POV: SELENE
La mattina successiva Marco Bello si alzò presto per accompagnare Cosimo in Signoria e il rumore dei suoi passi svegliò anche Selene. Poco male: la ragazza aveva trascorso una notte agitata e poco riposante perchè l'immagine di Lorenzo tornava continuamente ad affacciarsi alla sua mente impedendole di chiudere occhio. Salutò distrattamente suo fratello e poi si vestì. Era in piedi davanti allo specchio che Cosimo era stato così gentile da farle recapitare in camera cercando di sfoggiare un'espressione che a suo dire la facesse sentire carina al pensiero di poter incontrare di nuovo il ragazzo di cui, ignorando tutte le complicazioni del caso, si stava innamorando quando sentì bussare piuttosto violentemente alla porta. Non fece nemmeno in tempo a dire "avanti" che Emilia entrò nella piccola camera con il suo solito fare sprezzante e altezzoso. "La vacanza è finita tesoro, preparati. Madonna de' Albizzi sta arrivando per la prima prova del vestito e tu dovrai aiutarla insieme alle sarte giunte a Palazzo. Muoviti, non abbiamo certo intenzione di farla aspettare. Ti accompagnerò, mio malgrado, nella stanza dove già si trovano le altre". Selene si accorse che stava tremando: la paura per quell'incontro e le parole non esattamente rassicuranti di Emilia avevano fatto sparire tutta la gioia e l'eccitazione che la accompagnavano fin dal giorno precedente. "Certo Emilia, sto arrivando." Si affrettò a dire. Si voltò ma si accorse che l'altra non voleva saperne di uscire quindi si affrettò a gettarsi uno scialle sulle spalle e ad afferrare l'anello di Anna per infilarselo al dito prima di seguirla nei corridoi. La donna la condusse in un silenzio imbarazzante e carico di tensione in una stanza illuminata da grandi finestre. Selene vi trovò due sarte che non aveva mai visto e che la salutarono freddamente squadrandola da capo a piedi. Al centro della stanza torreggiava un busto con un abito da sposa stupendo, bianco. Restò incantata ad osservarlo e per un attimo, ma solo per un attimo, si immaginò con quel vestito addosso. Chissà se si sarebbe mai sposata! Ma chi avrebbe mai voluto sposare una serva povera e che fino a poco prima era vestita di stracci? I suoi pensieri furono interrotti da un'aspra voce femminile. "Ascoltatemi voi tre." Selene si voltò di scatto e vide sulla porta Piccarda, la madre di Cosimo e di Lorenzo. Ecco chi ci mancava per peggiorare ulteriormente la situazione. "La futura moglie di mio figlio sta per arrivare. Voi siete responsabili della sua prima prova dell'abito da sposa ma soprattutto del suo benessere. Dovrete farla sentire a proprio agio e rispettarla. Se solo mi giungerà voce di un vostro comportamento inadeguato me la pagherete cara, vi farò lavorare come dei muli dall'alba fino a notte fonda! Ricordatevi che non valete nulla in confronto a lei e che il vostro unico dovere è trattarla come se fosse mia figlia, come se fosse già da ora una Medici! Sono stata abbastanza chiara?" Le sarte si affrettarono a rassicurarla su quello che sarebbe stato il loro comportamento. Selene invece non fece in tempo ad imitarle che Piccarda le si avvicinò. La ragazza sentiva il cuore batterle fuori dal petto, aveva caldo e le girava la testa ma cercò di farsi forza. "Tu in particolare sei addetta alla persona di Andrada de' Albizzi. Quando verrà a vivere qui dovrai seguirla in ogni suo movimento senza darle fastidio, esattamente come fa quel pezzente di tuo fratello con mio figlio. Il minimo sgarro ti costerà carissimo quindi stai attenta e mantieniti nel tuo rango. È finito il tempo in cui tu non fai nulla e ti aggiri per il mio Palazzo come un'ospite". Le disse con tono sprezzante. "Certo Madonna de' Medici, farò del mio meglio." Le rispose Selene cercando di non dare a vedere che stava tremando. Quella megera l'aveva fatta sentire una nullità e aveva definito suo fratello un pezzente e lei presto avrebbe dovuto cominciare a lavorare ogni giorno per un'altra donna che certamente le avrebbe detto di peggio! Non ebbe tempo di pensare a nulla però perchè Piccarda si voltò sillabando la parola "Bene!" ed uscì dalla stanza seguita da Emilia che ovviamente sorrideva compiaciuta.POV: ANDRADA
Erano passati pochi giorni dal banchetto di fidanzamento e Andrada si trovava in una delle grandi Sale di Palazzo de'Albizzi intenta a suonare una triste melodia seduta accanto alla sua imponente arpa dorata. Aveva cominciato a suonarla fin da quando aveva sette anni poiché suo padre aveva voluto farle da insegnante e, dopo la sua morte, Rinaldo aveva assunto come maestro un famoso musicista del tempo per farla continuare a coltivare tale passione. Con il tempo era diventata molto brava pur non avendo un particolare talento. Suonava spesso perché ogni volta le sembrava di avere seduto accanto suo padre e si ritrovava il viso bagnato dalle lacrime. Luca de' Albizzi era stato non solo un padre dolce e affettuoso ma aveva provato anche a farle da madre, per quel che poteva, cercando di non farle mai mancare nulla. Ora si trovava lì perché aveva bisogno di perdersi nella musica e di sentirsi al sicuro, ma soprattutto di non pensare per un po' a Cosimo de' Medici. Subito dopo il bacio per ore si era sentita felice come non mai, ma poi si era resa conto di quanto era stata stupida. Lui la considerava una donna di facili costumi e l'aveva trattata come tale, ma la cosa peggiore era che lei, non avendolo spinto via, gli aveva confermato di esserlo. Immaginava con orrore ciò che senza dubbio quel vile uomo aveva raccontato di lei e si aspettava da un momento all'altro che la notizia del modo in cui si era comportata giungesse alla orecchie di suo zio. Certo l'avrebbe sposata, questo era indubbio, perché aveva bisogno del suo titolo nobiliare, ma l'avrebbe sempre trattata con disprezzo, anche questo le sembrava ovvio nonostante ciò che le aveva detto Lorenzo de' Medici. La musica questa volta non aveva sortito il solito effetto e nonostante le note continuassero a fluire dallo strumento senza errore non c'era in loro il consueto sentimento. -Madonna de' Albizzi, scusi il disturbo.- disse una timda voce femminile. Andrada si interruppe e si voltò a guardare l'ancella che stava ferma sulla porta, era una ragazza molto efficente che dimostrava al massimo quindici anni e che era stata assunta di recente ma, per quanto sforzasse la memoria, lei non riusciva proprio a ricordarne il nome. -Non avrei mai voluto interrompervi, madonna, ma c'è un uomo che chiede di voi e che dice di avere un messaggio da parte di messer Medici da consegnarvi. Devo farlo entrare?- continuò lei quasi balbettando. Andrada sentì salire il cuore il gola e le guance imporporarsi. -Fallo entrare.- rispose e dalla sua voce non traspariva altro che sicurezza. Aveva già visto l'uomo che fece il suo ingresso nella stanza inchinandosi con devozione, ma non ricordava dove. -Buongiorno, madonna, sono la guardia personale di Cosimo de' Medici, che vi manda i suoi omaggi, e sono qui per consegnarvi questo biglietto e scortarvi a Palazzo.- annunciò con una gentilezza che mal si accordava al suo aspetto virile, porgendole il biglietto. Lei si limitò ad annuire e prese a leggerlo con impazienza.
*Madonna,
Vi porgo le mie scuse più sincere per averVi mandata a prendere senza alcun preavviso, ma sono riuscito a far venire solo oggi le migliori sarte da Venezia perché voglio che Voi abbiate il meglio che i fiorini possano comprare. Marco Bello è la mia guardia personale, un uomo fedele e valoroso di cui mi fido ciecamente. L'ho incaricato di scortarvi a Palazzo de' Medici.
Servo vostro,
Cosimo de'Medici.*
Il messaggio era impersonale, da esso Andrada non avrebbe mai potuto dedurre nulla sulle intenzioni del suo futuro sposo. L'unico modo per scoprire cosa passasse per la testa dell'erede dei Medici era vederlo personalmente, quindi, benché spaventata ed emozionata all'idea di entrare per la prima volta nella casa in cui avrebbe trascorso il resto della sua vita e rivederlo per la prima volta dopo quel bacio, seguì la silenziosa guardia senza esitare.
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I Medici
FanfictionSelene Salviati e Andrada de' Albizzi non potrebbero essere più diverse: popolana l'una, nobile l'altra; fragile e ingenua l'una, forte e coraggiosa l'altra. Eppure le loro vite saranno destinate a incrociarsi quando entrambe entreranno in contatto...