"L'accampamento fiorentino stava rapidamente sorgendo"

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Tenetevi forte...

POV: ANDRADA

L'inverno ormai era alle porte e gli abitanti di Palazzo de' Medici trascorrevano tutte le giornate al chiuso accanto ai grandi camini sparsi per tutta la dimora a sorseggiare caldi infusi e mangiare castagne cotte. Perfino la politica sembrava essersi presa una pausa con l'arrivo della brutta stagione perché, complice anche l'equilibrio che erano riusciti a ristabilire dopo l'inaspettata morte del padre, i due fratelli Medici ormai riuscivano a trascorrere sempre più tempo a casa accanto alle loro amatissime mogli. Avevano inoltre sospeso la ricerca dell'assassino di Giovanni a causa della mancanza di indizi ma in compenso avevano entrambi cominciato finalmente ad accettarne la morte e stavano andando avanti, senza dimenticare ma almeno smettendo di soffrirci come i primi tempi. Tutto era finalmente assolutamente e totalmente perfetto. Ma la consapevolezza di questa improbabile perfezione spaventava Andrada. Quella mattina si era svegliata molto prima dell'alba a causa del fortissimo vento che ululava fuori dalle vetrate del grande balcone della stanza che divideva ormai da mesi con suo marito. Una strana inquietudine e un terribile presentimento le facevano battere il cuore tanto forte da temere che potesse saltarle dal petto. Si voltò a guardare il bellissimo volto di Cosimo: era rilassato e sereno, le ciglia vibravano leggermente, prova del fatto che stava sicuramente sognando, e il petto si alzava e abbassava dolcemente a ritmo con il respiro regolare. La ragazza rimase ad ammirarlo a lungo lasciando che quella assurda sensazione le scivolasse addosso e quando ormai si sentì relativamente calma si alzò con attenzione dal letto per non disturbarlo e andò a controllare i danni che sicuramente la furia incontrollabile del vento aveva causato. Dal balcone aveva una visione solo parziale del giardino ma bastava per notare, sotto la luce di una grande e luminosa luna piena, un giovane mandorlo divelto fin dalle radici e ovunque rami parzialmente spezzati come arti umani in posizioni innaturali. Quella desolata visione le fece perdere di nuovo la calma e arrabbiata con se stessa si disse immediatamente di non essere ridicola e accarezzandosi il ventre sempre più prominente tornò a letto ma non riuscì comunque a riprendere sonno. Era ancora sveglia quando il rumore di zoccoli al galoppo risuonò e qualcuno bussò con urgenza alle grandi porte dell'entrata principale. A quel punto anche Cosimo si era svegliato e dopo aver scambiato uno sguardo sorpreso con lei aveva acceso qualche candela ed era uscito dalla stanza seguito a pochi passi da Andrada che sentiva crescere l'angoscia nel petto. Anche gli altri abitanti del Palazzo si erano svegliati di soprassalto e una guardia aveva già aperto la porta d'ingresso facendo entrare niente meno che un Rinaldo de' Albizzi con i capelli in disordine e il volto pallido. -Lucca si è ribellata stanotte. Hanno ucciso il governatore fiorentino e quel bastardo di Nobili ha messo su un grande esercito grazie anche all'appoggio di Ravenna e sta marciando verso Firenze. Presto sarà fuori le mura della città.- furono le dure parole che riuscì a pronunciare, andando direttamente al punto, con ancora il fiatone e guardando Cosimo dritto negli occhi. -Ma... ma il Signore di Ravenna è un vostro caro amico. Come è possibile che abbia aizzato Lucca contro di noi?!- esclamò la ragazza riprendendosi per prima dallo shock e attirando su di se l'attenzione di tutti, compresa quella di suo zio che la guardò con tristezza lasciando trasparire una punta di dolore. -Obizzo Da Polenta è morto ieri mattina, piccola. Avvelenato. Il Signore di Ravenna ora è suo figlio Ostasio e non ha certo perso tempo per sfruttare a pieno il suo nuovo ruolo- Andrada si sentì mancare ma per fortuna due familiari e calde braccia la avvolsero impedendole di cadere. Cosimo la guardava con la fronte aggrottata per la preoccupazione ma la ragazza non lo vedeva davvero, vedeva solo gli occhi di Ostasio il giorno del suo matrimonio: il terrificante vuoto che esprimevano e quella scintilla di follia che aveva tanto bene celato quei primi giorni che aveva trascorso presso i Da Polenta. No. Non poteva averlo fatto solo per vendicarsi per il rifiuto di suo zio. Non poteva aver ucciso il suo stesso padre solamente per ottenere prima il potere. Ma nonostante cercasse con tutta se stessa di convincersi dell'assurdità di ciò sentiva un sapore amaro in bocca e le tremavano violentemente le gambe. A quel punto intervenne Lorenzo chiedendo ulteriori informazioni sull'entità dell'esercito nemico e su quanto tempo avrebbero avuto prima del loro arrivo ma la ragazza non riuscì a udire la risposta di suo zio. Era come se la bolla di disperazione che prima aveva sentito crescere nel proprio petto negli ultimi minuti le avesse completamente offuscato i sensi e sentiva tutti discutere in modo concitato ma non distingueva le parole come se avesse la testa immersa nell'acqua. Selene fu l'unica a percepire il suo stato d'animo, forse perché condivideva appieno le sue preoccupazioni, e le si avvicinò per esortarla con delicatezza ma allo stesso tempo con un'insolita fermezza a sedersi. Lei sapeva, Andrada le aveva raccontato tempo prima tutto quello che era successo a Ravenna. Dovettero trascorrere parecchi minuti prima che Andrada tornasse a comprendere ciò che la circondava. -...non mi importa niente. Io voglio combattere in prima linea, Rinaldo. Non cercare di prendermi in giro so che quel bastardo è qui per lei.- furono le parole di Cosimo a risvegliarla dall'offuscamento in cui era sprofondata perché bastarono a riempirla di un terrore tale da darle la spinta per provare a impedire in qualunque modo che suo marito si mettesse così stupidamente in pericolo. Si alzò di scatto, attirando ancora una volta tutta l'attenzione su di sè. -Sei impazzito per caso?- gridò trafiggendo Cosimo con uno sguardo furioso. -Stimi così poco la tua vita da buttarla via per una tua semplice ipotesi? Campata per aria oltretutto. Non sono passati più di sei mesi dal nostro matrimonio e già vuoi rendermi vedova? Rendere orfano tuo figlio?- continuò alzando ulteriormente il tono di voce senza lasciare nemmeno per un istante i suoi occhi. -Sai che odio dare ragione a un usuraio come lui ma penso che l'ipotesi di Cosimo non sia del tutto improbabile. Io stesso ho avuto l'occasione di vedere con i miei occhi il modo in cui Ostasio ti guardava e constatare la follia che alberga in quel ragazzo...- fu suo zio a intervenire prendendo le difese del giovane Medici e lasciando tutti a bocca aperta. Andrada fu però la prima a riprendersi dallo stupore. -Ma dico io siete per caso tutti usciti di senno? Ostasio sarà anche folle ma è il Signore di una città da sempre in concorrenza con Firenze e se ha preso questa posizione avrà sicuramente degli interessi politici. Non siamo nell'Iliade, nessuno fa scoppiare una guerra per una donna!- vociò esasperata contro tutto e tutti. -Cosimo ascoltami bene. Tu non sei un guerriero! Sei uno stratega brillante e un banchiere straordinario ma non un soldato. La politica è il tuo campo di battaglia e le parole le tue armi. Andando lì a morire non saresti utile a nessuno, non prendere decisioni insensate per gelosia, il tuo maggior pregio è la capacità di ragionare a mente fredda in qualsiasi situazione e trovare una soluzione. Firenze ha molte braccia per difendersi, quello di cui ha bisogno è diplomazia e furbizia.- concluse con convinzione e finalmente vide una scintilla di lucidità far risplendere l'azzurro intenso degli occhi di Cosimo e guardandosi attorno notò l'ammirazione in quelli degli altri presenti. -Come sempre ti dimostri mille volte più sveglia di me, amore mio. Hai pienamente ragione.- le disse quasi in un sussurro abbassando gli occhi per la vergogna. Ormai l'alba che penetrava dalle finestre tingeva le loro figure di un'inquietante sfumatura di rosso sangue che non lasciava presagire nulla di buono e i due giovani si congedarono a malincuore dalle rispettive mogli per andare a prepararsi. Rinaldo era già andato a raggiungere gli altri nobili e, a poche centinaia di metri, l'accampamento fiorentino stava rapidamente sorgendo.

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