"Ritorno"

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POV: SELENE

Non appena l'atmosfera a Palazzo, per quanto fosse possibile in una situazione così devastante, si era tranquillizzata, Marco Bello era partito al galoppo in direzione di Lucca per avvertire Lorenzo e Rinaldo di ciò che era successo ad Andrada. Selene era riuscita solo con l'aiuto di Michela a spogliarsi della vestaglia da notte, ad indossare un sobrio vestito nero e a lavarsi gli occhi arrossati e il volto stravolto. La dolce serva sua amica le aveva poi preparato un infuso bollente per tentare di calmarla ma era stato inutile: le mani della giovane moglie di Lorenzo tremavano così tanto che la delicata tazza di porcellana era sfuggita alla sua presa e si era frantumata a terra in mille pezzi. "M-mi dispiace Michela...scusami, ci-ci penso io..." aveva balbettato prendendo una pezzetta bagnata e chinandosi per asciugare il pavimento di marmo pregiato della cucina, ma l'altra non aveva voluto sentire ragioni, l'aveva accompagnata nella sua stanza e le aveva detto che avrebbe dovuto riposare. "Per il tuo bene e per quello del bambino che porti in grembo Selene, ti prego, cerca di chiudere gli occhi e di dimenticare per un po' tutto questo dolore." L'aveva implorata, ma inutilmente. Non appena era rimasta sola infatti la ragazza si era alzata perchè una sensazione tremenda di ansia, che dallo stomaco si estendeva per tutto il corpo, le impediva di restare distesa. Si avvicinò alla finestra. Voleva solo che Marco Bello tornasse in fretta insieme a Lorenzo: non riusciva a gestire da sola la disperazione di quel momento. Non si capacitava di come avesse potuto essere così indelicata con sua sorella, si torceva le mani in continuazione e se avesse potuto si sarebbe presa a schiaffi: invece di migliorare la situazione l'aveva solo drasticamente peggiorata portando Andrada a cacciare via dalla stanza non solo lei ma soprattutto suo marito, che ora chissà dove si trovava disperato e preoccupato. E tutto per colpa sua. Selene era sconvolta ma nel profondo del suo cuore sapeva che doveva essere forte per Andrada e Cosimo: loro due erano stati colpiti da quella immane tragedia molto più di chiunque altro e sapeva anche che ora la gestione del Palazzo era tutta sulle sue spalle: la servitù era sicuramente confusa e spaventata e per quanto Michela fosse autorevole e organizzata non poteva prendere il suo posto e fare le sue veci: era lei la matrona. Sospirò profondamente e cercò di ragionare con freddezza. Non poteva disperarsi adesso: il suo ruolo e il suo rango glielo impedivano. Avrebbe avuto dopo tutto il tempo di cui avesse avuto bisogno per interiorizzare il dolore, per rendersi realmente conto che il suo nipotino non avrebbe mai visto la luce, non sarebbe mai cresciuto insieme a suo figlio, ma non era il momento adeguato. Ora doveva uscire dalla sua stanza e prendere il coraggio di iniziare a vivere, come si ricordava di aver detto ad Andrada poco tempo prima. Quando Michela la vide si preoccupò e cercò di convincerla a tornare di sopra ma Selene era decisa e determinata e le assicurò che stava bene. Innanzitutto parlò con la servitù e rassicurò tutti. "So che siete sconvolti e preoccupati per la salute di Madonna Andrada, lo capisco: lo sono anche io. Ma non possiamo farci dominare dalle nostre emozioni adesso: la città è in guerra e sulla nostra famiglia si è abbattuta una terribile disgrazia, per far sì che ogni cosa funzioni al meglio oggi ho bisogno del prezioso aiuto di tutti voi." Affermò guardandoli negli occhi uno ad uno con quell'aria materna ma autorevole che tanto la faceva amare dai suoi sottoposti. Affidò ad ognuno dei compiti ben precisi e ordinò che la notizia dell'aborto non venisse in alcun modo diffusa, almeno fino a quando Cosimo non avesse acconsentito. Dopo di che, andò a cercare proprio suo fratello. Voleva stargli vicino e non lasciarlo solo: Andrada si era chiusa in camera, Lorenzo e Marco Bello erano lontani e lei era l'unica persona che lui aveva in quel momento dato che Piccarda non sembrava interessata a lasciare la sua stanza per nulla al mondo. Solo una volta si era fatta vedere e, saputo che la sua cara nuora si era chiusa a chiave e che non aveva intenzione di incontrare nessuno, si era ritirata a pregare per la sua salute senza degnarsi di rivolgere nemmeno una parola di consolazione al figlio. Quando Emilia le aveva portato il pranzo e le aveva raccontato in che modo sorprendente Selene avesse preso in mano la gestione del Palazzo gli occhi della vecchia matrona avevano lanciato lampi d'ira: "Non c'è più alcun pudore, il mio Palazzo e l'antico nome della mia famiglia gestiti da una sporca popolana!" Aveva esclamato e, uscita dal suo rifugio, aveva cercato con scarsi risultati di dare ordini a cuochi, servitori e ancelle: tutti preferivano ascoltare Selene e fare ciò che lei comandava. Piccarda allora era corsa di nuovo in camera sua sbattendo la porta esasperata e non si era più fatta vedere. La giovane moglie di Lorenzo trovò Cosimo nel suo studio. Bussò delicatamente alla porta e quando entrò lui era seduto a terra e stava piangendo.  "Sono venuto qui perchè non so in quale altro posto andare...in città nessuno sa quello che è successo, credo...mi staranno cercando tutti perchè non mi sono presentato a Palazzo Vecchio stamattina" Disse con la voce più flebile che Selene gli avesse mai sentito, sollevando appena lo sguardo verso di lei. La ragazza accostò la porta e gli si avvicinò lentamente. Cosimo stava guardando il grande camino spento davanti a sè e nella stanza faceva abbastanza freddo. "Non mi risponde, busso alla sua stanza e lei non mi risponde..." mormorò ancora il giovane Dittatore fra le lacrime. Selene accese il fuoco e si sedette accanto a lui, abbracciandolo. Non l'aveva mai visto così disarmato. Restarono appoggiati l'uno all'altra a guardare le fiamme per un po', senza dire nulla. Nessuna parola poteva d'altronde riempire una voragine di angoscia e di dolore.
Era tardo pomeriggio quando finalmente Rinaldo, Lorenzo e Marco Bello arrivarono a Firenze. Selene aveva gestito per tutto il giorno il Palazzo con serietà impegnandosi anche a mandare via con scuse convincenti tutti i messaggeri e gli inservienti giunti per avere notizie del dittatore e mettendo in secondo piano i suoi sentimenti e le sue paure ma ora stava diventando sempre più difficile dominarsi: nonostante tutto era sempre lei, Selene Salviati, e anche se stava lentamente crescendo e maturando nel suo cuore conservava sempre quel principio di fragilità e malinconia che la rendeva la persona che era. Come Cosimo, aveva provato a bussare anche lei alla porta di Andrada più volte e, come Cosimo, non aveva ottenuto risposta. Era spaventata e disorientata e ogni secondo che suo marito e suo fratello tardavano ad arrivare l'angoscia si impadroniva sempre più di lei: poteva essere successa qualsiasi cosa. Li stava aspettando in cucina con Michela, gli occhi fissi al cielo che, inesorabilmente, si scuriva ogni minuto di più. L'ansia allungava il tempo: quando finalmente la porta a vetri si aprì e tre uomini sudati, sporchi di polvere e agitati entrarono alla giovane sembrava di trovarsi seduta su quella sedia bianca dalla notte dei tempi. Si alzò in piedi di scatto. "Lorenzo!" Esclamò, non riuscendo ad impedirsi di provare una sensazione di sollievo, seppur remoto. Suo marito era avvolto in un pesante mantello nero e i suoi lunghi capelli scuri erano attaccati al collo e al volto dal sudore di una lunga cavalcata senza soste ristoratrici. Rinaldo e Marco Bello non erano in condizioni migliori. Il minore dei fratelli Medici non ebbe neanche il tempo di salutare sua moglie però, perchè una voce autoritaria e arrabbiata proruppe nella stanza. "Dov'è mia nipote? Voglio vedere mia nipote! Immediatamente." Gridò infatti Albizzi. Selene lo guardò esterrefatta e fu Michela a prendere la parola per lei. "Messer de' Albizzi, vostra nipote si è chiusa a chiave nella sua stanza da stanotte e non vuole vedere nessuno..." Disse la giovane serva. "Sciocchezze!" Ribattè il comandante dell'esercito fiorentino. "Sono suo zio, l'ho cresciuta, mi basterà farle sentire che sono io e mi aprirà la porta. E' normale che non voglia parlare con voi: questo Palazzo è abitato da usurai e popolane che si atteggiano a donne di rango!" Continuò poi squadrando da capo a piedi Selene. Quest'ultima ignorò volutamente quella provocazione e intimò con lo sguardo a Lorenzo di fare lo stesso, poi fece segno a Michela con gli occhi di accompagnare l'uomo da Andrada. Quando i due scomparvero la ragazza si ritrovò sola nella stanza con suo marito e suo fratello ma quest'ultimo, che era sempre stato molto perspicace, la salutò velocemente con un bacio e andò via. "Sei tornato finalmente..." sussurrò con gli occhi lucidi e un'espressione altera la giovane a suo marito. "Amore mio, mi dispiace così tanto..." disse Lorenzo avvicinandosi a lei e allargando le braccia. Selene però sentiva che non sarebbe più riuscita a controllarsi. Il suo volto si deformò nel pianto e la paura che per quel lungo mese aveva nutrito nel suo cuore per la sorte dell'uomo che più amava al mondo si mescolò inesorabilmente al dolore per quello che era successo quella notte, al senso di colpa per ciò che aveva detto ad Andrada subito dopo l'aborto, alla tensione accumulata. "No, voglio dire...finalmente sei tornato! Perchè sei andato via Lorenzo, perchè? Perchè mi hai lasciata sola? Se tu fossi stato qui avresti potuto stare accanto a tua sorella e...e accanto a me, non avrei vissuto ogni secondo delle mie giornate nel terrore che tu fossi morto, io...tu te ne sei andato senza che ti importasse più nulla di quello che succedeva nella tua città, nella tua casa, nella tua famiglia..." gridava fra le lacrime. Quando Lorenzo le si avvicinò lei lo spinse via, dominata dalla rabbia data dall'assenza di suo marito e dalla gioia di vederlo di nuovo a casa, vivo. Era sconvolta da due sentimenti opposti ma finalmente stava riuscendo a sbloccarsi e a sfogarsi. Lui si avvicinò di nuovo, lentamente, e stavolta lei, prima con diffidenza e poi lasciandosi andare sempre di più si abbandonò a quell'abbraccio scossa dai singhiozzi, mentre Lorenzo, con gli occhi lucidi, le accarezzava i morbidi capelli castani e le baciava la fronte.

Angolo autrici:
Prima di tutto volevamo scusarci per il mostruoso ritardo. Purtroppo fra la patente e la scuola (è l'ultimo anno 😱) che è ricominciata abbiamo molto meno tempo per scrivere quindi non riusciremo a pubblicare spesso come prima 😭😭 Comunque volevamo assicurarvi che teniamo al nostro libro e non vogliamo assolutamente rinunciarvi e quindi la storia continuerà anche se non con la stessa assiduità di prima. Detto questo cercheremo di pubblicare una volta alla settimana/ ogni dieci giorni, e speriamo vivamente di riuscirci 🙈 Ora passando alle risposte del quiz: Lorenzo è dolce, buono, immaturo qualche volta, testardo e anche un po' melodrammatico.
Continuate a seguirci. Alla prossima! 😘

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