"Piano"

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POV: SELENE

Quando Selene aveva detto a Marco Bello, non senza un po' di angoscia, che Lorenzo le aveva chiesto di sposarla era rimasta piacevolmente stupita dalla reazione pacifica del fratello: certo, non aveva fatto salti di gioia, ma non aveva neanche urlato o preso a pugni Lorenzo, il che sarebbe stato del tutto probabile vista la reazione che aveva avuto quando aveva scoperto la loro storia. Selene moriva dalla voglia di capire da dove scaturisse quel cambiamento di rotta ma per timore di ribaltare nuovamente la situazione aveva preferito tacere. L'ostacolo più grande da affrontare però era un altro: si trattava di Giovanni e Piccarda. La ragazza non aveva dubbi che avrebbero tentato in ogni modo di opporsi al matrimonio ma lei e Lorenzo non erano disposti a cedere tanto facilmente. "Sei pronta?" Le chiese quest'ultimo entrando nella sua stanza. Selene lo guardò e annuì poi gli si avvicinò, gli sfiorò le labbra con un bacio e, mano nella mano, si avviarono verso lo studio di Giovanni. Quando entrarono il banchiere e la moglie, che si trovava con lui, li guardarono stupiti e fortemenete accigliati. "Lorenzo..." iniziò Giovanni ma il figlio fu più veloce. "No. Lasciate parlare me. Sappiamo quello che state pensando in questo momento ma non siamo disposti ad ascoltare le vostre motivazioni: le immaginiamo già e francamente ci importa poco dell'apparenza, di quello che la Firenze che conta penserà, della nobiltà di sangue...madre, padre io amo questa ragazza e voglio sposarla. Sappiate che potrete ostacolarci ma non servirà a nulla: lei sarà mia moglie ed io sarò suo marito, in un modo o nell'altro." Disse. Piccarda lo guardò tremante. "Io...io lo sapevo che questa schifosa pezzente popolana non avrebbe mai dovuto mettere piede in casa mia! Ma da qui a far impazzire mio figlio! Mio figlio! Tuo padre ha costruito un impero economico per te e per tuo fratello Lorenzo e tu lo ripaghi così!" Gridò. "Piccarda, calmati!" Le disse Giovanni appoggiandole una mano sul braccio. "Lorenzo non permetterti mai più di rivolgerti a me e a tua madre in questo modo! Spero che tu ti renda conto di ciò che stai dicendo e se così non fosse ti invito a riacquistare il senno perduto, immediatamente!" Sentenziò rivolto al figlio. Poi, con aria perfida e minacciosa, si voltò verso Selene che strinse la mano di Lorenzo. "Tu non sposerai mai mio figlio! Lo giuro sul mio banco! Non so cosa sia saltato in mente a Cosimo ma ti caccerò da questo Palazzo insieme a tuo fratello oggi stesso! Non pensare mai più di poter anche solo sfiorare con lo sguardo Lorenzo!" Le gridò. Poi, con cattiveria inaudita, le prese la mano e gliela strappò da quella del figlio. "Padre!" Gridò Lorenzo in preda alla rabbia quasi avventandosi su Giovanni ma in quel momento la porta si spalancò ed entrò Cosimo. "Lorenzo no!" Esclamò spingendo via il fratello. Giovanni e Piccarda, in preda alla rabbia e al furore, pensarono che il figlio maggiore fosse sopraggiunto in loro aiuto ma Cosimo li guardò con disprezzo. "Vi ho sentiti gridare. Come potete guardare ancora negli occhi vostro figlio dopo aver detto ciò che avete detto? Siete delle persone senza cuore! Vi dimostrate così entusiasti del mio matrimonio con Andrada e osate parlare in questo modo dell'amore di Lorenzo e Selene che non ha nulla da invidiare al nostro! Dovreste solo vergognarvi! Se avete passato la vostra vita in mezzo agli intrighi, al potere, alla falsità, alla soppressione dei sentimenti questo non vuol dire che debbano farlo anche i vostri figli! Dovreste essere contenti invece che Lorenzo sia riuscito a capire i veri valori della vita nonostante il clima in cui è cresciuto! E voi padre, sappiate che nè Marco Bello nè Selene lasceranno questo Palazzo finchè avrò vita!"Sentenziò freddamente guardandoli negli occhi con un' espressione glaciale e impenetrabile. Piccarda e Giovanni erano sempre più sconvolti ma non ebbero il tempo di dire nulla: Selene si voltò e corse via perchè sapeva che nessuno di loro avrebbe mai potuto nulla contro il potente banchiere.

POV: ANDRADA

Dopo molto tempo Andrada era finalmente felice e pensava che nulla sarebbe più potuto andare storto nella sua vita. Tra esattamete cinque giorni avrebbe sposato l'uomo che amava e che ricambiava i suoi sentimeti con pari intensità, la sua famiglia stava bene e, per ultimo ma non meno importante, aveva scoperto nella sua futura ancella una ragazza dolce e sincera con cui in pochissimo tempo aveva stetto una profonda amicizia. Dubitava che Selene sarebbe rimasta a lungo al suo servzio ma questo non la rattristava affatto visto che con tutta probabilità sarebbero presto diventate sorelle, aveva osservato attentamente il modo in cui Lorenzo de'Medici guardava quella ragazza e, dopo essersi resa conto di aver sbagliato nel giudiacare ciò che provava per la giovane ancella, era certa che presto le avrebbe chiesto di sposarlo. Ne aveva parlato anche con Cosimo e aveva scoperto che la pensava esattamente come lei e che sarebbe stato ben contento di vedere suo fratello sposato con la donna che amava erano, però, anche d'accordo che non sarebbe stato facile convincere il potente banchiere e sua moglie ad acconsentire al matrimonio del loro figlio con una plebea ma speravano che prima o poi avrebbero ceduto. Il giorno prima, metre lei e Selene stavano in giardino per l'ultima prova del suo abito, era arrivato proprio il secondogenito dei Medici per parlare con Selene e lei era stata pronta a incoraggiare l'amica e a lasciarli soli il prima possibile. Non vedeva l'ora di incontrare la ragazza per farsi raccontare tutto, pensò, mentre sedeva all'ombra di una quercia titanica nel giardino del Palazzo che era stato la sua casa da quando era nata e che presto avrebbe lasciato, orami quel pensiero non la spaventava o la riempiva di angoscia come un tempo ma, nonostate l'inevitabile malinconia al pensiero di lasciare un luogo amato, la emozionava. -Madonna de'Albizzi! C'è una ragazza in lacrime alla porta principale del Palazzo che chiede di incontrarvi con urgenza. Devo chiamare le guardie per scacciarla?- la voce della serva di cui continuava a non ricordare il nome interruppe bruscamente i suoi pensieri, poteva immaginare facilmente che la ragazza fosse Selene ma non riusciva a capacitarsi del perché fosse in lacrime e un brutto presentimento cominciò a espandersi nel suo cuore. -No, portala qui immediatamente!- ordinò quindi alla giovane serva che si affrettò a ubbidire. Poco più di un minuto dopo la sua amica le correva incontro e le gettava le braccia al collo singhiozzando sulla sua spalla. -Oh Andrada, perché la sorte si accanisce così su di me?- le chiese la ragazza con un filo di voce. -Vieni, siediamoci qui e raccontami cosa è successo.- le disse preoccupata mentre le accarezzava dolcemente i capelli. Quando finalmente riuscì a calmarsi Selene le raccontò tutto: la proposta di matrimonio di Lorenzo e la sua felicità e incredulità, la buona reazione di suo fratello ed infine la reazione di Giovanni e Piccarda de'Medici quando avevano dato loro la notizia della loro decisione di sposarsi. -Non sono stupida, mi rendevo conto che non avrebbero fatto i salti di gioia quando l'avrebbero saputo ma non mi aspettavo tanto odio nei miei confronti nè tanta ostinazione nell'opporsi quando si parla della felicità del loro figlio. E' intervenuto anche Cosimo in nostra difesa ma, nonstante la sua gentilezza, so che nulla potrà contro il volere di suo padre.- terminò con malinconia, sembrava che ormai non avesse più lacrime per esprimere il suo dolore e Andrada non sapeva cosa dire. Avrebbe voluto trovare un modo per aiutare la sua amica perchè aveva sofferto troppo per la sua giovanissima età e si meritava un lieto fine. Era certo che se Lorenzo non avesse ubbidito al volere dei suoi genitori e l'avesse sposata sarebbe stato diseredato e, conoscendo Selene, la ragazza non si sarebbe mai perdonata per averlo costretto a scegliere tra lei e la sua famiglia e per averlo portato a rinunciare a tutto. D'altra parte Cosimo poteva concretamente fare ben poco per aiutarli perché non sarebbe diventato il pater familiae fino a quando suo padre fosse stato in vita. L'unica a poter fare qualcosa era lei, ma cosa avrebbe potuto fare? Era una nobildonna e i due banchieri le dovevano rispetto, questo era vero, ma in fondo era solo una ragazza. Poi ebbe un'illuminazione, avrebbe usato l'astuzia. -Ho un'idea! Mentre ero a Ravenna il figlio del signore di quella città ha chiesto la mia mano. Ovviamente mio zio ha rifiutato, perché è un uomo di parola. Ma Giovanni e Piccarda non possono saperlo, nè possono intuire il mio amore per Cosimo. Quindi dirò loro che mio zio mi ha lasciato la possibilità di scegliere chi dei due sposare e che se non lascerà che tu e Lorenzo vi sposiate manderò all'aria il contratto matrimoniale.- disse Andrada con gli occhi brillanti, il piano si stava formando nella sua mente lo spiegava all'amica e vedendo che quest'ultima non rispondeva ma si limitava a guardarla con gli occhi sgranati. -So che è una follia e potrebbe non funzionare, ma dobbiamo provarle tutte. Non riesco a trovare qualche altra possibilità- continuò con tono di scusa perché si rendeva conto che il suo piano era campato in aria e si basava solo sulla speranza che i due banchieri le credessero. -Scherzi? Sei una persona meravigliosa, non potrò mai ringraziarti abbastanza per quello che stai facendo per me.- le disse Selene guardandola con gratitudine e affetto e regalandole un sorriso flebile ma sincero. -Aspettami qui, vado a prendere due cavalli dalle stalle. Se ci sbrighiamo forse possiamo trovarli ancora tutti insieme e mettere in atto il piano il prima possibile.- e già si stava avviando quando Selene la bloccò per ricordarle con imbarazzo che lei non sapeva cavalcare. -Oh giusto, come ho fatto a non pensarci?! Allora prendo solo Aurora e ti faccio salire dietro.- affermò e in pochi minuti era già di ritorno con la bellissima puledra dorata e montava in sella con eleganza per poi tendere una mano all'amica per aiutarla a salire a sua volta. -Reggiti forte alla mia vita!- le disse a partì al galoppo ignorando le proteste dei due che stavano di guardia al cancello del Palazzo. -Un giorno ti insegnerò a cavalcare.- sussurrò più rivolta a sé stessa che a Selene, poi cominciò a elaborare il discorso che avrebbe dovuto fare ai Medici e si rese conto che Cosimo non sapeva che lei stava solo bleffando e che non avrebbe avuto il tempo di spiegarglielo. Sarebbe rimasto sconvolto nel sentirla pronunciare quelle parole, ma forse dopotutto era meglio così perché la sua disperazione l'avrebbe resa più convincente. Sperava solo che in seguito lui capisse che l'aveva fatto a fin di bene e la perdonasse. Dopo meno di dieci minuti Andrada vedeva il Palazzo di Via Larga diventare sempre più grande davanti a loro e sentiva il coraggio incrinarsi ma sapeva di dover essere forte perché da lei dipendeva la felicità della sua amica. -Non posso lasciare Aurora qui fuori! Posso fidarmi di quella serva?- chiese indicando una giovane che stava uscendo in quel momento da una porta secondaria del Palazzo. -Sì, è una brava ragazza.- rispose Selene, quindi lei si affrettò a scendere da cavallo, seguita a ruota da Selene. -Tu, ragazza, prendi questa puledra e portala alle stalle!- ordinò quindi e, dopo aver dato le redini all'ancella stupita, chiese a Selene di fare strada verso la stanza dove i Medici stavano litigando. Ma ben presto si accorse che non ce ne sarebbe stato bisogno visto che sentiva le loro voci fin dall'ingresso. Essendo giunte di fronte alla porta della stanza, si preparava a entrare senza farsi scrupoli o bussare quando si rese conto che Selene era rimasta qualche passo indietro e non la stava più seguendo. -Non avere paura, non permetterò loro di farti del male. Devi afforontarli e dimostrare che non possono trattarti così. Dov'è la ragazza che ebbe il coraggio di alzare la voce contro la sua padrona?- le disse prendendola per mano. -Non ce la faccio, non dopo quello che mi hanno detto. Ci provo ad essere come te ma davvero non posso.- le rispose lei ricominciando a piangere e Andrada si rese conto che non sarebbe mai riuscita a convincerla ad entrare in quella stanza. Era un suo limite e sapeva che solo una persona avrebbe potuto permettere a Selene di superarlo, lei stessa, quindi senza ulteriori indugi entrò. Cosimo stava dicendo qualcosa ma non appena sentirono la porta aprirsi e richiudersi si voltarono tutti a guardarla con stupore, la ragazza, dopo aver cancellato accuratamente dal suo volto qualsiasi traccia di emozione, decise di andare direttamente al punto senza troppi giri di parole. -Selene mi ha detto tutto. Messer Medici non vi permetterò di rovinare qualcosa di bello e puro come l'amore di questi due giovani solamente per la vostra sete di potere.- cominciò guardando il suo futuro suocero dritto negli occhi. Si era fermata soltanto perché sapeva che quanto stava per dire avrebbe spezzato il cuore al suo amato Cosimo, ma si disse che avrebbe dovuto essere forte per poco perché presto avrebbe potuto raccontargli la verità e lui avrebbe senza dubbio capito. - Io non potrò mai sposare l'uomo che amo, perché per questioni di politica e potere sono stata promessa in sposa a vostro figlio, e l'ho dovuto accettare: non avevo scelta. Ma vi impedirò di fare a Lorenzo e alla mia più cara amica quello che è stato fatto a me.- a quel punto Piccarda sembrò riprendersi dallo stupore -Ah sì? E come pensi di poterci costringere ad accettare questo vergognoso matrimonio?- le chiese mentre un sorriso sprezzante le si allargava sul viso. Andrada aveva capito fin dalla prima volta che l'aveva vista quanto finta fosse la madre di Cosimo e ora aveva la possibilità di vederla così com'era, senza la benevolenza che simulava sempre nei suoi confronti e questo, ben lungi dall'intimidirla, la rese solo più agguerrita. -Come ben sapete pochi giorni fa sono tornata da un viaggio a Ravenna. Quello che non sapete è che mentre mi trovavo lì Obizzo Da Polenta, Signore della città, ha chiesto la mia mano per il primogenito, Ostasio, che si è follemente innamorato di me ed è disposto a tutto pur di avermi.- a quel punto fu interrotta da Cosimo che aveva sussurrato un flebile Che cosa? ma lo ignorò, reprimendo con difficoltà la voglia di voltarsi verso di lui e dirgli che lo amava e che non doveva ascoltare nessuna delle sue parole, e continuò imperterrita evitando di incontrare i suoi occhi perché sapeva che non avrebbe mai resistito e si sarebbe persa nel cielo che era contenuto in essi. -Mio zio è stato a lungo incerto sul da farsi, combattuto tra il desiderio di accettare un accordo matrimoniale ben più favorevole alla nostra famiglia e la volontà di rispettare un accordo preso in precendenza al fine di mantenere la parola data. Ha deciso, quindi, di lasciare a me la possibilità di scegliere chi dei due sposare e se voi impedirete a Selene e Lorenzo di sposarsi accetterò la proposta di Ostasio. La mia famiglia guadagnerà denaro e prestigio grazie alla parentela con il Signore di Ravenna ma voi avete solo da perderci perché la vostra dinastia ha bisogno di un titolo nobiliare per poter anche solo sperare di resistere agli intrighi degli altri membri della Repubblica e io appartengo a una delle più antiche e potenti famiglie dell'alta nobiltà, non vi ricapiterà un'occasione del genere.- concluse passando lo sguardo da uno all'altra con fierezza per cercare di capire se c'erano cascati. Il silenzio regnò incontrastato nella stanza finemente arredata per parecchi minuti prima che fosse proprio Cosimo a romperlo. -Sareste pronti a diseredare Lorenzo se lui decidesse di seguire il suo cuore e sposare Selene? Bene! In quel caso rimarrete senza eredi perché, se dovessi perdere Andrada per colpa vostra, vi rinnegherò.- Cosimo non gridava quasi mai, e anche questa volta le sue parole erano permeate da una inquietante calma che spaventava le persone molto più di una reazione violenta. La giovane donna continuò a non guardarlo ma non potè reprimere un brivido perché saperva che in quel momento le iridi dell'uomo che amava si erano come ghiacciate e somigliavano in modo incredibile alle pietre preziose con cui in genere avevano in comune solo il colore. -Touché, mia cara, a quanto pare mi hai messo con le spalle al muro. Sono un uomo d'affari e nel mio mestiere si vince ma ancora più spesso si perde e bisogna imparare ad accettare la propria sconfitta, dunque acconsento, sebbene controvoglia, a questa farsa che insistete a chiamare matrimonio. Ma sappi Lorenzo che quando avrai capito il tuo errore non potrò più aiutarti perché sarà troppo tardi. Detto questo di una cosa vado fiero: ho scelto bene la compagna di Cosimo, sarai un' alleata preziosissima tanto nella gestione del Banco quanto negli intrighi politici. Non me lo sarei mai aspettato quando ti conobbi, sembravi così fragile e ingenua. Ricordo che ti paragonai ad un fiore.- disse Giovanni de'Medici guardandola combattuto tra rabbia repressa e ammirazione. -Una rosa. Avreste dovuto sapere che le rose hanno anche le spine.- rispose lei e l'ammirazione ebbe il sopravvento negli occhi del futuro suocero tanto che sul suo viso comparve anche un cenno di sorriso. Andrada era riuscita a battere in astuzia il più potente banchiere fiorentino e a permettere alla sua amica di realizzare la propria felicità ma non si sentiva affatto orgoglisa, ma soltanto stanca. -Che cosa!? Sei per caso uscito fuor di senno, Giovanni? Non permetterò mai a quella inutile sgualdrina di sposare mio figlio! Pensa a quello che diranno di noi, già ci considerano poco più che usurai ex commercianti di lana. Non possiamo dare all'alta nobiltà altri motovi per sparlare. Quella strega può essere riuscita a fare il lavaggio del cervello ai giovani ma...- le grida di Piccarda vennero bruscamente fermate dallo sbattere della porta: Selene era entrata nella stanza e guardando dritto negli occhi con sfida la donna si avvicinò a Lorenzo e lo baciò. Andrada si trattenne per poco dallo scoppiare a ridere per l'espressione che la sua futura suocera aveva in quel momento, ma si trattenne per non peggiorare la situazione e voltò lo sguardo verso i due innamorati che si erano presi per mano e non staccavano gli occhi l'uno dall'altra e solo in quel momento realizzò che Selene ce l'aveva fatta, aveva sconfitto la sua paura. -Adiamo Piccarda, la decisione spetta a me e non ho scelta, usa la ragione.- le ripose il marito, ignorando volutamente l'atto della ragazza, per poi andarsene insieme a lei. Andrada quindi attese alcuni minuti e solo dopo aver controllato il corridio e chiuso la porta si voltò a guardare finalmente Cosimo ma non ebbe il coraggio di dire nulla e i due rimasero a lungo a guardarsi negli occhi, iridi nere dentro iridi azzurre. -Quanto di ciò che hai detto è vero? Ami davvero Federico de'Bardi?- le chiese lui quando il silenzio divenne insostenibile sempre con quella maledetta compostezza che le metteva i birvidi. -Certo che no, altrimenti quando tu mi hai offerto la possibilità di annullare il matrimonio senza far perdere alla mia famiglia il denaro che tuo padre ha promesso a mio nonno in cambio della mia mano avrei accettato. Non potrei mai sposare Ostasio o chiunque altro anche se non fossi legata a te da uno stupido contratto. Pensavo che avresti capito che mentivo. Per quanto voglia un bene dell'anima a questa ragazza non riuscirei mai a rinunciare a te perchè ti amo troppo e l'amore rende anche egoisti!- Andrada era così presa dal desiderio di cancellare quell'espressione amara dal volto di Cosimo che non si accorse nemmeno di avergli detto ti amo per la prima volta ad alta voce. Ma a lui non sfuggì, la sua espressione si ammorbidì e il ghiaccio dei suoi occhi si sciolse poi le sorrise adorante. Ad Andrada il suo amore per il giovane sembrava una cosa ovvia ma si rese conto solo in quel momento che, non avendoglielo mai detto chiaramente, lui era sempre stato insicuro e aveva temuto l'idea che lei non condividesse fino in fondo i suoi sentimenti. -Se hai finito di fare l'isterico, fratello, vorrei parlare anche io con Andrada.- intervenne a quel punto Lorenzo con fare divertito. -Grazie. Se devo essere sicero all'inizio pensavo che tu fossi solo una ragazzina viziata e incredibilmente altezzosa come sono tutte le nobildonne che io abbia mai incontrato. Ma mi sbagliavo e con il passare del tempo ho cominciato a capire quello che Cosimo vedeva in te e a volerti bene. Sei una persona meravigliosa e sono fiero di poterti chiamare sorella. Posso dire di parlare anche a nome di Selene quando dico che ti saremo eternamente grati per quello che hai fatto oggi.- continuò diventando serio rivolto alla ragazza e abbracciandola. Lei sorrise ad entrambi, lo sguardo della sua amica valeva più di mille parole. -Se posso darvi un consiglio, sposatevi insieme a noi domenica. So che mancano solo cinque giorni ma Giovanni de'Medici non è uno stupido e se gli concedete troppo tempo potrebbe trovare il modo per dividervi. Una volta sposati invece non potrà più fare nulla.- concluse esponendo l'idea che aveva cominciato a ronzare nella sua mente e la sua idea trovò tutti d'accordo. Quella lunga giornata volgeva ormai al termine e lei e Cosimo, che si era offerto di accompagnarla personalmente, si avviarono a piedi verso Palazzo de'Albizzi per stare un po' da soli. Aurora li seguiva al passo e sul suo pelo si riflettevano i colori di uno spettacolare tramonto.

TRE GIORNI DOPO

POV: LORENZO e COSIMO
"Fratello, ti disturbo?" Lorenzo bussò lievemente alla porta di Cosimo prima di entrare. "Lorenzo...no, figurati. Stavo cercando di riposare ma con scarsi risultati." Rispose il maggiore dei due mettendosi a sedere sul letto, dove fino a poco prima era stato steso. Mancavano ormai solo due giorni al matrimonio ed erano entrambi agitati e occupati con i preparativi, ma felici. Cosimo notò subito una certa inquietudine nell'atteggiamento del fratello minore: lo capiva dal modo in cui cercava di dissimulare, da come si muoveva incerto per la stanza. "C'è qualcosa che devi dirmi, non è vero?" Gli chiese infatti poco dopo. Lorenzo riappoggiò sul comodino di legno di suo fratello una boccetta di inchiostro che aveva preso distrattamente in mano e si sedette sul letto, dandogli però le spalle. "Posso parlare liberamente?" Chiese. A quel punto Cosimo si era totalmente risvegliato dal torpore ed era allo stesso tempo incuriosito e preoccupato dall'atteggiamento dell'altro. "Certo, che domande fai!" Gli rispose spostandosi accanto a lui. "No perchè sai...potresti non prenderla bene se ti dicessi che la tua nuova guardia non mi piace affatto e che temo sia una spia al soldo di Albizzi!" Fu la risposta secca di Lorenzo, che cercò in ogni modo di evitare lo sguardo del fratello maggiore. Cosimo ci mise un po' a interpretare il senso di quelle parole, talmente erano per lui prive di senso. "Aspetta...stai cercando di dirmi che il fratello di quella che fra due giorni diventerà tua moglie è una spia al servizio della famiglia di quella che fra due giorni diventerà mia moglie?" Chiese. "Dai Cosimo, smettila di essere sempre così pignolo!" Sbraitò Lorenzo, irritato dal fatto che suo fratello l'avesse messo di fronte alla realtà concreta della sua teoria. "Non si tratta di essere pignolo ma non puoi lanciare il sasso e nascondere la mano!" Sbottò il maggiore dei due alzandosi in piedi e costringendo l'altro a guardarlo negli occhi. "Come fai a sostenere un'assurdità del genere? Hai delle prove o sei solo arrabbiato con Marco Bello perchè non si fidava a lasciare nelle mani di un ricco sconosciuto sua sorella minore?" Gli chiese. Lorenzo si alzò in piedi con uno scatto d'ira. "Ecco, lo sapevo che non dovevo dirtelo! Se proprio vuoi saperlo ho visto Marco Bello parlare con Rinaldo fuori dalla Repubblica qualche giorno fa ma credo che tu possa tranquillamente trovare una giustificazione al suo comportamento a questo punto!" Gli rispose a tono. Cosimo lo guardò con un misto di ironia e preoccupazione. "Lascia stare, fa come se non ti avessi detto nulla. Io volevo solo metterti in guardia." Disse Lorenzo, poi si avviò verso la porta. "Se posso darti un consiglio fratello...fossi in te cercherei di stare più attento a quello che dico. Marco Bello è il fratello della donna che dici di amare, della donna che fra due giorni diventerà tua moglie e non puoi sposarla stando in pace con te stesso se pensi questo di lui, lei non se lo merita. E neanche Andrada si merita di avere un fratello che crede che suo zio stia tramando contro la sua nuova famiglia. Dà tempo al tempo e goditi questo matrimonio e l'unione con la donna della tua vita, i nostri nemici vanno cercati altrove Lorenzo!" Gli disse Cosimo prima che lui, alzando gli occhi al cielo, scomparisse dietro la porta.

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