POV: ANDRADA
Dovettero passare ore dal tramonto prima che la cappa di caldo soffocante, che aveva oppresso Firenze quel giorno, si allentasse e una brezza leggera cominciasse a soffiare. Andrada aveva aperto personalmente molte delle finestre del Palazzo e i suoi sforzi erano stati premiati da una meravigliosa benché esile corrente. Visto che di suo marito non si vedeva ancora traccia, per cercare di dimenticare almeno per pochi minuti le preoccupazioni per lui, decise di riempire la grande vasca del bagno adiacente alla camera da letto che i due sposi condividevano con acqua fresca e oli profumati per godersi un bagno rilassante e lavarsi via di dosso insieme al sudore anche tutte le amarezze di quella interminabile giornata. Aveva appena finito di riempirla e si stava togliendo la leggera sottoveste, quando udì la porta della stanza da letto aprirsi. Ormai era notte fonda e non aveva alcun dubbio su chi fosse entrato quindi, senza perdere tempo a coprirsi, uscì dalla sala da bagno nuda come era venuta al mondo. Suo marito era lì appoggiato alla porta della stanza che si era chiuso alle spalle con gli occhi rossi e lo sguardo perso: non si accorse di lei e si lasciò scivolare stancamente lungo la porta e una volta seduto per terra si abbracciò le gambe come un bambino spaventato. Andrada credette di sentire il rumore del proprio cuore che andava in frantumi: Cosimo era l'uomo più forte che lei avesse mai conosciuto e non sopportava di vederlo così distrutto e confuso. Si precipitò da lui senza pensarci un momento e gli si sedette accanto sul fresco pavimento di marmo. Lui finalmente sembrò riscuotersi da quel torpore che spaventava così tanto la ragazza; si voltò verso di lei ma sembrò impiegare parecchi secondi per metterla a fuoco. Anche lei aveva perduto il padre e sapeva che nessuna parola sarebbe stata giusta quindi si limitò a stargli accanto in silenzio per dimostrare che era lì e che ci sarebbe sempre stata. Fu lui il primo a parlare con la voce rotta e gli occhi pieni di disperazione ma ancora asciutti. Per quanto ne sapeva Andrada non aveva ancora pianto né potuto quindi sfogare il proprio dolore. -Sono così confuso. Non so più cosa fare. Non sono in grado di condurre e proteggere da solo questa famiglia. Vorrei solo rimanere qui rannicchiato a crogiolarmi nel mio dolore.- Andrada gli prese una delle mani con cui si era coperto il volto e gliela baciò con dolcezza. -Non sei affatto solo, amor mio. Hai tuo fratello, hai una sorella, hai ancora una madre e hai me. Noi ti aiuteremo e sarai perfino migliore di tuo padre. E sai perché ne sono così certa? Perché ami questa famiglia con tutto te stesso e saresti disposto a fare qualsiasi cosa per difenderla.- disse Andrada accarezzandogli il viso e i capelli. Rimasero per alcuni lunghi minuti accoccolati l'uno all'altra senza dire un parola e, quando finalmente le mura che Cosimo aveva eretto attorno ai suoi sentimenti crollarono, lacrime silenziose cominciarono a bagnargli il viso. -L'hanno u... ucciso. Quel vino... l'avevano donato a me. Se io non avessi proposto quel maledetto brindisi lui sarebbe ancora qui. L'ho ucciso io, Andrada. E avrei potuto uccidere anche Lorenzo.- mentre balbettava quelle parole che evidentemente gli pesavano come macigni sul cuore le sue spalle venivano violentemente scosse dai singhiozzi. -Non è affatto vero! Mettitelo bene in testa: non è colpa tua. Non potevi certo immaginare che quel vino fosse avvelenato. Mia madre è morta di parto mettendomi alla luce e per molti anni mi sono odiata perché ero certa di averla uccisa io. Mi ci è voluto molto per smettere di incolparmi di questo; ho sofferto e fatto soffrire quelli che mi vogliono bene nell'attesa di rendermene conto. Non commettere il mio stesso errore!- gli disse cominciando a piangere a sua volta. -Soffri per la perdita di un padre che amavi e che ti amava: quello è un dolore giusto e naturale che ha il potere di purificarti l'anima, ma non incolparti per cose che non hai fatto, perché quel dolore ha il potere di portarti alla rovina e allontanarti dalle persone che ti amano.- continuò per poi tirarsi su e tendergli una mano. -Abbiamo entrambi bisogno di un bagno.- lui accettò la mano che lei gli porgeva ma prima di seguirla nella sala da bagno l'attirò a se e la baciò con foga. -Ti amo. Sarei un uomo perso senza di te... Ho bisogno di perdermi dentro di te e dimenticare per un po' tutto oltre all'odore della tua pelle e la morbidezza dei tuoi capelli...- le sussurrò tra i capelli facendole scendere piacevoli brividi lungo la colonna vertebrale. Fecero il bagno in fretta e poi, senza nemmeno asciugarsi, fecero l'amore come non l'avevano mai fatto prima: ogni sensazione amplificata dal bisogno che avevano l'uno dell'altra. Le loro anime erano più vicine che mai e i corpi non poterono fare a meno di seguirle e quella stessa magica notte nel grembo di Andrada un seme di vita era attecchito per prendere il posto lasciato nel mondo dall'anima del primo dei Medici.
STAI LEGGENDO
I Medici
FanfictionSelene Salviati e Andrada de' Albizzi non potrebbero essere più diverse: popolana l'una, nobile l'altra; fragile e ingenua l'una, forte e coraggiosa l'altra. Eppure le loro vite saranno destinate a incrociarsi quando entrambe entreranno in contatto...