"Un segno nefasto"

329 16 6
                                    

POV: COSIMO

"Presto, presto qualcuno aiuti quel bambino! Qui c'è bisogno di più acqua! Una squadra deve andare a riempire i secchi al pozzo!" L'aria incandescente e resa irrespirabile dal fumo risuonava di secchi comandi, lamenti e richieste di soccorso. Cosimo e Lorenzo erano giunti poco tempo prima e avevano cercato di mettere ordine nel caos che era andato rapidamente crescendo dal momento in cui l'incendio era sfuggito al controllo e gli abitanti del quartiere si erano resi conto che non sarebbero mai riusciti a far fronte all'emergenza da soli. La primavera era giunta da poco ma le temperature molto elevate per la stagione, in unione alla siccità che ormai funestava da mesi la città, avevano inevitabilmente portato a quella sciagura. "No così non va. Dobbiamo trovare il modo di rendere i soccorsi e l'arrivo dell'acqua più rapidi." Esclamò Lorenzo con crescente frustrazione. Al capofamiglia dei Medici sembrò di vederlo per davvero solo in quel momento da quando erano giunti lì di corsa: aveva la casacca strappata, il volto sporco di cenere e rigato dal sudore e i capelli arruffati per averci passato ripetutamente le dita in mezzo per l'agitazione e la frustrazione. La situazione stava peggiorando ancora a causa del forte vento che si era levato e che alimentava le fiamme e, nonostate tutti i volontari che si erano precipitati lì per dare una mano richiamati dal fumo ben visibile nel cielo terso e dagli strepiti, non si riusciva ancora a fermare il fuoco che continuava a propagarsi di casa in casa trovando terreno fertile nei tetti di paglia e nel legno delle pareti di quelle povere abitazioni. Il morale delle persone dopo tutte quelle ore di sforzi senza tangibili risultati era molto basso e la disperazione più nera riempiva i petti di tutti all'idea che l'incendio finisse per propagarsi a tutta Firenze. Il maggiore dei Medici si spremette le meningi in cerca di una soluzione o di una strada che magari non avevano ancora provato ma più si sforzava di riflettere e più aveva l'impressione che la sua mente si prendesse gioco di lui perché appena un'idea cominciava a materializzarsi e lui era a un pelo dall'afferarla quella sfuggiva alla sua presa come i frutti che pendevano invitanti sopra la testa di Tantalo in un eterno supplizio nei miti classici. "Messer Medici! Anche voi qui?" gli domandò una voce estremamente sorpresa strappandolo a quei tetri pensieri. "Mastro Donatello! Marco Bello sarà estremamente contento di vedervi e sapere che state bene: si è molto preoccupato quando ci siamo resi conto che l'incendio era scoppiato proprio nel quartiere in cui vivevano prima lui e Selene e in cui ancora abiti tu." gli disse con un sollievo chiaramente percepibile nel suo tono di voce: in quella situazione assurda qualsiasi buona notizia era motivo di grande gioia e in più sapeva bene quanto quella che considerava una sorella e la sua migliore guardia tenessero allo scultore. "Della mia casetta non restano che poche rovine annerite e ho perso anche moltissimi schizzi e lavori ma, grazie a Dio, sono riuscito a scappare praticamente illeso. Non tutti sono stati tanto fortunati." raccontò con la voce carica di una tristezza infinita. "Lo so." rispose il giovane banchiere altrettanto mestamente. Aveva avuto occasione di osservare con i propri occhi i risultati di quella catastrofe: i morti erano appena una decina ma i feriti, anche molto gravi, non si riuscivano nemmeno a contare. "Ho mandato a convocare la guardia cittadina. So che questo non fa parte dei loro incarichi ordinari e che probabilmente dovrò presto dare ragione della mia decisione ai Dieci di Balia ma ho promesso un fiorino d'argento in premio a ogni uomo della guardia che si offrirà volontario e sono certo che non saranno pochi ad accorrere. Speriamo solo che arrivino in tempo e che sia sufficiente..." non riuscì a finire di parlare che un assordante frastuono indusse tutti a voltarsi nella direzione da cui proveniva: il fuoco aveva raggiunto la piccola chiesetta di legno e pietra del quartiere e aveva fatto crollare le fondamenta del tozzo campanile suscitando una nuova ondata di panico e orrore in quella povera gente. Per quelle persone incolte e superstiziose si trattava senza ombra di dubbio di un segno estremamente nefasto. Cosimo imprecò a mezza voce e si fece spazio insieme a Donatello in mezzo alla ressa di vecchi, donne e bambini che si erano radunati lì per vedere meglio quello che era successo. Lorenzo era già sul posto e, insieme a Marco Bello e a pochi altri uomini, stava cercando di far allontanare i popolani dalla struttura pericolante e di controllare che non ci fosse nessuno dentro. Marco Bello appena viede Donatello si illuminò e lo strinse forte anche se solo per pochi attimi prima di tornare a battere sulle fiamme con una coperta bagnata per cercare di soffocarle. "Cosimo! E' appena arrivato un ragazzo con un messaggio della guardia: quarantuno uomini hanno risposto al tuo appello, tra pochi minuti saranno qui." lo informò suo fratello attirandone l'attenzione. "Solo quaranta su quasi cento soldati! E questi sarebbero i prodi guerrieri addestrati a difendere Firenze e a mantenere l'ordine nelle sue strade?" inveì in risposta il giovane uomo cieco per la furia prima di riprendere a fatica il controllo su se stesso. Sapeva di dover restare calmo e lucido: la rabbia non lo avrebbe certo aiutato a trovare una soluzione. "Basteranno." rispose Lorenzo con finta sicurezza guardandolo allo stesso tempo carico di aspettative. "Appena saranno qui organizzeremo sei squadre da dieci uomini l'una. Tre di queste si occuperanno di una zona ciascuna mentre le altre due le riforniranno in modo ininterrotto di acqua. L'ultima deve portare via da qui tutte queste persone: rischiano di farsi male e i feriti hanno urgente bisogno di cure adeguate. Mentre attendiamo il loro arrivo cominciamo a occuparci di quest'ultimo compito." ordinò infine con decisione alzando la voce in modo che tutti potessero udirlo distintamente. Non gli sfuggì la scintilla di orgoglio nello sguardo di suo fratello: nonostante tutti gli errori che aveva commesso in quegli ultimi mesi e tutte le responsabilità di cui lo aveva caricato, Lorenzo aveva ancora fiducia in lui come sempre e tale consapevolezza fece commuovere Cosimo. Si rendeva in quel momento conto più che mai di come il fratello fosse stato costretto dal suo crollo a farsi carico per tutto l'inverno dei problemi e delle responsabilità che la difficile situazione cittadina e la loro condizione sociale in continua ascesa comportavano e nonostante odiasse la politica e gli affari finanziari se ne era preso cura egregiamente senza perdere mai la speranza che lui si sarebbe presto ripreso. Riusciva a immaginare benissimo quanta fatica gli fosse costato ma ora lui era tornato e avrebbe ripreso in mano le sorti della sua famiglia e della sua città, come prima e con ancora maggiore impegno, avrebbe realizzato il sogno che era stato di suo padre prima di lui. Fu solo a notte inoltrata e non senza ulteriori difficoltà che gli sforzi di quegli uomini ebbero finalmente la meglio sulla violenza distruttrice delle fiamme ma la soddisfazione per quella piccola vittoria li ripagò completamente.

I MediciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora