POV: ANDRADA
Quei tre giorni erano stati una dolce tortura per Andrada. Senza deciderlo razionalmente infatti i due sposi avevano cominciato a divertirsi stuzzicandosi a vicenda a ogni occasione e mettendo alla prova il desiderio che l'attesa non aveva mancato di contribuire ad aumentare oltre misura. Non avevano potuto trascorrere insieme tutto il tempo che avrebbero voluto a causa degli impegni di Cosimo con la Repubblica e del fatto che erano di rado soli. C'era quasi sempre qualcuno con loro; che fosse un ospite che tardava ad andarsene, uno dei due suoceri o addirittura i loro amati fratelli era indifferente per i due. Continuavano imperterriti nel loro gioco di seduzione. Anzi farlo sotto il naso di queste persone ignare dava quel pizzico di adrenalina che rendeva il tutto ancora più eccitante. Andrada era molto meno esperta di suo marito ma imparava in fretta e per questo osservare l'effetto che i suoi gesti avevano su Cosimo la portava ad essere sempre più sfacciata e coraggiosa. Se doveva porgergli qualcosa indugiava qualche secondo di troppo a sfioragli con le dita il dorso o il palmo della mano, se erano seduti vicini a tavola accostava la coscia a quella di lui o gli sfiorava il petto con il gomito ogni volta che portava il cibo alle labbra e indossava gli abiti più scollati che possedeva. Ma soprattutto aveva imparato a riconoscere le reazioni del corpo di Cosimo, come il modo in cui le sue pupille si allargavano fino a far scomparire quasi del tutto l'azzurro delle iridi, la scintilla di malizia che si accendeva nei suoi occhi o il fatto che si rosicchiava il labbro inferiore oppure ancora il lieve rossore che a volte gli imporporava le gote. Notare tutti questi piccoli dettagli la rendeva più sicura di sé, la faceva sentire bella e potente. Si rendeva conto di essere molto più facile da leggere per lui ma cercava di nascondere ciò che provava, se non allo sguardo esperto di suo marito, almento a quello delle altre persone. Il loro gioco segreto aveva fatto trascorrere il tempo abbastanza in fretta e ora finalmente il sole del terzo giorno stava tramontando. La giovane si trovava nella sua stanza provvisoria felice di poterle finalmente dire addio ma allo stesso tempo era preoccupata ed emozionata come non mai. Nella solitudine di quella stanza estranea si stava lasciando prendere dal panico all'idea di finire per deludere in qualche modo le aspettative di Cosimo. Ma poi incontrò il proprio sguardo perduto nel grande specchio dall'elaborata cornice dorata che ornava una parete della stanza e si disse di farla finita, quella paura era inutile e fuori luogo perché era di Cosimo che si parlava, l'uomo che amava e che l'amava a sua volta, ora avrebbero potuto finalmente stare davvero insieme. Non si sarebbe rovinata quel momento per nulla al mondo quindi per distrarsi e far passare il tempo decise di farsi bella per lui. Fece portare dalle ancelle una vasca da bagno e la fece riempire con acqua calda, quindi le congedò e si immerse con un sospiro di piacere nell'acqua profumanta dai sali da bagno e immediatamente sentì tutti i muscoli distendersi e rilassarsi. Mezz'ora dopo si era già asciugata per bene e dopo essersi massaggiata tutta le pelle con un olio di mandorle scelse una candida camicia da notte ornata di pizzo che non aveva mai indossato e che metteva in risalto la curva dei suoi fianchi e quella della clavicola, sciolse e pettinò i lunghissimi capelli lasciandoli scivolare in morbide onde sulle spalle fino ad accarezzarle la base della schiena. Infine senza guardarsi allo specchio si avviò a piedi scalzi verso la camera che finalmente avrebbe potuto condividere con suo marito.POV: COSIMO
Cosimo era appena tornato da Palazzo della Repubblica e stava leggendo frettolosamente nel suo studio dei documenti molto importanti, senza, però, capire una parola per l'impazienza di correre dalla sua amata moglie perché la tanto attesa notte era arrivata. Quei tre giorni erano stati molto utili per conoscerla meglio e per amarla ancora di più se possibile, ma ora la desiderava così tanto da sentirsi quasi male fisicamente perciò decise di lasciare quelle maledette carte. Quando, pochi minuti dopo, aprì la porta della loro futura stanza e la trovò vuota la delusione gli tolse quasi il fiato, ma si riprese in fretta e resistette all'impulso di andare a cercarla. La camera era rimasta a lungo chiusa e Cosimo, dopo aver acceso alcune candele, si avvicinò alle grandi vetrate del balcone per aprirle e lasciar entrare l'aria profumata di quella bellissima sera estiva. Il giovane poi si sedette sulla costa dell'immenso letto matrimoniale a baldacchino e stava ancora guardando con meraviglia quasi infantile il modo in cui un leggero venticello faceva danzare dolcemente le tende mentre un intenso odore di timo riempiva la camera, quando sentì bussare timidamente alla porta e il cuore gli saltò in gola. Era lei. Poco dopo la porta si aprì lentamente lasciando intravedere la sua esile figura. La prima cosa che il cervello di Cosimo riuscì a registrare fu il fatto che era vestita di bianco, come il giorno del loro matrimonio. Quel colore la rendeva ancora più bella del solito perché la faceva sembrare pura e perfetta come dovevano essere solo gli angeli ma tanto lontana e eterea da non trovare il coraggio di muoversi per paura che potesse svanire da un momento all'altro, come una meravigliosa visione. Solo dopo alcuni infiniti istanti, quando lei gli sorrise imbarazzata e un dolcissimo rossore le inondò le guance, si sentì come scongelare e si rese conto con immenso stupore che quella creatura celestiale presto sarebbe stata sua in ogni modo umanamente possibile. Le andò incontro e la baciò, prima con dolcezza e poi con sempre più trasporto e senza staccarsi dalla sue labbra, camminando all'indietro, si avvicinò alla cieca al letto per poi fermarsi in piedi di fronte a questo e lasciarle una serie di baci bollenti sul collo; la sentì inarcarsi in risposta per esporre il collo ancora di più al tocco delle sue labbra voraci. Si sentiva inebriato dall'odore di rose che emanava la sua morbida pelle e il suo cuore stava scoppiando per tutto l'amore che provava per quella incredibile ragazza. -Ti amo- le sussurrò contro l'orecchio. Poi fece scorrere le mani dentro i suo setosi capelli scuri e rabbrividì di piacere quando sentì le sottili dita di Andrada accarezzargli le spalle attraverso il tessuto sottile e scorrere sui suoi fianchi fino al bordo della camicia. Si abbassò per permetterle di sfilargliela dalla testa, ma fu solo un secondo e le loro labbra si ritrovarono più fameliche di prima. Cosimo slacciò con facilità la camicia da notte di sua moglie e si allontanò di un passo per poterla ammirare in tutto il suo splendore. I capelli le arrivavano fin sotto alla vita e le scorrevano lungo il corpo candido come un fiume notturno; Il giovane si incantò ancora una volta. Lei, però, sembrò imbarazzarsi di fronte al suo sguardo insistente perché portò immediatamente le mani al petto nel tentativo di coprirsi. -No, non farlo. Non hai nulla di cui vergognarti, credimi. Sei assolutamente perfetta ai miei occhi. Potrei restare a guardarti per il resto della mia vita.- si affrettò a dirle con voce adorante. Lei sembrò prendere coraggio e lasciarsi andrare perché lo spinse sul letto con passione rinnovata fino a farlo stendere e dopo essere salita su di lui cominciò a sbottonargli le brache. Cosimo ricordò di averla paragonata a Venere una volta e si perse, come spesso gli succedeva, nell'immensa profondità di quegli occhi scuri e magnetici che contrastavano in modo così netto con il pallore del viso. -Sei sicura? Farà male.- le disse con serietà, preoccupato di essere in qualsiasi modo la causa della sua sofferenza. -Sì- rispose lei decisa quindi lui, rovesciando la situzaione, le si mise sopra facendo attenzione a non schiacciarla con il peso del suo corpo. Non era certo la prima volta che prendeva la verginità di una donna ma con Andrada era completamente diverso, ogni sensazione era moltiplicata oltre misura ed era terrorizzato all'idea di farle del male. Alla fine il desiderio e la passione vinsero sulla paura e quando sentì pronta ad accoglierlo la penetrò cercando con tutto sé stesso di essere delicato e fare piano per non forzarla. Allo stesso tempo prese a baciarla con passione e poi raccolse con le labbra una lacrima solitaria che scendeva sulla pelle liscia del suo volto, assaporandone il sapore salato. La udì più volte gemere e incitarlo a premere più forte il suo corpo su quello di lei. Si sentiva completo e felice in un modo che non avrebbe mai ritenuto possibile. Quando, tempo dopo, si staccarono, continuando a stringerla a sé, cadde finalmente in un sonno profondo e sereno con la mente meravigliosamente offuscata da lei e i sensi completamente inebriati dal suo dolce profumo di rose.
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I Medici
FanfictionSelene Salviati e Andrada de' Albizzi non potrebbero essere più diverse: popolana l'una, nobile l'altra; fragile e ingenua l'una, forte e coraggiosa l'altra. Eppure le loro vite saranno destinate a incrociarsi quando entrambe entreranno in contatto...