Il Palazzo era una cacofonia di rumori e voci a causa del fermento degli ultimi preparativi per il banchetto di fidanzamento che si sarebbe tenuto di lì a poche ore. Gli Albizzi avevano deciso di fare le cose in grande per il fidanzamento ufficiale visto che il matrimonio lo avrebbe pagato la famiglia dello sposo e avevano invitato tutta la creme dell'alta nobiltà fiorentina. Andrada era l'unica a non partecipare in alcun modo ai preparativi, si era chiusa nella sua stanza e guardava dalle enormi finestre a tutto sesto lo spettacolare tramonto che aveva donato al cielo dei colori che al confronto avrebbero fatto sembrare spenti i più bei tessuti orientali. Di lì a poche settimane avrebbe dovuto lasciare la casa in cui era nata e cresciuta e che conservava gli ultimi ricordi dei suoi genitori per andare sposa in un Palazzo dove tutti l'avrebbero solo disprezzata e maltrattata. Sapeva bene che lo scudo di una nobildonna era la cortesia e non avrebbe mai lasciato trapelare davanti a loro i suoi veri sentimenti celandosi sempre e comunque dietro la glaciale muraglia delle buone maniere. Si era anche promessa che non avrebbe mai pianto di fronte ai Medici e che avrebbe affrontato anche questa prova con la forza che tutti si aspettavano da lei, senza rimpianti. Lo doveva alla sua famiglia, a suo zio. -Andrada, posso entrare?- chiese una gentile voce femminile da dietro la porta, prima di abbassare la maniglia ed entrare. Era la moglie di suo zio con al seguito due ancelle. -Rinaldo mi ha mandata per aiutarti con il vestito e i capelli.- le disse allegramente dirigendosi verso l'armadio e tirando fuori la meraviglia di seta e satin che suo zio le aveva fatto cucire dalle migliori sarte di Firenze per l'occasione. Era di un rosso porpora che faceva risaltare la pelle straordinariamente candida delle spalle scoperte ed era legato da un cinturino dorato che metteva in risalto la sua vita sottile. Sul corpetto erano stati cuciti piccoli rubini che catturavano in modo meraviglioso la luce delle candele, splendendo a ogni suo piccolo movimento. Dopo che sua zia le ebbe stretto il corsetto, la fece sedere su uno sgabello e le ancelle si occuparono di pettinarle e acconciarle i lunghissimi capelli neri. -Sei uno splendore, non posso immaginare un uomo che non resterebbe impietrito di fronte alla tua bellezza. Cosimo de' Medici non farà eccezione, credimi.- disse sua zia guardandola con ammirazione. Andrada però dubitava fortemente di ciò, non riteneva, infatti, possibile conquistare il cuore di pietra di quell'uomo, né lo desiderava. -Grazie, zia, siete molto gentile.- rispose, però, per non contrariarla. Gli ospiti avevano già cominciato ad arrivare: Andrada poteva sentire il rumore delle carrozze e gli allegri saluti giù in cortile, quindi seguì sua zia al piano di sotto. Al centro della Sala Grande del Palazzo facevano bella mostra di sè tre grandissimi tavoli che le serve stavano riempiendo con un gran moltitudine di piatti carichi di tutti i tipi di cibi e gli ospiti chiacchieravano e ridevano a voce troppo alta in piccoli gruppetti. Percorrendo con lo sguardo la sala scorse suo zio che stava di fronte alle porte spalancate e accoglieva coloro che arrivavano, stringendo la mano degli uomini e baciando con galanteria quella delle donne. Era un perfetto padrone di casa e Andrada decise di seguire il suo esempio. Si stampò un sorriso falso in faccia e si avviò verso di lui, notando con crescente nervosismo il modo in cui tutti la fissavano ammirati, smettendo di parlare mentre lei passava loro accanto per poi ricominciare con più entusiasmo di prima. -Andrada! Eccoti finalmente! Stavo per venirti a cercare.- disse suo zio con un sorriso, stava per aggiungere qualcos'altro ma venne interrotto dall'ingresso di qualcun altro. Andrada, seguendo con rassegnazione lo sguardo di suo zio, si voltò verso la porte della Sala e incontrò due occhi azzurri duri come il ghiaccio che si sgranarono nel notare la sua figura. Andrada li avrebbe riconosciuti ovunque, sebbene li avesse visti solo una volta prima di allora. I Medici erano giunti al banchetto. Quando, non senza un certo sforzo, riuscì a staccare lo sguardo da quegli occhi magnetici, si concentrò sugli altri tre uomini che erano entrati con lui. Quello dei capelli brizzolati e dal viso solcato da rughe severe doveva essere Giovanni de' Medici mentre il bel giovane vestito con abiti finemente decorati e che non sembrava particolarmente felice di trovarsi lì era senza dubbio il suo secondogenito, Lorenzo. C'era poi un uomo dalla semplice veste scura che a causa della spada appesa alla cintura si poteva facilmente riconoscere come un soldato mercenario o una guardia. -Messer Medici! Voi e i vostri figli siate i benvenuti nella nostra umile domora!- disse Rinaldo con un sorriso che sembrò più che altro il digrignare delle zanne di un fiero leone, porgendogli la mano. -Suvvia Rinaldo, non siate così formale! Presto saremo parenti!- esclamò il patriarca ignorando la mano tesa del suo ospite e sporgendosi per baciarlo su entrambe le guance. Poi volgendosi verso di lei e avendola abbracciata con un calore che sicuramente non provava: -Oh, voi dovete essere la dolce Andrada, quale grazia, quale bellezza! Che gioia per il cuore di un padre che suo figlio prenda in moglie una tale rosa!- Andrada odiava con tutta sé stessa l'ipocrisia ma, non avendo scelta, pronunciò la sua battuta, adeguandosi al teatrino che le due famiglie stavano mettendo in scena a beneficio di tutta la nobiltà che seguiva con malcelato interesse il dialogo. -E' un onore per me sposare vostro figlio e diventare membro della vostra famiglia.- A quel punto, essendo giunto anche Niccolò de' Albizzi, i due futuri sposi vennero presentati ufficialmente e il banchetto ebbe inizio. Andrada e Cosimo vennero fatti sedere vicini ma non si scambiarono una parola per tutta la durata del banchetto, l'unica consolazione di Andrada era di avere seduta di fronte Elsa, moglie di Filippo Brunelleschi, che non aveva mai conosciuto personalmente, pur avendola sentita molto nominare per il matrimonio con un artista al tempo poco noto e ben più anziano di lei, e che si era rivelata essere una donna molto interessante nonché una musicista.
Gli invitati, ormai sazi per le venti portare e per la maggior parte anche ubbriachi, si erano alzati e stavano chiacchierando rumorosamente o ascoltando la musica di un gruppo di flautisti che Elsa Brunelleschi aveva definito mediocri. A tavola, oltre ad Andrada, erano rimasti solo i patriarchi delle due famiglie, una anziana nobildonna che dormicchiava sulla propria sedia, un svenuto per il troppo vino e Lorenzo de' Medici che ad un certo punto si alzò dal proprio posto e venne a sedersi sulla sedia accanto alla sua. -Mi chiedo a cosa è dovuta quest'aria malinconica, madonna. Avete un viso troppo grazioso per rovinarlo con tutte quelle rughe di preoccupazione.- le disse con un sorriso ironico. -Potrei chiedere lo stesso a voi, messer Medici. Se non erro, non siete stato neppure voi lo spirito della festa stasera.- gli rispose lei a tono. -E se vi rispondessi che sono problemi di cuore, voi cosa mi direste?- continuò Lorenzo. Era il primo di quella famiglia a rivolgersi a lei con gentilezza e sincerità quindi lo prese da subito in simpatia. -Potrei dirvi che abbiamo lo stesso problema, ma sembrerei poco creativa.- e gli rivolse il primo sorriso sincero da quando era cominciato il banchetto. -Così va decisamente meglio, dovreste sorridere di più!- esclamò, poi venne chiamato a gran voce da uno dei gruppi che stavano discutendo più animatamente. -Non dovete stare male per questo matrimonio, so che non amate Cosimo e vi sembra un uomo duro ma sono sicuro che, conoscendolo meglio, finirete per cambiare idea. Per quanto vale, per me siete davvero la benvenuta nella nostra famiglia.- disse accarezzandole una guancia e alzandosi per raggiungerli. Lorenzo era davvero un ragazzo solare che trasmetteva serenità a coloro che gli stavano attorno e lei si sentì meno spaventata scoprendo che forse non tutti l'avrebbero odiata a Palazzo de' Medici e che, con il passare degli anni, avrebbe potuto trovare in Lorenzo il fratello che non aveva mai avuto. Poco dopo Andrada si aggirava nei pressi delle porte della Sala, valutando l'idea di ritirarsi in modo discreto nelle sue stanze, quando si sentì stringere il braccio in una morsa vigorosa. Si voltò con incredulità verso colui che la stava trascinado e rabbrividì riconoscendo Cosimo de' Medici, il quale, quando furono soli nel grande corridoio al di là delle porte della Sala, la spinse violentemente facendola sbattere con la schiena contro il muro e la baciò con passione. Andrada non aveva mai provato nulla del genere, il suo cervello le gridava di spingerlo via con orrore ma il suo corpo non ne sapeva di ubbidire e anzi, per un riflesso quasi automatico, infilò le dita tra i suoi capelli setosi per attirarlo ancora più forte a sé sperando che quella sensazione meravigliosa non finisse mai. Baciando Federico si era sentita al sicuro, aveva rivisto le giornate di sole in cui da bambini giocavano nel giardino di Palazzo de' Albizzi ma aveva sentito solo affetto verso colui che era stato per lei come un fratello per tutta la vita, con Cosimo sentiva l'adrenalina scorrerle nelle vene e ogni fibra del suo corpo vibrare, sentiva i loro cuori battere all' unisono e che il suo le sarebbe potuto scoppiare nel petto. Qundo infine si staccarono lei respirava affannosamete e si sentiva inebriata e stordita. -Tu ora sei mia, hai capito? Solo mia. Dal giorno del nostro matrimonio, sarai una Medici e non farai la spia con tuo zio. Sarai fedele solo a me!- disse lui con voce rocca prima di allontanarsi del tutto e rientrare nella Sala, lasciandola lì impietrita a fissare il muro di fronte con un sorriso da ebete sulle labbra e la mente in subbuglio.
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I Medici
FanfictionSelene Salviati e Andrada de' Albizzi non potrebbero essere più diverse: popolana l'una, nobile l'altra; fragile e ingenua l'una, forte e coraggiosa l'altra. Eppure le loro vite saranno destinate a incrociarsi quando entrambe entreranno in contatto...