"7 Marzo 1418" (prima parte)

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POV: SELENE

La fine della guerra e il lento ma progressivo miglioramento delle condizioni psicologiche di Andrada avevano riportato nell'animo di Selene un po' di insperata tranquillità sebbene la siccità continuasse ad attanagliare Firenze e a preoccuparne sempre di più gli abitanti e i ricchi e nobili rappresentanti. Marzo ormai si avvicinava portando con sè un anelito di vita timido ma possente che sfidava le disastrose condizioni meteorologiche facendo sbocciare nell'animo di ognuno un segreto desiderio di rinascita e di intima gioia che si acuiva ancor di più nella psiche dei quattro Medici, così provati dagli oscuri eventi che avevano caratterizzato il loro primo Inverno assieme. La gravidanza di Selene era ormai giunta quasi al termine e mancava davvero poco alla nascita del primo erede di una delle più potenti famiglie della città. Il sopraggiungere del lieto evento alleggeriva la tristezza aleggiante nell'aria da quella maledetta notte di Dicembre e ogni volta che il bambino si muoveva nel ventre della futura madre a lei pareva che nulla avrebbe potuto donarle una pace maggiore o farle provare un coinvolgimento più profondo e più puro al grande mistero della vita. Selene non vedeva l'ora di poter stringere al seno quella creatura che da nove mesi le cresceva dentro, affidandosi ciecamente a lei e soltanto a lei, innalzandola a sua unica fonte di sopravvivenza ma sapeva anche che stava vivendo gli ultimi giorni in cui sarebbe stata solo la moglie di Lorenzo, la sorella di Marco Bello, Cosimo e Andrada, l'amica di Elsa, Michela e Filippo. Cercava di godersi senza fretta tutte le persone più importanti della sua vita, riempiendole dell'affetto che le faceva traboccare il cuore e quasi scusandosi anticipatamente con loro poichè di lì a poco avrebbe sicuramente concentrato tutte le sue energie sulla cura di un altro essere. Passeggiava nei grandi giardini del Palazzo, a volte da sola con i suoi pensieri, a volte tenendosi teneramente mano nella mano con suo marito, trascorrendo lunghe ore a riflettere sulla sua vita, su quello che aveva costruito fino a quel momento, su quello che ancora la attendeva. Non aveva la minima idea di ciò che sarebbe stato, di cosa avrebbe significato crescere un figlio, ma non temeva più di non farcela. Sapeva, come ogni mamma, che non esistevano manuali o leggi scritte da rispettare e che tutto sarebbe venuto da sè, spontaneamente. Avrebbe imparato ad essere madre, a sorridere nel modo giusto al suo bambino, a calmarlo, a comprenderlo, grazie semplicemente a quella misteriosa forza che l'amore infonde nell'animo e che nessun manuale o legge scritta può eguagliare. Aveva lentamente imparato ad accettare ciò che era successo a sua sorella, comprendendo che nulla ormai avrebbe potuto riportare loro il suo piccolo nipotino e cercando di trarre forza, per quanto possibile, da quel triste evento per sè, per suo figlio e soprattutto per Cosimo e Andrada. L'eccitazione di Lorenzo era palpabile e il giovane era tenerissimo quando cercava di preparare al meglio il Palazzo per l'arrivo del bimbo, notando spigoli pericolosi, scalini troppo ripidi e marmi troppo scivolosi che si preoccupava immediatamente di far riparare. "Amore, tu e tuo fratello siete cresciuti qui e, fatta eccezione per qualche piccola cicatrice che sicuramente anche nostro figlio provvederà a procurarsi, non mi pare abbiate riportato gravi danni per via degli scalini ripidi e dei marmi scivolosi. Io sono cresciuta in mezzo alle vie della città, eppure sto benissimo. Vedrai, il nostro bambino se la caverà alla grande!" Cercava di rassicurarlo la moglie sorridendo, ma Lorenzo non voleva sentire ragioni e proseguiva imperterrito nella sua attività di "restauro di Palazzo de' Medici a misura di bambino". Marco Bello sembrava diventato la Selene della situazione e ogni qualvolta si fermava a parlare con sua sorella si commuoveva nel vederla ormai donna e non più bambina piccola e indifesa e se all'inizio ciò alla giovane era sembrato dolce ora cominciava ad apparirle abbastanza patetico e non si risparmiava di prendere in giro affettuosamente il fratello maggiore. Cosimo e Andrada erano dolcissimi e, pur convivendo con un dolore profondo e spesso soffocante, erano sinceramente felici per lei e non vedevano entrambi l'ora di conoscere il loro nipotino o la loro nipotina. Selene cercava di coinvolgerli il più possibile, trascorrendo ore a discutere con Andrada dei nomi più belli e promettendo a Cosimo che, se fosse stato un maschio, gli avrebbe lasciato imparare le segrete tecniche del combattimento da lui. "Credo di non essere esattamente il più indicato dei suoi due zii per assolvere tale compito" le aveva risposto ridendo lui, memore delle disastrose lezioni di scherma elargitegli all'accampamento da Rinaldo de' Albizzi. Elsa Brunelleschi andava spessissimo a farle visita, portando con sè anche la sua numerosa truppa di bambini e soprattutto un'eccitatissima Sofia, che considerava quello che presto sarebbe nato alla stregua degli altri suoi fratelli e sorelle. La flautista cercava anche di confortare Andrada e di rassicurarla con il suo inestinguibile e inarrestabile ottimismo. Michela e le altre serve del Palazzo avevano riempito la moglie di Lorenzo di bellissime copertine e di vestitini ricamati da loro personalmente che andavano ad aggiungersi a quelli che lei stessa si era impegnata a realizzare, facendola emozionare dinanzi a tanta benevolenza. Sovente Selene lasciava il Palazzo per passeggiare nelle vie di Firenze e per incontrare i suoi concittadini e, nonostante lo stato di gravidanza ormai molto avanzato, non aveva voluto rinunciare alle ormai consuete distribuzioni di cibo e beni di prima necessità nei quartieri poveri e il calore e l'affetto dei fiorentini le riempivano l'animo. Era la "principessa del popolo", amata e ammirata da tutti ed era contenta che anche Andrada si fosse aperta a quel mondo e avesse capito quanto potesse essere fondamentale nella sua vita quell'affetto smisurato e genuino. Ogni cosa era perfetta. Tutto concorreva al momento in cui il bambino sarebbe nato. E finalmente, una mattina di Marzo accadde.
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