POV: SELENE
L'abito che Selene aveva scelto di indossare quella mattina era nero e verde, ricamato a mano e decorato con alcune perle. Si era fatta aiutare da Michela a legare alcuni dei lunghi capelli castani in un'elegante acconciatura alta lasciando che gli altri le ricadessero sulle spalle e aveva indossato i bellissimi orecchini che le aveva regalato Lorenzo. Non si sentiva ancora completamente a proprio agio fra quei tessuti pregiati e quei gioielli preziosi ma era consapevole di essere sempre lei, la figlia piccola di Ugo e Anna Salviati, la bambina tenera e sensibile dai grandi occhi verdi innamorata del proprio fratellone e dei propri genitori. Cercava di dimenticare gli anni tristi della fame e della povertà: ora che era finalmente di nuovo felice voleva conservare nel proprio cuore solo i ricordi più belli della sua vita, quelli che le facevano inconsapevolmente increspare le labbra in un impercettibile sorriso. Non si separava mai dall'anello di sua madre e dallo scialle nero che Ugo le aveva regalato quando aveva compiuto cinque anni e cercava, per quanto possibile, di mettere la ricchezza e le ampie possibilità di cui ora disponeva al servizio dei più deboli, coinvolgendo anche suo marito e i suoi fratelli. Con l'aiuto di Michela e di alcune giovani sarte che dovevano fare esperienza aveva cucito degli abiti pesanti che avrebbero riscaldato meglio gli abitanti dei quartieri poveri quando fosse arrivato l'Inverno ed era ormai prassi consolidata a Palazzo inviare a quelle persone, di tanto in tanto, buone scorte di cibo. Selene passava le sue giornate nell'attesa che tornasse Lorenzo, scherzando con Andrada, disegnando, leggendo e sognando la sua futura vita. Andava a trovare Marco Bello quasi tutti i giorni e insisteva perchè si fermasse a mangiare con lei anche se lui rifiutava: la guardia infatti sapeva bene che la sua presenza non sarebbe mai stata gradita a Giovanni e Piccarda e allora lei spesso restava nella stanza che prima avevano diviso a parlare con suo fratello per ore e ore. Le mancava, come era normale che fosse. Aveva vissuto sette anni in simbiosi con lui, sette anni durante i quali ne era stata lontana solo per sei orribili mesi che Marco aveva trascorso in prigione. Era strano ora abituarsi a vivere in un altro modo ma si stava rendendo conto che tutto ciò che le era accaduto non era un sogno ma la pura e semplice realtà. Aveva perso un amico, Donatello, ma aveva trovato una famiglia: un'amica, Andrada, che ormai per lei stava diventando più di una sorella, un altro fratello maggiore oltre a Marco Bello, Cosimo, con il quale stava scoprendo di avere sempre più lati caratteriali in comune e un compagno di vita meraviglioso, Lorenzo. Quando lui tornava dalla Repubblica andavano a passeggiare per le vie più belle di Firenze, la aiutava personalmente a portare il cibo alle persone povere e lei si commuoveva mentre lo guardava regalare a quei bambini che non avevano nulla una bambola pregiata o un cavallino di legno e si fermava a giocare con loro. Poi tornavano a Palazzo e, dopo cena, si intrattenevano a chiacchierare e a fare progetti con Cosimo e Andrada prima di fare un'altra lunga passeggiata, questa volta nel maestoso giardino del Palazzo e quando si ritiravano nelle proprie stanze facevano l'amore ogni volta come se fosse la prima, con passione, tenerezza e desiderio. Quel giorno suo marito e i suoi fratelli erano usciti presto per andare in Signoria e Andrada non si era ancora svegliata così lei ne aveva approfittato per scendere in giardino a dare una mano a Michela e alle altre serve con i panni da piegare. Essere diventata una Medici infatti non le aveva fatto di colpo dimenticare la sua vita precedente ed era sempre felice di continuare ad aiutare a Palazzo. "Allora, come te la cavi in una famiglia di tale rango? Oh...ero sicura che sarebbe finita così! Ero convinta che tu avresti sposato Lorenzo, anche un cieco si sarebbe accorto che non potevate stare lontani l'uno dall'altra troppo a lungo!" Esclamò Michela, tirando a sè una delle estremità del lungo lenzuolo bianco che Selene la stava aiutando a ripiegare. La giovane Medici sorrise. "Oh Michela...sapessi quanto poco è mancato a che questo matrimonio non si realizzasse! Ho avuto paura per un momento di aver perso per sempre la mia grande occasione, di aver sfiorato una vita al fianco dell'uomo migliore che potessi mai incontrare e di non poterla più afferrare. E invece eccomi qui, incapace di chiedere altro a Dio perchè lui mi ha già concesso tutto! Alle volte mi capita di chiedermi cosa abbia fatto per meritare Lorenzo e tutto quello che ho!" Rispose. Michela la guardò con l'espressione di chi la sapeva lunga. "Dio ne sa una più del diavolo Selene! Non concede mai nulla solo per il gusto di farlo. Tu hai quello che ti meriti così come ogni persona su questa Terra!" Selene si fermò a riflettere sulle parole della serva: non aveva mai messo in dubbio l'esistenza di Dio ma era da quando aveva avuto abbastanza intelligenza per poter riflettere sulle circostanze della vita che si domandava quanto ci fosse di vero nella frase di Michela. Era convinta che i bambini che ogni notte piangevano per il freddo e per la fame nei quartieri poveri a così poca distanza da quelli che erano grassi per il troppo cibo mangiato e che dormivano placidamente nei maestosi Palazzi dei nobili non avessero fatto proprio nulla di male da meritare quella vita. Era convinta che lei, Selene Salviati, non avesse molti meriti in più della sua amica serva eppure era lei, Selene Salviati, ad essersi improvvisamente ritrovata a condurre una vita da regina ed era la sua amica serva a piegare le lenzuola lavate sulle quali lei faceva l'amore con il marito migliore che potesse desiderare. Non disse nulla però e si limitò a sorridere nuovamente, sia perchè non voleva ferire la giovane serva che aveva solo cercato di essere gentile sia perchè aveva scorto in lontananza il profilo della sua migliore amica che si avvicinava. "Andrada!" La chiamò. "Vieni!". La moglie di Cosimo giunse preceduta dalla grande nuvola nera dei suoi capelli ricci e la guardò con una strana espressione. "Selene, ma cosa stai facendo?" Le chiese, leggermente accigliata. Selene aveva immaginato quella reazione e scoppiò a ridere ma non si perse d'animo, afferrò un lembo del lenzuolo che aveva in mano e lo porse all'amica. "Aiuto a piegare questi panni che si sono asciugati! Coraggio, dammi una mano!" La incitò. Lo stupore sul volto di Andrada la fece ridere ancora di più. La sua amica infatti guardava il lenzuolo esattamente come avrebbe guardato un insetto. "Dai, prendilo! Non ti morde! Se mi aiuterai finiremo più in fretta e loro saranno libere!" Le disse indicando con lo sguardo Michela, che si era fatta da parte, e le altre serve. "Va bene..." fece Andrada titubante, accostandosi con attenzione al grande lenzuolo e afferrandolo laddove le stava indicando l'amica. "Ma perchè vuoi che siano libere prima? Insomma...è il loro lavoro! Giovanni le paga per questo!" Le disse. "Si lo so ma mi dispiace vederle lavorare duramente tutto il giorno mentre noi non facciamo nulla...quando ho del tempo libero le aiuto volentieri! Dovresti provarci anche tu, sai? So che non ci sei abituata, tu hai sempre avuto delle serve e delle ancelle anche a Palazzo de' Albizzi ma io so cosa significa lavorare per un padrone anche quando non te la senti o stai poco bene e non è molto piacevole! Oh no attenta, devi cambiare il verso del lenzuolo prima di ripiegarlo. Ecco, così." Disse Selene, mostrando alla sorella quello che doveva fare. Andrada seguì le sue indicazioni e poi riprese il filo del discorso. "Immagino che tu abbia ragione, sì. Non devono divertirsi molto..." disse, cominciando a capire il punto di vista dell'amica. Michela e le altre serve si erano allontanate di qualche passo per rispetto alle due giovani matrone del Palazzo ma il loro gesto a Selene non era sfuggito. "Vedi...mi dispiace che si sentano inferiori a noi, mi dispiace che debbano quasi essere in obbligo a fare un passo indietro se noi siamo presenti. Mi dispiace vederle lavorare dall'alba fino al tardo pomeriggio per prepararci il pranzo e la cena, per far sì che i nostri vestiti di raso e di seta siano sempre pronti la mattina nell'armadio mentre loro devono indossare degli stracci macchiati. Odio non poter fare nulla perchè so quanto sia brutto sentirsi umiliata dal dover portare rispetto a qualcuno che ti tratta come un oggetto e dover abbassare lo sguardo e mordersi la lingua perchè una tua parola fuori posto potrebbe essere la fine per te e per la tua famiglia!" Disse. Quando alzò gli occhi e lesse in quelli di Andrada il senso di colpa si affrettò a chiarire. "Oh no Andrada io...non parlavo di te! Tu sei mia sorella adesso e tutte le nostre incomprensioni iniziali sono passate! Io stavo solo dicendo....che lo so. Io lo so. E mi dispiace per loro." Esclamò. Andrada non sapeva cosa dire, le dispiaceva profondamente per la sua amica e si sentiva responsabile per non averla capita subito. Voleva trovare le parole giuste ma non riusciva a pensare a nulla che avesse un senso e che non la facesse sembrare una nobile viziata e quindi si limitò a tacere, impegnandosi più che poteva per piegare al meglio le lenzuola e i panni che Selene le passava. "È anche per questo che voglio chiedere a Lorenzo di diminuire il numero delle serve di questo Palazzo o almeno di non mettermi nella condizione di dover continuare ad avere delle ancelle personali." Disse quest'ultima dopo qualche minuto di silenzio. Fu allora che Andrada si riscosse e capì di avere proprio in quel momento la sua occasione. Alzò gli occhi a guardare la sua amica e le parlò con dolcezza. "Tu hai ragione Selene. Io posso solo provare ad immaginare quanto sia difficile la vita per una serva e ti chiedo scusa se non ho avuto la sensibilità di capirlo subito, ti prometto che da questo momento ci starò più attenta e...perchè no? Ti aiuterò a piegare i panni e a preparare da mangiare ogni tanto, così loro potranno stare più tranquille! Però ti prego, ascoltami. So che ciò che vuoi fare è dettato solo dal tuo buon cuore e so che Lorenzo non ti direbbe mai di no perchè ti ama ma devi rifletterci attentamente: se tu gli chiedessi di non avere più delle ancelle personali o delle serve metteresti queste ragazze nella condizione di non avere più un lavoro! Certo, potresti dare loro i soldi necessari per cercare di cominciare a vivere una nuova vita ma non credi che sarebbe come calpestarne la dignità? Selene, queste serve non verranno mai sfruttate, te lo prometto. Cosimo e Lorenzo non lo permetterebbero mai e neanche Giovanni: per quanto possa sembrare un uomo burbero in fondo non è uno stupido e sa discernere il giusto dallo sbagliato, lo dimostra ciò che ha fatto ieri in Repubblica per te. Senza contare poi che Michela e le altre ti adorano: vuoi che ti ricordi come erano quasi tutte dalla parte di Piccarda prima del nostro matrimonio e che ti faccia notare come ora invece stravedano per te? Questo perchè tu sei una persona dolce ed empatica, sei il cuore di questa famiglia ed io sto imparando molto da te ma ti prego, ti prego, cerca di capire anche tu che mandandole via faresti loro solo del male! Lavoreranno sempre il giusto e saranno ben retribuite, me ne accerterò personalmente! Avranno tempo libero e la possibilità di avere una famiglia! Credimi, è la cosa migliore per loro!" Le disse. Selene le sorrise e con la sua mano sfiorò quella della sorella, sul lenzuolo. Sospirò. "Non smetterò mai di imparare io da te, Andrada. Ogni volta che parliamo mi insegni qualcosa, mi insegni a vedere il mondo e ciò che accade da un altro punto di vista. Grazie. Hai ragione tu, non le dobbiamo mandare via. Voglio solo che siano felici." Le disse. "Lo saranno, promesso. Per esempio, ora sono libere! Abbiamo finito di piegare queste benedette lenzuola ed è anche molto più divertente di quanto credessi!" Esclamò Andrada depositando in una delle grandi ceste di legno che si trovavano a terra l'ultimo panno piegato. Selene scoppiò a ridere e così anche Michela e le altre serve. "Si, è vero!" Esclamò la moglie di Lorenzo. "Loro sono libere! Ma noi no, credo proprio che i nostri mariti stiano tornando e non avranno molta voglia di mangiare da soli!" Continuò indicando la carrozza che varcava il cancello del giardino proprio in quel momento. "Oh...penso che tu abbia ragione!" Le rispose Andrada, ridendo anche lei. Poi si presero sottobraccio e si avviarono insieme verso Cosimo e Lorenzo. Nessuna delle due però si era accorta che, da una finestra del Palazzo, Piccarda aveva osservato tutta la scena.
ANGOLO AUTRICI
Scusate, scusate, scusate! Siamo in ritardo 🙈 ma abbiamo avuto parecchi impegni in questi giorni...
Comunque per compensare l'attesa questo è un capitolo piuttosto lungo! Alcuni personaggi come Michela sono ispirati a persone realmente esistenti di nostra conoscenza per questo non mettiamo foto di attori, immaginatevele come volete. Infine volevamo chiedervi se qualcuno sa come si mette il cast nei capitoli. A presto ❤❤❤
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I Medici
FanfictionSelene Salviati e Andrada de' Albizzi non potrebbero essere più diverse: popolana l'una, nobile l'altra; fragile e ingenua l'una, forte e coraggiosa l'altra. Eppure le loro vite saranno destinate a incrociarsi quando entrambe entreranno in contatto...