"Doveva esserci un Dio"

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POV: SELENE

Quella magnifica giornata stava ormai giungendo al termine e Selene, nonostante avesse sempre odiato le sorprese, non poteva nascondere a sè stessa di essere estremamente felice ed emozionata per i meravigliosi regali che aveva ricevuto da Lorenzo, Cosimo e Andrada. La bellissima puledra bianca che questi ultimi due le avevano fatto trovare e che aveva deciso di chiamare Venere era semplicemente meravigliosa e, fin da subito, aveva instaurato un legame affettivo con la sua padrona che, Selene ne era convinta, sarebbe diventato molto profondo. Aveva sempre sognato di imparare a cavalcare per poter provare quella fantastica ebbrezza di libertà di cui Andrada le aveva spesso parlato e ora non le sembrava vero avere un cavallo tutto per sè. Se ne sarebbe presa cura ogni volta che avesse potuto ed era impaziente di ricevere le prime lezioni da sua sorella. Il laboratorio che invece le aveva preparato Lorenzo le aveva confermato una volta di più, se necessario, l'amore senza confini che suo marito provava per lei e non vedeva l'ora di poter stringere fra le mani quei carboncini, di poterli appoggiare sulla tela e di poter dare libero sfogo alla propria creatività. Quel regalo era molto di più di quanto appariva: aveva un significato profondo, sembrava dirle che ora non avrebbe più dovuto rinunciare alla propria passione, era una sicurezza, un porto. Dopo anni in cui la sua unica certezza era stata Marco sapeva che Lorenzo era la sua àncora, che Cosimo e Andrada erano la sua àncora. Aveva una famiglia troppo bella per essere vera e spesso si ritrovava a chiedersi quando si sarebbe svegliata da quel sogno che, solo un mese prima, le era sembrato così inafferrabile. Era tornata dalla campagna verso ora di pranzo e Cosimo aveva imposto a Marco Bello un giorno di riposo: sapeva quanto fosse importante nella vita di Selene e non avrebbe mai permesso che non passasse il suo tempo con lei in quell'occasione speciale. Avevano mangiato tutti insieme un delizioso pranzo preparato da Michela la quale, a un certo punto, era stata letteralmente obbligata dalla festeggiata a sedersi a tavola con loro. Piccarda si era categoricamente rifiutata di partecipare a quell' "insulso banchetto" quando aveva scoperto che a tavola con i suoi figli e le loro spose c'erano anche una guardia e una serva e Giovanni era restato con la moglie nelle proprie stanze ma Selene non aveva potuto nascondere un sorriso felice quando lui si era unito alla compagnia per un breve brindisi ai suoi diciotto anni. Sospettava che, prima o poi, avrebbe conquistato la fiducia di suo suocero e che, anche se non voleva volare troppo in alto con la fantasia, magari sarebbe riuscita ad essere per lui come una figlia. Dopo pranzo lei e Andrada avevano lavato i piatti per permettere a Michela, che si era data così tanto da fare, di riposarsi e poi aveva ricevuto il regalo di Marco: il ragazzo infatti per la prima volta era riuscito a fargliene uno ed era rimasto estasiato dalla gioia che Selene aveva dimostrato nel momento in cui le aveva consegnato una copia rilegata e scritta a mano del "Decameron" di Giovanni Boccaccio. Non era costata poco ma Cosimo lo pagava bene e Marco era riuscito a permettersela. Nel pomeriggio aveva fatto una passeggiata con Andrada fino alla cupola dove aveva incontrato, inaspettatamente, Filippo ed Elsa Brunelleschi con tutti i loro sei figli. I due coniugi le avevano fatto gli auguri quando sua sorella aveva spifferato loro che era il suo compleanno e la piccola Sofia era stata entusiasta di rivedere la sua fatina personale. Tornate a Palazzo avevano trovato Marco Bello e Cosimo intenti ad esercitarsi nel combattimento e, ridendo e scherzando, avevano sequestrato loro le spade riuscendo a farsi strappare la promessa che non le avrebbero più toccate fino alla fine di quella giornata. Poi le serve avevano sorpreso Selene con un bellissimo abito cucito da loro personalmente, rosso come il fuoco e pieno di ricami delicati. Il resto del tempo che la separava dall'ora di cena la giovane lo aveva trascorso con le quattro persone più importanti della sua vita non riuscendo ancora a capacitarsi di come tutti fossero riusciti a farle trascorrere una giornata semplicemente indimenticabile. Il pasto era stato frugale ma piacevole e, dopo aver congedato Marco, Cosimo e Andrada Selene era salita nella sua stanza con Lorenzo. "Spero che tu non voglia andare subito a dormire perchè c'è un posto dove mi piacerebbe portarti." Esordì quest'ultimo mentre lei si scioglieva i lunghi capelli per pettinarli. Si voltò a guardarlo con aria interrogativa. "Davvero?" Esclamò sperando che la voglia di scherzare di suo marito si fosse esaurita, almeno per quel giorno. "Sì, è un posto molto bello e ti avevo promesso tempo fa che ti ci avrei portata. Vorrei farlo stasera, ti va?" Le chiese lui. Selene annuì ma, in preda alla curiosità e anche alla voglia di evitare altre sorprese, gli chiese di cosa si trattasse. Lorenzo la prese per mano e la condusse fuori dalla stanza, affacciandosi con lei ad una delle grandi finestre a tre arcate del Palazzo. "Guarda che bella luna che c'è amore mio! Questa è la serata perfetta per ammirare il cielo dal vigneto!" Le disse. Il volto di Selene si spalancò nell'ennesimo sorriso di quella giornata fantastica. "Va bene!" Disse felice, stringendo la mano di suo marito. Pochi minuti dopo passeggiavano stretti l'uno all'altra per le colline verdi e fresche del vigneto. Selene rubò un grappolo d'uva e i due sposi lo mangiarono insieme ridendo e sporcandosi la faccia. I filari erano uno spettacolo meraviglioso, posti in perfetto ordine e rischiarati dalla luce delicata della luna piena. "Vieni, stendiamoci qui." Disse Lorenzo, sedendosi in un piccolo spiazzo collinare posto in posizione perfetta per guardare il cielo e facendo spazio a sua moglie accanto a sè. C'era una leggera e piacevole brezza di scirocco e Selene si allungò appoggiando il volto sul petto di suo marito. Si assopì per un istante nella perfezione immobile di quel momento poi, quando riaprì gli occhi e guardò su di sè, si chiese come avesse potuto temere per anni la meraviglia segreta della notte. "È uno spettacolo..." sussurrò estasiata a Lorenzo. Lui le diede un bacio sulla testa e poi le illustrò le costellazioni, le narrò antiche leggende sugli dei del cielo e le disse i nomi delle stelle. Selene lo ascoltò in silenzio per ore e ore, stringendosi a lui sempre di più. Quando Lorenzo finì di raccontare era notte fonda ma nessuno dei due aveva voglia di tornare a Palazzo. "Ti amo." Gli sussurrò lei quasi inaspettatamente. Voleva ripeterglielo ogni volta che avesse potuto, voleva che lui lo sapesse, che non ne dubitasse mai. Si mise a sedere e lo guardò fisso negli occhi. "Capito? Io ti amo, tu lo devi sapere. Ti amo e farei qualsiasi cosa per te. Non dimenticarlo mai Lorenzo, tienilo sempre a mente. Sempre, in ogni momento, qualsiasi cosa tu stia facendo. Ricordati sempre che mi troverai qui ad aspettarti, ovunque tu vada. Ti amo." Continuò. Lorenzo la guardò in silenzio per alcuni minuti. La maestosità del momento era inesprimibile a parole. C'era la vita che aleggiava nell'aria, intorno a loro. C'era la grandezza, l'amore. Doveva esserci un Dio. "Facciamo l'amore!" Disse lui d'un tratto. Selene lo guardò interrogativa. "Cosa? Qui...ora?" Domandò stupita. "Sì. Qui, adesso. Facciamo l'amore Selene, appartenerti totalmente è l'unica cosa che desidero. Non c'è persona su questa Terra che io ami più di te, nessuno che vorrei con me più di quanto non voglia te. Quando non ci sei, anche se so che sei solo a Palazzo ad aspettarmi, a volte mi manca l'aria. Tu sei tutto. Facciamo l'amore!" Le disse lui con trasporto. Lei sorrise e lo baciò prima di iniziare a spogliarsi.

~Nella foto Selene che disegna nel suo laboratorio.~

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