"Una situazione incandescente" (terza parte)

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POV: LORENZO
Palazzo de' Medici, ore 3:30

"Lorenzo!" Il grido lacerò l'aria e giunse a fermarlo un momento prima che tutto finisse. Il più giovane dei due Medici si volse di scatto. Aveva riconosciuto quella voce. "Cosimo! Cosimo dove sei?" Rispose urlando con quanto fiato gli restava in gola per sovrastare gli scoppi violenti provocati dalle fiamme. Il terrore che si fosse trattato solo di un'illusione dettata dalla sua psiche distrutta gli attanagliava le viscere, ma quando vide suo fratello comparire di fronte a lui si rese conto che non aveva sognato. Cosimo era avvolto in un mantello nero e bagnato e teneva in mano delle coperte, anch'esse completamente imbevute d'acqua. "Co...Cosimo come...dove..." mormorò Lorenzo stravolto, sorreggendo il corpo senza sensi di sua moglie e assicurando fra le braccia di quest'ultima il bambino, che continuava a urlare disperatamente. Cosimo si chinò immediatamente su di loro e, mentre copriva il piccolissimo volto di suo nipote con un piccolo panno umido che aveva in mano in mezzo alle coperte, rispose a suo fratello. "Non c'è tempo per questo adesso. Venite con me, dobbiamo andarcene subito di qui." Nessuno dei due ebbe però il tempo di dire altro, perchè Selene aprì gli occhi proprio in quel momento. "Lo...renzo..." sussurrò con una voce roca e completamente irriconoscibile. "...a...aiuto..." continuò, raschiandosi la gola e il petto nel tentativo di parlare nonostante il fumo le inondasse completamente le vie respiratorie. Cosimo si rese conto in un istante delle condizioni disperate in cui versava sua sorella e dello sconvolgimento psicologico ed emotivo che impediva a Lorenzo di reagire e prese in mano la situazione. "Selene, stà tranquilla. Adesso ce ne andiamo via da qui, tutti e quattro. Te lo prometto. Dammi il bambino, coraggio!". La incitò, cercando di rassicurarla. Quelle parole sembrarono però dare un guizzo di energia e di vita alla giovane. "N...no..." mormorò, stringendo istintivamente al petto suo figlio. "Tu non hai la forza di tenerlo in braccio, dallo a me! Ti giuro che lo salverò, te lo giuro su Dio!" Continuò allora l'ex dittatore tendendo le mani verso di lei. Il fuoco aveva ormai bruciato la porta in legno dalla quale Lorenzo aveva sperato di poter fuggire e il calore, fattosi insopportabile, testimoniava il terribile accerchiamento in mezzo al quale si trovavano. La ragazza scosse convulsamente il capo. "E'...è mio figlio, lo teng...o io..." la sua voce ormai era poco più di un bisbiglio e fu il rumore straziante che emetteva quando dopo ogni sillaba cercava disperatamente di inspirare a riscuotere Lorenzo. La guardò. Aveva il volto pallidissimo e gli occhi rossi e pieni di lacrime ma nonostante l'estrema debolezza stringeva forte il loro piccolo. Il ragazzo dovette compiere uno sforzo immane per superare il blocco fisico e psicologico che la consapevolezza di quello che aveva quasi fatto, sebbene con nobili intenzioni, gli aveva provocato. "Amore mio, sei stata bravissima...bravissima...ora non devi più affaticarti. Ci penso io a te. Dà il bambino a Cosimo, fidati di noi..." le disse circondandole il volto con le mani e guardandola. La vita che si spegneva dentro quei meravigliosi occhi verdi come la speranza gli inferse una coltellata più bruciante di qualsiasi fiamma. Lei continuò a scuotere la testa, poi chinò il volto a baciare spasmodicamente la testa del piccolo Lorenzo. Non ragionava più, solo l'istinto la dominava e l'istinto le diceva di proteggere suo figlio, di non lasciarlo, le diceva che solo fin quando fosse rimasto stretto al suo petto il suo bambino sarebbe stato al sicuro. In quel preciso istante il fuoco che aveva sorpreso i due sposi dinanzi la loro camera da letto sopraggiunse sul pianerottolo dove si trovavano con una vampata più potente delle altre. Cosimo sobbalzò. "Lorenzo...ti prego..." implorò. Fu solo lo sguardo protettivo e rassicurante del fratello maggiore che diede all'altro la forza di compiere quel gesto che mai avrebbe voluto compiere. Cosimo era sempre stato il porto sicuro di Lorenzo. Il più giovane dei due Medici avvicinò le braccia al corpicino di suo figlio. "Scusami amore mio..." mormorò a Selene con le lacrime agli occhi, poi con uno strattone le strappò il figlio dalle braccia e lo consegnò a Cosimo, con uno sguardo di fiducia che valse più di mille parole. Cosimo avvolse il nipotino fra le coperte umide e ne diede una a suo fratello. "Premila sulla sua bocca." Gli disse accennando a Selene. "E sulla tua. E seguimi." Aggiunse poco dopo. Quelle poche parole furono il "ti voglio bene" più profondo e sincero che i due Medici si fossero mai scambiati. Poi Lorenzo con un gesto veloce e fulmineo si chinò su Selene, che piangeva sommessamente in preda al delirio e non era più capace di fare o dire nulla, e la prese in braccio, sistemando la coperta bagnata interamente sul suo volto: era lei che, nel tentativo di far respirare suo figlio, aveva inalato più fumo di tutti. La strinse forte a sè cercando di trasmetterle tutto il suo amore mentre seguiva Cosimo attraverso la porta dalla quale quest'ultimo era giunto come un angelo salvatore, porta che aveva completamente ignorato nella sua folle ricerca di una via di fuga poco prima, esattamente nel momento in cui i due lembi di fuoco si congiungevano bruciando senza pietà il pavimento che fino a poco prima li aveva ospitati.

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