeva dalle sue serve personali, quindi l'obbligo di governare la casa e intrattenere gli ospiti era ricaduto sulle spalle di Andrada. L'aiuto che Selene le aveva prontamente dato era stato fondamentale ma molti dei capricciosi e aristocratici ospiti giunti a Palazzo non erano particolarmente lieti di dover conversare con la moglie popolana del secondogenito. Certo non avrebbero mai detto nulla di apertamente offensivo riguardo alla ragazza ma la fredda cortesia con cui le rispondevano e le occhiate di superiorità che le lanciavano erano più che sufficienti. Andrada, quindi, per il bene di sua sorella che non meritava di essere trattata in quel modo, aveva deciso di rinunciare al suo aiuto per evitare qualsiasi contatto non necessario tra Selene e quei palloni gonfiati. Per alleggerire il lavoro a suo marito aveva infine assistito Lorenzo nella verifica delle entrate delle varie sedi del Banco dei Medici e ora che la fine di quella intensa settimana era giunta si sentiva stanca ma soddisfatta.
Il cielo era interamente coperto da grandi e tetre nuvole grigie, cariche di pioggia, quando Andrada venne svegliata da Cosimo il giorno prescelto. Lui era già vestito di tutto punto: gli stivali alti di pelle, le brache e il farsetto neri come le ali di un corvo lo facevano sembrare il cavaliere oscuro di qualche poemetto per fanciulle. Era bellissimo, come sempre. E Andrada si sentiva una meschina egoista per il sollievo e la gioia che provava ogni volta che i suoi occhi si posavano sull'amato marito per il fatto che non fosse morto lui a causa di quel vino. -Ho aspettato più che ho potuto prima di svegliarti: avevi un'espressione così pacifica e so che questi giorni hai faticato molto per colpa mia.- le sussurrò con dolcezza mentre con un bacio leggero le sfiorava la fronte. -Ma si sta facendo tardi e non ho avuto altra scelta.- a quelle parole Andrada si alzò di botto dal letto. -Oddio, che ore sono?- esclamò con gli ultimi rimastugli di sonno che evaporavano come neve al sole correndo a lavarsi la faccia e pettinarsi in fretta e furia i ricci scompigliati. -Sono le sette...- poi, vedendo il vigore che lei metteva nel cercare di districare i nodi: -Amore, calmati hai tutto il tempo per prepararti. Chiama Michela o qualche altra serva e fatti aiutare prima di strapparti tutti i capelli.- poi, dato che lei non lo stava a sentire, la baciò sulle labbra e se ne andò. Pochi minuti dopo Selene entrava nella stanza, anche lei già pronta: l'abito scuro la faceva sembrare ancora più minuta e delicata di quanto già non fosse, una bambina. -Aspetta ti aiuto io, stai solo peggiorando la situazione!- esclamò vedendo in che stato era. -E' tardissimo! Gli avevo detto di svegliarmi all'alba! Cosa significa per te l'alba?- il panico era evidente nella voce di Andrada mentre finalmente arrendendosi si sedeva sul letto e consegnava il pettine all'amica. Era parecchi centimetri più alta di Selene e solo da seduta quest'ultima poteva pettinarla comodamente. -So che vuoi che tutto sia perfetto oggi. Ma non devi preoccuparti così, sei stata incredibile questi giorni e tutto andrà per il meglio, vedrai.- Dieci minuti dopo Andrada aveva i capelli intrecciati in un'acconciatura alta e ordinata con fermagli di perle grigie che tenevano un velo scuro a coprirle gli occhi e indossava il semplice ma elegante abito nero che si era fatta cucire per l'occasione. Quando finalmente scesero nello spazioso ingresso erano già quasi tutti lì e, attraverso la porta, poteva scorgere la bara completamente ricoperta di fiori bianchi posta sul carro funebre trainato da quattro splendidi stalloni neri. Vedendole arrivare tutti gli ospiti si inchinarono con cortesia e uscirono fuori per raggiungere il resto delle persone che si erano radunate per prendere parte alla processione. La funzione si sarebbe tenuta nella chiesa di San Lorenzo che suo zio chiamava spesso "la cappella degli usurai" perché i Medici la stavano lentamente trasformando nella loro cappella di famiglia in merito a tutti i finanziamenti che avevano concesso per la sua ristrutturazione. Ad Andrada, invece, quella chiesa ricordava Federico perché era stato il posto in cui gli aveva detto addio e in cui aveva deciso di non opporsi al matrimonio combinato che le stavano organizzando. La ragazza pensava spesso a lui, era strano essere separata per così tanto tempo dalla persona accanto alla quale era cresciuta e che aveva amato come un fratello. Si impose però di non pensarci quel giorno e mentre camminava lentamente accanto a Cosimo al seguito del carro funebre prese la mano di suo marito e gliela strinse con forza. Cercava di non darlo a vedere ma stava soffrendo molto, e Andrada era arrivata a conoscerlo troppo bene per non accorgersi di come teneva le spalle piegate o del muscolo che si contraeva sulla mandibola. Si stava sforzando per non piangere. Lui le restituì la stretta e la guardò con gratitudine e amore distraendosi per un secondo dal suo dolore. La messa fu una lunga tortura per le due ragazze: in chiesa uomini e donne dovevano stare su navate diverse: gli uomini a destra e le donne a sinistra. Lei e Selene erano sole nella prima fila di panche con Piccarda e una cugina di Giovanni e non potevano nemmeno farsi forza a vicenda perché per tradizione dovevano stare ai due lati della suocera che singhiozzava rumorosamente pulendosi il naso con un fazzoletto di seta nera e ogni tanto ululava come una bestia ferita. A onorare il sacramento erano tre cardinali venuti da Roma a sostituire il Papa che non aveva potuto presenziare a causa di un malessere. Erano tutti grassi, vecchi e parlavano a voce talmente bassa che Andrada faticava a seguirli, ed era in prima fila. L'estremo saluto finalmente giunse e la bara venne messa nel grande sarcofago di marmo che era stato preparato in quei giorni. Nelle successive settimane i migliori scultori di tutta Firenze si sarebbero occupati di realizzare una statua da collocare sul coperchio. Mentre tutti si avvicinavano a porgere loro le condoglianze gli occhi della giovane corsero all'amato marito e lo vide abbracciare con affetto Marco Bello, poi vide quest'ultimo avvicinarsi a Lorenzo e porgergli la mano, ma il secondogenito dei Medici esitò qualche secondo di troppo prima di accettare le condoglianze del fratello di sua moglie e quando lo fece aveva una freddezza nello sguardo insolita per una persona empatica e solare come lui. Quei sospettosi pensieri vennero interrotti dall'arrivo di alcune delle persone più importanti della sua vita: Rinaldo e le sua famiglia. Andrada non potè reprimere un sorriso nel vedere gli amati zii e il piccolo Ormanno che le correva incontro per abbracciarla. -Dada! Mi sei mancata tantissimo! Perché vieni così poco a trovarci?- la accusò il bambino dopo che lei lo ebbe preso in braccio. In effetti con tutto quello che era successo in quei due mesi era tornata nella casa della sua infanzia solo tre volte ed erano state visite molto brevi. -Potresti anche venire tu da me, sai? Il Palazzo dove vivo ora ha il giardino più grande che io abbia mai visto, ti divertiresti moltissimo!- gli disse, suo cugino glielo promise e la ragazza lo fece scendere. Era diventato più pesante e si era anche alzato di un paio di centimetri. Andrada pensò che da grande sarebbe diventato un giovane bellissimo, alto e con quei capelli biondi e quegli occhi grigi tipici degli Albizzi che lei si rammaricava spesso di non aver ereditato. Abbracciò quindi sua zia e suo zio -Come stai? Sembri stanca.- le chiese quest'ultimo accarezzandole dolcemente i capelli. -Sto bene.- poi vedendo l'espressione scettica sul suo volto -Davvero, sto benissimo. Te l'ho già detto: Cosimo è un uomo meraviglioso e io ho imparato ad apprezzarlo e amarlo.- disse con più convinzione nella voce. A quel punto vennero raggiunte dai due fratelli e suo zio si affrettò a porgere loro con freddezza le sue condoglianze e andarsene. -Continua a non stravedere per me vero?- le chiese suo marito baciandole una tempia e mettendole un braccio attorno alla vita. -Sai com'è, il lupo perde il pelo ma non il vizio.- gli rispose lei e fu con estremo sollievo che notò il primo sorriso della giornata farsi strada sulle labbra di Cosimo.ANGOLO AUTRICI:
Ciao a tutti! Volevamo avvisarti che per almeno cinque giorni purtroppo non potremo pubblicare perché, per nostra grandissima gioia, andiamo (sappiamo che non vi importa ma ve lo diciamo lo stesso ♡♡) in Sicilia! Inoltre abbiamo pensato di proporvi un quiz: in ogni capitolo (a partire dal prossimo) vi faremo una domanda sulle vostre preferenze riguardo alla storia! Ci raccomandiamo, partecipate numerosi! Un bacio (anzi due) a presto ★★
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I Medici
FanficSelene Salviati e Andrada de' Albizzi non potrebbero essere più diverse: popolana l'una, nobile l'altra; fragile e ingenua l'una, forte e coraggiosa l'altra. Eppure le loro vite saranno destinate a incrociarsi quando entrambe entreranno in contatto...