"La luce della luna avrebbe fatto loro da guida"

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POV:SELENE

Quando Andrada bussò alla porta della stanza da letto di Selene era sera inoltrata e la giovane moglie di Lorenzo aveva già preparato tutto e si stava scaldando seduta accanto al fuoco, torcendosi le mani per il freddo e per l'ansia. Non appena udì il rumore che testimoniava la presenza di sua sorella si alzò e si precipitò ad aprire. "Selene, sei pronta?" Le chiese Andrada entrando e gettando uno sguardo furtivo sul letto, dove erano appoggiati un pesante mantello, una pelliccia e una borsa piena. "Sì". Fu la secca risposta della ragazza. "Bene" mormorò la moglie di Cosimo in tono leggermente spaventato ma deciso. Le due giovani si soffermarono a guardarsi. "Andra, sei sicura?" Chiese Selene fissandola negli occhi. L'altra annuì. "Sì, dobbiamo farlo. Tu te la senti?" Rispose, ricordandosi di quanto sua sorella fosse fragile: non voleva metterla in pericolo o in difficoltà e si sentiva responsabile per lei e per la vita che portava in grembo. Ma Selene la stupì. Era una ragazza più vulnerabile e sensibile di quanto non lo fosse lei stessa, ma aveva dimostrato in molte occasioni di saper tirare fuori il coraggio e di essere capace di combattere per ciò che riteneva giusto. Sorresse lo sguardo di Andrada e, dopo qualche secondo di silenzio, parlò con tono fiero e determinato. "Certo. Voglio vedere come stanno mio marito e i miei fratelli, non sopporto più questa condizione di ignoranza. Sono stanca di trascorrere le mie giornate a lacerarmi nell'ansia e nell'attesa, senza che nessuno ci dica niente o ci porti notizie dei nostri uomini. Dobbiamo farlo e dobbiamo farlo stasera, non aspetterò un'ora di più". Sentenziò. Andrada sorrise, doveva imparare a non sottovalutare troppo il carattere di sua sorella. Le fiamme scoppiettanti del fuoco illuminavano i candidi volti delle due ragazze, tanto giovani quanto coraggiose, facendoli risaltare nell'oscurità di una fredda notte di fine Novembre. "Allora andiamo!" Esclamò la moglie di Cosimo. Selene indossò il mantello e la pelliccia, si mise la borsa a tracolla e poi, afferrando la mano di sua sorella, uscì dalla stanza insieme a lei.
Le due giovani attraversarono furtivamente i corridoi del Palazzo, stando bene attente a non fare il minimo rumore e nascondendosi dietro le grandi colonne non appena scorgevano qualcuno. Erano riuscite a convincere Giuliano ad aiutarle e sapevano che il giovane stalliere le stava attendendo fuori da una delle porte secondarie con un cavallo: era più facile uscire da quella parte della grande dimora: si doveva passare attraverso meno stanze e si rischiava di incontrare meno guardie. Quando furono giunte all'imbocco del corridoio che le avrebbe condotte all'uscita però, si imbatterono in Michela. La ragazza sembrava aspettarle. "Michela, che ci fai qui?" Le chiese preoccupata Andrada bloccandosi di colpo e, nell'impeto del momento, alzò un po' troppo il tono della voce. "Madonna, fate silenzio o qualcuno vi sentirà e allora per me saranno guai seri! Giuliano mi ha informato del vostro piano e sono qui per aiutarvi!" Rispose la servetta quasi sussurrando. Le due matrone si guardarono esterrefatte l'un l'altra ma non ci misero molto a capire che di Michela avrebbero potuto fidarsi. "Allora?" Chiese quest'ultima impaziente. "Dobbiamo spostarci subito di qui!" Aggiunse poi. Selene annuì in direzione di sua sorella e allora Andrada si rivolse all'ancella. "Va bene. Portaci da Giuliano, svelta." Michela fece segno di seguirla alle due ragazze, poi si incamminò attraverso un corridoio nascosto da quello che fino a quel momento Andrada e Selene avevano ritenuto solamente un ritratto di Giovanni a grandezza naturale, che, tramite una ripida e lunga scalinata, conduceva direttamente vicino alle stalle. "Era l'unico modo per uscire dal Palazzo senza imbatterci nelle sentinelle che, in questo periodo di guerra, sono raddoppiate." Spiegò la serva notando le espressioni spaventate delle sue signore. Selene strinse la mano di Andrada. Il luogo era davvero sinistro e inquietante e molto freddo. La nipote di Rinaldo non rispose e pensò soltanto a rassicurare con una forte stretta la sua migliore amica, sebbene in cuor suo celasse il principio di un puro terrore. Nessuna delle due Medici aveva mai visto quella parte del Palazzo, nessuna delle due era a conoscenza dell'esistenza di un passaggio segreto e incustodito. Probabilmente non lo sapevano neanche Lorenzo e Cosimo o non avrebbero mai permesso che un'entrata restasse sguarnita di soldati. "Come fai a conoscere l'esistenza di questo luogo?" Chiese la moglie del maggiore dei due fratelli a Michela. Quest'ultima, continuando a scendere, abbozzò un lieve sorriso in direzione della sua interlocutrice. "Vivo in questo Palazzo da quando sono nata, Madonna. Ne conosco tutti i segreti più profondi e tutti i luoghi più nascosti". Rispose semplicemente. Andrada aggrottò le sopracciglia, sospettosa. "Anche mio marito e mio fratello vivono in questo Palazzo dal giorno in cui hanno visto la luce per la prima volta, ma non potevano essere a conoscenza dell'esistenza di un simile luogo altrimenti avrebbero posto delle guardie a sua protezione." Disse. Michela, che era arrossita violentemente, non ebbe però il tempo di rispondere perchè Selene intervenne. "Andra ti prego, già tutto è abbastanza complicato così. Non abbiamo nessun motivo di dubitare della buona fede di Michela e quando i nostri mariti torneranno a casa chiederemo loro delucidazioni sulla questione. Ora però, per favore, concentriamoci su ciò che dobbiamo fare." Disse infatti la moglie di Lorenzo guardando sua sorella. Andrada capì che l'altra aveva ragione e annuì, continuando a scendere le scale in silenzio. Il percorso però, per fortuna, era giunto al termine. Le tre donne si ritrovarono infatti davanti a una grande porta in legno, sbarrata dall'esterno. "Bene, siamo arrivate." Disse Michela poi, allontanandosi di qualche passo dalle due Medici che la guardavano spaventate tenendosi strette l'una accanto all'altra, bussò tre volte con un ritmo cadenzato sulla porta. Quasi subito si udirono provenire dall'esterno dei rumori di catene che scorrevano e di battenti alzati a fatica. Poi, lentamente, la porta si aprì lasciando intravedere il volto di Giuliano. "Michela, ce l'hai fatta! Sapevo che ce l'avresti fatta!" Non riuscì a trattenersi dall'esclamare il giovane stalliere, stringendo fra le braccia la donna amata. Non appena entrambi però si ricordarono dell'imbarazzante presenza delle due matrone si staccarono velocemente. Non era più capitato ai quattro di trovarsi tutti insieme dopo la disavventura alle stalle di qualche tempo prima ma quella notte la situazione era troppo importante e pericolosa per dare tempo ai due innamorati di vergognarsi eccessivamente o alle due matrone di sorridere sotto i baffi. Andrada e Selene uscirono fuori velocemente, desiderose di lasciare quel luogo oscuro, freddo e buio e si ritrovarono sulla stradina che costeggiava il castello dalla quale partiva il sentiero che conduceva alle stalle. Rabbrividirono entrambe al pensiero dell'impresa che stavano per affrontare. Tante volte avevano percorso a piedi quelle strade nelle calde giornate estive per andare a trovare Venere e Aurora, prive anche solo di una remota ombra dell'angoscia che provavano in quel momento. Accanto a Giuliano stava, imponente, la bellissima cavalla dorata di Andrada. Il giovane stalliere vi aveva montato una sella grande e comoda e delle briglie facili da governare. La giovane padrona le si avvicinò e le accarezzò il muso. "Ce la farai a portarci entrambe fino all'accampamento dei nostri signori, vero piccola? So che posso fidarmi di te." Le disse teneramente. Poi si voltò verso lo stalliere. "Grazie, Giuliano. E grazie anche a te, Michela. Non ce l'avremmo mai fatta da sole." Disse. Giuliano abbassò leggermente il capo in segno di reverenza. "Non dovete ringraziarmi, Mia signora. Ho fatto ciò che andava fatto. Ma siete sicura di poter andare da sola fino a Fiesole? Continuo a pensare che sia una cattiva idea, siete due donne in stato interessante, due donne importanti, sole...io posso accompagnarvi, posso chiedere ai soldati del Palazzo di farlo." Disse. A quel punto Selene si fece avanti, avvicinandosi al giovane e stupendo Andrada per la seconda volta quella sera. "No, Giuliano. I soldati sono tutti a Fiesole e le guardie che sono rimaste a Palazzo devono proteggere queste mura. Inoltre, non acconsentirebbero mai ad accompagnarci: Lorenzo e Cosimo hanno ordinato a tutti di non farci uscire per nessun motivo e tu sei la nostra unica speranza. Non ci accompagnerai: si arrabbierebbero e non sarebbe facile calmarli sul momento. Ci parleremo noi, li faremo ragionare e ti prometto che non ti licenzieranno e non ti verrà fatto alcun male se mantieni il nostro segreto come hai fatto fino ad ora. Lo stesso vale per la tua Michela. Siamo intesi?" Sentenziò, gli occhi verdi che penetravano insondabili quelli dello stalliere. Giuliano annuì e abbassò il volto, in segno di rispetto. Allora, inaspettatamente, la ragazza cambiò espressione. Lo sguardo austero svanì per lasciare il posto all'espressione dolce con la quale tutti l'avevano conosciuta. Si avvicinò a Michela e la abbracciò. "Grazie." Disse soltanto. Poi quando si staccò, guardò intensamente Giuliano prima di voltarsi e di avvicinarsi a sua sorella che aveva assistito con gravità a tutta la scena. "Stai imparando a comportarti da vera matrona. Brava." Le disse quest'ultima con un sorriso malinconico, prontamente ricambiato. Lo stalliere, senza dire una parola, mosse alcuni passi verso la cavalla e aiutò le due ragazze a salire in sella. "Fate buon viaggio, Madonne. Che Dio vi assista e vi sia da guida, noi pregheremo per voi." Disse. Le due donne annuirono poi Andrada, che teneva le redini essendo l'unica in grado di cavalcare, spronò Aurora e partì al galoppo, mentre Giuliano e Michela le guardavano rimpicciolire nell'oscurità, abbracciati. Le due matrone sapevano che non sarebbe stato facile, aspettavano entrambe un bambino e dopotutto erano due giovani donne indifese, ma amavano troppo i loro mariti e da troppo tempo ormai erano lontane da loro e dai loro parenti più stretti, Marco Bello e Rinaldo, che rischiavano la morte tutti i giorni contro l'esercito di Ostasio da' Polenta. La luce della luna avrebbe fatto loro da guida nell'oscurità della notte e dei loro cuori.

Angolo autrici
I 5 aggettivi di Selene sono: fragile, dolce, ingenua, malinconica, un pochino irascibile. Nel collage potete finalmente vedere Selene Salviati il giorno in cui giunse a Palazzo e Selene de' Medici a questo punto delle storia. A presto 😙

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