POV: ANDRADA
"Ho perso il conto di quante volte ho stracciato il foglio per ricominciare da capo: tutto ciò che scrivevo mi sembrava fuori luogo o, peggio ancora, ridicolo. Sono ore che sto curvo su questo tavolino alternando momenti di scrittura frenetica e febbrile a lunghe pause in cui fisso scoraggiato una nuova pagina bianca, ancora vuota come il mio animo, pensando che dopo tutto è stata una pessima idea quella di scriverti. Sono convinto che riusciresti a stento a trattenere le risate vedendomi in questo momento: le mie dita sono completamente macchiate di inchiostro e ho già spezzato due penne d'oca per il nervosismo e l'agitazione. Questo non è affatto il modo con cui avrei voluto iniziare ma ti assicuro che altri esordi sono stati ben peggiori e alla fine essere schietto e sincero mi è sembrata l'unica soluzione possibile. Fa davvero male scoprire che mi mancano le parole nel rivolgermi proprio a te che mi conosci come nessun altro potrà mai fare e che fin da quando ho memoria sei stata in grado di capire tutto quello che volevo dire o che provavo senza bisogno che mi sforzassi ad esternare i miei sentimenti. Sono partito senza neppure salutarti non perché offeso o arrabbiato, come probabilmente devi aver pensato, ma perché convinto che un taglio netto avrebbe permesso a entrambi di soffrire il meno possibile e per lo stesso motivo mi ero promesso di non scriverti mai. Volevo che almeno tu potessi condurre una vita pienamente felice senza che il mio amore diventasse una zavorra per te con il trascorrere del tempo e nella speranza che la nostra amicizia potesse rimanere soltanto un bel ricordo. Forse sto divagando seguendo il flusso dei miei pensieri senza criterio e quasi sicuramente non ti sto facendo capire nulla. Cercherò di farla breve e dirti la ragione per cui alla fine ho deciso di rompere la promessa che mi ero fatto e di contattarti dopo tanti mesi di silenzio. Alcune settimane fa è giunto all'accampamento in cui ormai vivo da tempo un mercante fiorentino per cercare di vendere al nostro comandante una grossa scorta di olio per l'esercito e lui mi ha chiamato a fare da interprete: non puoi capire che goduria per le mie orecchie ascoltare dopo tanto il suono della mia lingua natale! Avendo concluso le trattative invitai questo soggetto, di cui è inutile che faccia il nome perché sicuramente non ti dirà nulla, a condividere un pasto frugale nella mia tenda per il semplice desiderio di avere notizie sulla mia amata Firenze e di scambiare due parole con un concittadino. O per lo meno questa fu la scusa che rifilai a me stesso ma la verità andava ben oltre. Il fatto di aver voluto raffreddare i rapporti anche con mia madre e i pochi amici che mi erano rimasti ha chiaramente comportato una quasi assoluta estraneità dalle vicende della città, per altro tutto parte del mio piano che al momento di quella precipitosa partenza mi era sembrato assolutamente ingegnoso. Ah, perché continuo a perdermi! Insomma, dopo vari bicchieri di vino costui si lasciò sfuggire una stupida battuta sul fatto che le sciagure colpiscono anche i vertici della piramide sociale e stuzzicandolo riuscii a scoprire che si stava riferendo ai Medici. Puoi ben immaginare il mio stato d'animo quando mi confidò che Giovanni de’ Medici era stato assassinato con del veleno, che si sussurrava fosse stato indirizzato in realtà al suo erede, e che non molto tempo dopo la giovane moglie di quest'ultimo aveva avuto un disastroso aborto spontaneo quando ormai non mancava molto alla nascita di suo figlio. Inizialmente non ci volli credere e sperai che quell'uomo si fosse magari confuso ma quando mi confermò che si trattava proprio della nipote di Rinaldo de' Albizzi non potei più far finta di niente di fronte all'evidenza. Eri tu. Non ti dirò che non pensavo a te da molto e che furono le sue parole a riportarmi alla memoria il tuo viso, perché mentirei spudoratamente. Sei sempre presente nella mia mente e, a volte, perfino nei miei sogni. Solamente il furore della battaglia riesce a liberarmi la testa dai ricordi: in quei momenti l'istinto animale che è racchiuso in ogni uomo prende il sopravvento e i pensieri sfumano lasciando posto all'adrenalina e ti senti immortale. E' difficile da spiegare a qualcuno che non l'abbia provato e forse ti sembrerà orribile o assurdo ma è davvero inebriante. Questo stato però ha breve durata e appena lo stridore delle armi e le urla cessano il ricordo dei tuoi occhi torna a tormentarmi. Sentendo le parole del mercante, però, è stato diverso dalle altre volte perché ti ho sentita, ho percepito il tuo dolore come fosse il mio e mi sono dovuto allontanare in fretta e furia dalla tenda mentre lacrime di una inspiegabile disperazione mi inondavano il volto. Il legame che un tempo ero convinto collegasse le nostre anime si risvegliava come da un lungo letargo e ho desiderato ardentemente, come mai prima, di poter essere lì. Mi sono sentito un idiota ad essermene andato abbandonandoti tra le grinfie della vita dopo tutto ciò che avevamo condiviso insieme solo per paura della sofferenza che sarebbe derivata dal vederti assieme ad un altro uomo. Probabilmente tutto questo farfugliare confuso ti sembrerà solamente sciocco e inutile, non so, non conosco la nuova te, la donna che sei ora. E questo non conoscerti più è sicuramente molto peggio della gelosia che mi attanaglia il cuore e del dolore che avrei dovuto sopportare per restarti accanto, ora ne sono certo. A volte mi assale il terrore che la fanciulla di cui sono innamorato non esista più in realtà, che viva solo nei miei ricordi, perché sostituita da una giovane donna completamente diversa da lei. C'è, però, una parte di me che non permette che questa paura prenda completamente piede nella mia mente e mi evita di impazzire del tutto. Quella stessa notte sono rimasto sveglio in preda all'insonnia, contorcendomi tra le aspre coperte militari che da molto tempo non mi sembravano più tanto scomode come un'anima del Purgatorio, e alle prime luci dell'alba sono uscito con una folle idea nella mente e i miei risparmi in tasca per recarmi dal fabbro dell'esercito. La sua sorpresa di fronte alla mia impellente richiesta a quell'ora insolita è stata quasi comica e nella follia che mi travolgeva in quel momento credo di essermi lasciato anche andare a una crisi di riso isterico inquietandolo ulteriormente perché ora quando mi incontra ha sempre un'aria sospettosa. Non ha importanza perché alla fine sono riuscito a commissionargli ciò che volevo: un piccolo monumento funebre. E' un fiordaliso di ferro battuto dipinto di un bel blu brillante, ce l'ho qui nella tenda da un paio di giorni e non faccio altro che guardarlo. Non avrei mai pensato che dalle grandi mani piene di calli di quell'uomo rude e duro potesse uscire qualcosa di tanto bello e delicato, è esattamente come lo volevo. Te lo farò spedire insieme alla lettera affinché tu possa porlo sulla tomba del tuo bambino senza nome, non chiedermi perché ho scelto quel fiore perché non saprei dirtelo: forse mi ricordava quelli del giardino in cui giocavamo da bambini o forse perché ne ho visto uno schiacciato tristemente dagli zoccoli dei cavalli in quella stessa mattina poco lontano dalla mia tenda, era riuscito a crescere in mezzo all'arida roccia e senza le cure di nessuno e il modo in cui era stato ingiustamente stroncato dal destino mi ha commosso. Probabilmente un po' entrambe le cose. Magari ti sembrerà strano leggere che quella notizia mi abbia colpito così intimamente e che ne abbia sofferto tanto, me lo sono chiesto anche io e in questo caso una risposta ce l'ho. Fin da quando ho preso consapevolezza dei sentimenti che provo tutt'ora per te, e stiamo parlando di anni e anni credimi, ho sempre sognato di poterti un giorno sposare e di vederti partorire i miei figli come in uno di quei libri a lieto fine che spesso mi leggevi. Ero consapevole del fatto che tu non ti accorgevi dei miei sentimenti, benché fossero chiari per tutti come la luce del sole, e che forse non li condividevi completamente ma mi dicevo che c'era tempo, che eri ancora troppo giovane e ancora non pensavi all'amore, che giorno dopo giorno ti avrei fatta innamorare, dopotutto avevamo tutta la vita davanti. Il destino non ha voluto e io sicuramente non avrò mai figli dal momento che non potrei sopportare di sentirmi chiamare padre da qualcuno che non sia il frutto del tuo grembo ma concedimi almeno di amare e piangere questo tuo figlio come se fosse anche il mio, quello che tante volte ho sognato. Spero che questo mio desiderio non ti causi alcun tipo di dispiacere e spero che tu possa superare nel migliore modo possibile questo dolore perché baratterei senza pensarci due volte la mia vita per poterlo lenire. Sono certo che avrai altri figli, tutti quelli che vorrai, e che sarai una madre meravigliosa anche se non hai conosciuto l'amore della donna che ti ha messo al mondo. Se sei arrivata fin qui nella lettura e non hai bruciato questa lettera fin dalle prime parole, decisione che in ogni caso comprenderei, voglio solo dirti due ultime cose: che, se anche non posso tornare lì fisicamente per starti accanto come vorrei, dal momento che dopo una lunga riflessione sono giunto alla conclusione che sarebbe comunque un atto egoistico che non potrei mai perdonarmi, comunque la mia anima è vicina alla tua come da sempre e come per sempre sarà e che se, come a volte mi trovo a sperare, dovessi presto spirare sul campo di battaglia mi prenderò io cura del tuo bambino lassù, spero solo che questo proposito mi renda degno del Paradiso e che Dio abbia pietà di me e mi permetta di raggiungerlo perché lui è sicuramente lì. Scusami se non sono riuscito a mantenere l'impegno che avevo preso con me stesso e con te, in qualche modo, anche se non ne eri a conoscenza, di scomparire dalla tua vita per non interferirvi più, questa volta però te lo giuro sul mio onore: farò tutto ciò che è in mio potere per non importunarti più con il mio ricordo, sarà come se non fossi mai esistito. In cambio ti chiedo soltanto di non cercare in alcun modo di contattarmi e di non rispondere a questa lettera. Non ti dirò addio perché è una parola troppo definitiva e so che non riuscirei mai a rinunciare davvero a te in un modo così totale come un addio prevede, nonostante le migliaia di miglia di distanza che ho frapposto tra i nostri corpi, perché sei radicata troppo profondamente in ciò che sono. Ti dirò invece che ti amo e che il pensiero che da qualche parte nel mondo tu sia un giorno ancora felice mi basterà.
Eternamente tuo,
Federico "
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I Medici
FanfictionSelene Salviati e Andrada de' Albizzi non potrebbero essere più diverse: popolana l'una, nobile l'altra; fragile e ingenua l'una, forte e coraggiosa l'altra. Eppure le loro vite saranno destinate a incrociarsi quando entrambe entreranno in contatto...