"Certezze"

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POV: ANDRADA

Se c'era una cosa di cui Andrada potesse considerarsi fermamente e completamente certa nella sua vita questa poteva essere soltanto la Vigilia di Natale. Persino l'anno precedente aveva potuto contare sul conforto di quella giornata speciale nonostante fosse passato pochissimo tempo dall'atroce esperienza dell'aborto. Così, benché si trovassero ancora a Villa Colchide, a miglia di distanza dalla loro amata città, e nonostante la neve continuasse a scendere copiosa come non si vedeva da anni bloccando tutte le vie di comunicazione della zona e creando notevoli grattacapi ai servi, costretti a ripulire il viale ogni due ore, quel giorno continuava ad essere identico alle altre diciotto Vigilie che la giovane donna aveva vissuto. Le campane che suonavano a festa per tutto l'arco della giornata, gli addobbi splendenti, il profumo delle bucce di arancia sparse sulle mensole dei camini accesi che si mischiava perfettamente a quello del Panforte che proveniva dalle cucine, le canzoni e gli inni che i figli dei contadini passavano a intonare di porta in porta ricompensati da dolci e frutta, l'allegria nell'aria. Neppure le fitte al ventre che di tanto in tanto le toglievano il fiato costringendola a sedersi sulla prima sedia che avesse a portata di mano e con cui del resto in quei mesi aveva dovuto imparare a convivere potevano smorzare il suo entusiasmo. Erano questi i lieti pensieri che le affollavano la mente mentre seduta accanto al fuoco strimpellava piano qualche nota sulla sua arpa dorata. "Se questo maledetto fracasso non cessa subito finirò per impazzire, lo giuro." proruppe Selene riuscendo a stento a sovrastare con la propria voce l'alto suono delle campane che in quel momento avevano ricominciato a suonare ricordando ai fedeli che presto sarebbe cominciata la messa serale. Tra le braccia aveva il piccolo Lorenzo che singhiozzava contro la sua spalla spaventato. "Abbiamo capito che è la notte del Signore, che senso ha insistere tanto?" Continuò a lamentarsi la giovane senza neppure attendere una sua risposta e lasciandosi ricadere su una sedia con aria scocciata. Selene non condivideva a pieno il suo entusiasmo per il Natale, d'altronde quando si vive per strada e si ha a stento il cibo per sfamarsi giorno dopo giorno come era successo per anni alla giovane non vi è nulla di tanto speciale in quel periodo dell'anno. Andrada lo capiva perché ne avevano spesso parlato ma allo stesso tempo era decisa a farle cambiare idea col tempo. "Si era appena addormentato?" Chiese pacatamente riprendendo a muovere al contempo le dita lungo le corde dello strumento non appena l'allegro frastuono cessò. "Sì, e non guardarmi in quel modo! Sto cercando di godermi la festività ma loro non mi rendono le cose facili. Stamattina era da poco sorto il sole e loro già avevano sparato quei fuochi orientali colorati, che sono sicuramente bellissimi da guardare con il buio ma che fanno lo stesso identico rumore di cannoni da guerra e che come risveglio non sono esattamente il massimo. Poi visto che farci venire un colpo non era certo abbastanza per tutta la giornata hanno suonato quelle cose maledette come se qualcuno potesse scordarsi che giorno fosse. Ah non sorridere così perché lo so che tu hai continuato a dormire beatamente con il sonno pesante che ti ritrovi, ma io e il piccolo non siamo sordi!" Aveva appena terminato quello sfogo e Andrada si stava giusto sforzando di non scoppiare a ridere per peggiorare la propria condizione cercando al contempo una risposta che non la facesse ulteriormente innervosire quando Lorenzo entrò fischiettando e attirando su di sé lo sguardo di fuoco della moglie. La giovane provò a fargli capire a gesti che era il caso di darsela a gambe ma lui non si accorse di nulla. "Siete pronte ragazze? La carrozza ci attende! Prima andiamo in chiesa e prima sarà finita così potremo tornare a goderci il cenone e i doni." Tubò tutto contento finendo di stringersi il mantello di bordato di pelliccia attorno al collo. Per qualche istante Andrada temette che la giovane donna potesse mollarle il bambino per avere le mani libere e strozzarlo ma poi lei si limitò a sbuffare e a fare un verso scocciato. "Non vi sopporto più." Mise in chiaro ma in fondo era divertita dall'ennesima prova di quanto quei due fossero simili. Il sorriso di Lorenzo si allargò ulteriormente mentre Selene lo seguiva sconfitta. Andrada si concesse qualche altro secondo di torpore prima di alzarsi con fatica dalla sedia reggendosi la pancia decisamente prominente. Ormai il parto era vicino, i guaritori e la levatrice le avevano detto che suo figlio sarebbe nato verso la metà di febbraio quindi meno di due mesi la separavano dal momento in cui finalmente lo avrebbe stretto al petto e avrebbe potuto permettersi di essere davvero felice. Erano state proprio le sue condizioni delicate e la prospettiva del parto imminente a convincerli a trascorrere l'inverno in campagna e ad affrontare il viaggio di ritorno soltanto in primavera. Quando entrò nella loro camera per prendere il mantello e indossare degli stivali prima di affrontare il gelo che era sceso fuori dopo il tramonto trovò suo marito immerso nella lettura di una lettera. L'espressione tesa sul suo volto la sorprese e spaventò, nelle settimane che erano trascorse dal momento in cui Cosimo e gli altri avevano fatto ritorno da Firenze sani e salvi e il pericolo della peste si era trasformato in un innocuo ricordo era riuscita a ricostruire un precario equilibrio nella sua vita e a ricominciare a nutrire qualche speranza per il futuro ma il terrore che la sorte potesse tornare ad accanirsi contro la loro famiglia era sempre dietro l'angolo. "C'è qualcosa che non va?" Domandò con voce tremante dal momento che lui non si era ancora accorto della sua presenza preso come era dalle notizie che quel pezzo di carta racchiudeva. "Non lo so. Mentre ero a Firenze, dopo la fine della peste, la guardia cittadina ha iniziato le indagini sugli incendi che sul finire dell'estate hanno martoriato la città tra cui anche quello che ha interessato il nostro Palazzo. Mi sto tenendo in contatto con il capitano: non sa ancora dirmi nulla di certo ma mi promette che entro la fine del prossimo mese porteranno a soluzione il caso." Le spiegò pacato andandole incontro prendendole le mani tra le sue. "E allora perché tu sembri preoccupato?" Lo conosceva troppo bene per non rendersi conto che sembrava come minimo frustrato e sulle spine e quella risposta non le bastava. "E' semplicemente la mia folle pretesa di avere sempre tutto sotto controllo, avrei preferito di gran lunga far condurre le indagini a un mio uomo di fiducia. Il nuovo corpo di guardia non mi convince molto ma ho già fatto troppe cose al limite della legalità nell'ultimo periodo quindi devo evitare di dare ancora nell'occhio, sono già in troppi coloro che mi additano come tiranno. Tutto qui." Ammise lui infine scrollando le spalle con fare rassegnato e ironico prima di farsi improvvisamente serio. "Non devi più avere paura, andrà tutto bene. Farò tutto ciò che è in mio potere affinché tu non debba più soffrire, quello che abbiamo passato basta per una vita intera." C'era una strana luce nel suo sguardo mentre pronunciava quelle parole e ad Andrada venne in mente il ragazzo immaturo e altezzoso che aveva visto quando per la prima volta i suoi occhi avevano incontrato quelli del giovane e pensò a quanto si fosse sbagliata in quella prima impressione ma anche a quanto lui stesso fosse cambiato. Colui che in quel momento si inginocchiò di fronte a lei per baciarle teneramente il ventre gonfio e poggiarvi un orecchio nella speranza di riuscire a cogliere un movimento di suo figlio era un uomo modellato e temprato dal dolore e dalle responsabilità. E benché fosse tanto diverso da come era stato quando le aveva rubato il cuore le sembrava di amarlo ogni giorno di più e più disperatamente di quello precedente perché in fin dei conti erano cambiati insieme. Un sorriso si fece largo sul suo volto quando le campane ricominciarono a suonare ricordando per l'ultima volta ai fedeli ritardatari che la messa natalizia stava per iniziare. "Dai andiamo, Selene e Lorenzo ci stanno aspettando con impazienza in quella scatola traballante e assassina su ruote che chiamano carrozza e credimi, la nostra dolce e cara sorellina potrebbe staccarci la testa a morsi se la facciamo attendere troppo." Scherzò divertita andando a sedersi sul margine del letto perché suo marito potesse infilarle gli stivali, impresa che era diventata per lei assolutamente colossale a causa della pancia prominente. "Chissà perché non fatico a immaginare la scena. Anche se bisogna tenere in conto il fatto che se noi non ci presentiamo per un bel po' finirà per sfogarsi su Lorenzo, cosa che potrebbe essere piuttosto divertente da osservare." Rispose lui stando al gioco e i due si affrettarono a raggiungere la carrozza ridendo come bambini. La neve alta rese il viaggio molto più faticoso del previsto perché gli zoccoli dei cavalli vi affondavano continuamente rendendo il loro movimenti più lenti e difficoltosi e soprattutto perché le ruote della carrozza rimasero per ben due volte incastrate costringendo il cocchiere e i due banchieri a scendere e spingere per sbloccarla. Quando finalmente giunsero di fronte alla piccola chiesa di campagna la messa era già iniziata e i Medici dovettero entrare con discrezione per non disturbare. Tentativo piuttosto vano dal momento che il parroco aveva riservato loro i posti in prima fila costringendoli ad attraversare tutta la navata. Se tutto ciò non fosse stato sufficiente il piccolo Lorenzo non aveva apprezzato più di loro l'essere rimasto chiuso per più di mezz'ora tra le pareti traballanti del mezzo né tanto meno sembrava apprezzare quel luogo ai suoi occhi sconosciuto quindi emetteva un basso lamento che rischiava di trasformarsi in urla e pianto da un momento all'altro. Selene lo consegnò al marito come richiedeva la tradizionale divisione dei sessi senza tuttavia nascondere una certa reticenza e una buona dose di imbarazzo ma Andrada la prese sottobraccio e la trascinò a testa alta verso la prima panca della fila di sinistra, quella riservata in tutte le chiese al genere femminile. Non intendeva assolutamente farsi intimidire dagli sguardi curiosi delle pettegole che già vi sedevano e che appena le due matrone entrarono nel loro campo visivo presero a bisbigliare in modo concitato. Il prete fulminò le due con lo sguardo dall'altare ma per fortuna continuò a leggere la Bibbia e non fece cenno al loro arrivo ritardatario. Non erano trascorsi che pochi minuti dal momento in cui si erano finalmente accomodate quando le solite fitte al ventre cominciarono a tormentare Andrada . Lei cercò di ignorarle ma le sembrava che diventassero sempre più dolorose di secondo in secondo e cominciò a spaventarsi. "Stai bene?" le sussurrò Selene notando che si stava massaggiando il ventre gonfio. "Non lo so." fu la risposta affannata. Soltanto quando sentì un liquido caldo scorrerle lungo la gamba si rese conto che qualcosa non andava e si lasciò prendere dal panico. "Selene, credo di star sanguinando!" La voce suonò strozzata persino alle sue stesse orecchie e vide il medesimo panico farsi strada anche nei grandi occhi verdi dell'amica, lei tuttavia riuscì a metterlo a tacere e a mantenere il sangue abbastanza freddo da abbassarsi e sollevarle leggermente la gonna dell'abito pesante per controllare. "Non è sangue... credo che sia.... liquido amniotico." Poi vedendo che lei non aveva nessuna reazione: "Andra, ti si sono rotte le acque. Stai per partorire!" affermò convinta scuotendola lievemente per le spalle come per essere certa che la giovane la stesse ascoltando davvero. "Madonne? Vogliate scusarmi ma sono costretto a chiedervi di non disturbare la Santa messa. Ho ignorato il vostro ritardo perché immagino che abbiate avuto sicuramente un valido motivo, ma non posso accettare un simile comportamento nella casa del Sig..." L'anziano sacerdote non riuscì a finire perché Selene balzò in piedi e lo interruppe. "Sta per partorire! Ora!" Esclamò risoluta e nonostante fosse sopraffatta dall'agitazione e dal dolore, Andrada lasciò sfuggire una risata isterica di fronte a quella scena irreale, riusciva a immaginare cosa potesse passare per la piccola testa calva del vicario di Dio. Cosimo le raggiunse a grandi falcate seguito a poca distanza dal fratello. "Non è possibile, è solo al settimo mese. La levatrice era certa... e i guaritori..." L'obiezione gli si spense in gola quando incontrò le pupille dilatate della moglie, l'impossibile stava avvenendo. "Evidentemente il bambino è prematuro. E' molto raro ma a volte capita." Fu l'intervento un'anziana donna seduta proprio dietro di loro che al contempo si alzò e si avvicinò. "Ma... ma i bambini prematuri spesso..." Andrada non voleva crederci, non poteva accettare che la vita di suo figlio fosse a rischio, che quella di perdere un altro bambino fosse una possibilità concreta, non avrebbe mai potuto sopportarlo e non riuscì a terminare la domanda. La donna tuttavia comprese e la rassicurò dicendo che nulla era certo e che sarebbe stato difficile ma ce l'avrebbero potuta fare entrambi, poi prese in mano la situazione con la sicurezza di chi aveva molta esperienza sulle spalle. "Messeri, dovete far uscire subito tutti, sarà già abbastanza difficile senza un pubblico a infastidirla. Mandate qualcuno a chiamare un frate guaritore, ci sarà bisogno della mano esperta di qualcuno che conosca bene le erbe e l'arte della medicina. Questo parto non sarà affatto semplice e il bambino potrebbe aver bisogno di cure immediate." Cosimo e Lorenzo non se lo fecero ripetere e si attivarono immediatamente per liberare la chiesa. "Volete farla partorire nella casa del Signore?!" vociò il vecchio parroco sconvolto quando comprese a pieno le loro intenzioni. "Non possiamo portarla a casa, è troppo lontano nelle attuali condizioni e lei rischierebbe di partorire lungo la strada. E di certo non possiamo farle prendere freddo portandola fino alla carrozza." Rispose Selene guardandolo in cagnesco e incrociando le braccia sul petto con aria di sfida, il muto messaggio che il suo corpo lanciava era che chiunque sarebbe dovuto passare sul suo cadavere prima di riuscire anche solo a sfiorare la giovane donna. "Oh padre, non state qui a cincischiare! Andate a ravvivare il fuoco, mettete dell'acqua a riscaldarsi e portatemi dei teli puliti. Correte! Il bambino non aspetterà i vostri comodi." Gli ordinò la donna senza neppure alzare gli occhi mentre strappava con destrezza la gonna di Andrada e le toglieva intimo e calze dopo averla fatta stendere sul piano di legno. Quello dopo essere rimasto per qualche istante a fissarle sconvolto si affrettò a fare quanto gli era stato detto. "Madonna, aiutatemi ad avvicinare l'altra panca perché durante gli spasmi delle contrazioni ho paura che possa cadere." Chiese poi a Selene addolcendo notevolmente il tono. Andrada si sentiva la testa pesante e con la mente annebbiata rifletté che quel dolore era simile alle onde del mare durante una tempesta: andava e veniva ma ogni volta sembrava più intenso di quella precedente. Pregava perché il suo bambino sopravvivesse ma anche affinchè la morte portasse via anche lei se lui non ce l'avesse fatta. Quando cominciò a sentire delle urla ci mise un po' per rendersi conto che si trattava delle proprie. "Non temete, piccola. Presto sentirete lo stimolo di spingere e in men che non si dica sarà tutto finito." la rassicurò la donna mentre Selene accucciata accanto alla sua testa le puliva dolcemente il sudore sulla fronte con un fazzoletto bagnato. Le sembrava che il tempo si fosse fermato o che fossero trascorse ore e ore dal momento in cui le si erano rotte le acque e quelle gentili parole di conforto non avevano alcun potere benefico. "Il cocchiere ha slegato uno dei cavalli ed è partito di corsa. Per fortuna il convento non è lontano e presto i frati saranno qui." Comunicò Lorenzo, dopo che lui e Cosimo erano rientrati richiudendosi la porta alle spalle, vedendo che il fratello era troppo preso dall'angoscia di vedere Andrada in quelle condizioni per dirlo lui stesso. "Bene, ora sono costretta a chiedervi di uscire anche voi. Non le fa bene avere intorno troppe persone ed è disdicevole che due uomini assistano ad un parto." Affermò la donna con decisione. Andrada se lo aspettava, il padre doveva aspettare fuori, era così che andavano le cose da che ricordasse ma non ce la faceva proprio a lasciargli andare la mano, non quando il mondo le si sarebbe potuto rovesciare addosso per la seconda volta. "Non ho alcuna intenzione di andarmene. Non mi importa nulla della tradizione. Mia moglie e mio figlio rischiano di morire e io dovrei stare seduto là fuori ad aspettare? Non se ne parla nemmeno." Ringhiò lui in risposta guardandola con i suoi occhi di ghiaccio. L'anziana signora non riuscì a sostenere quello sguardo più di chiunque altro e dovette cedere. Lorenzo gli strinse la spalla per fargli coraggio e guardò intensamente Selene come ad assicurarle che sarebbe andato tutto bene, poi sistemò meglio la pelliccia attorno al piccolo e andò ad accomodarsi in carrozza perché quest'ultimo non prendesse freddo. Dopo un tempo indefinito un altro forte grido squarciò l'aria e Andrada si contorse sullo spoglio piano di legno delle due panche inarcando la schiena per il dolore e la tensione attorno a lei si sciolse in preoccupazione. Il prete tornò finalmente con l'acqua bollente e i teli e poi tolse rapidamente il disturbo con un malsano colorito verdastro in faccia e l'aria di chi sarebbe potuto svenire da un momento all'altro. La donna tirò su le maniche del suo abito e si lavò accuratamente le mani poi prese uno dei teli e lo stese sulla panca davanti alle gambe della giovane donna. "Devo chiedervi di tenerle le gambe ferme e aperte, lei per il dolore tenderà ad accucciarsi su se stessa ma così rischierebbe di schiacciare il bambino." Cosimo e Selene fecero come aveva detto e lei cominciò a massaggiarle la pancia con delicatezza cercando di alleviarle per quanto possibile la pena e di indurre il bambino a uscire. Quando le porte della chiesa si riaprirono per lasciar entrare due frati guaritori e un novizio che trasportava le erbe e gli strumenti di cui avrebbero potuto aver bisogno Andrada cominciò a sentire lo stimolo, era una sensazione strana ma seppe con una certezza istintiva, quasi animale, che si trattava proprio di quello. Non riuscì, però, a concentrarsi su ciò che provava perché il dolore troppo intenso le impediva di concepire pensieri di senso compiuto. "Si sta dilatando grazie a Dio, ora però dobbiamo pregare che sia sufficiente." Disse uno dei frati dopo essersi a sua volta lavato le mani e averla controllata attentamente. Il suo compagno riempì un mortaio con alcune erbe medicinali mentre il novizio le macinava accuratamente con un pestello, poi mescolò la polvere ottenuta con dell'acqua e aiutò Andrada a berla. "Cosa le state dando?" Domandò Cosimo preoccupato sentendo l'odore nauseabondo del medicinale, dopo l'arrivo dei frati l'anziana signora aveva preso l'altra gamba che lui stava tenendo ferma e così era tornato a tenerle la mano. "Solo un calmante che mitigherà il dolore senza darle sonnolenza perché altrimenti non avrebbe la forza sufficiente per spingere e noi abbiamo bisogno che sia in sé." Spiegò lui serenamente cercando di rassicurarlo. "Madonna, dovete spingere. Noi stiamo facendo tutto ciò che è in nostro potere ma siete voi che dovete trovare la forza di portare alla luce vostro figlio." Disse poi rivolto alla giovane donna. Lacrime di disperazione cominciarono a scorrere lungo le sue gote pallide ma non si lasciò trascinare nel baratro dello sconforto, il suo bambino aveva bisogno di lei. Pianse e urlò fino a perdere completamente la voce ma spinse. Il vicino campanile batté l'ora, dodici rintocchi. "Mezzanotte." sussurrò suo marito. Andrada non riusciva a credere che fosse trascorsa solo poco più di un'ora da quando quell'inferno era cominciato. "Vedo la testa, un ultimo sforzo mia signora, solo un ultimo sforzo. Siete stata bravissima." La incoraggiò la donna che tanto l'aveva aiutata e di cui non conosceva neppure il nome. La vista cominciava ad offuscarsi e ormai riusciva a emettere soltanto qualche gemito soffocato, si sentiva tanto stanca ed era certa che se solo avesse chiuso gli occhi sarebbe sprofondata nel sonno. La tentazione di lasciarsi andare, di arrendersi, era forte ma non poteva. Spinse ancora e ancora e quando udì il pianto di suo figlio capì che ce l'aveva fatta. Uno dei frati teneva in braccio un minuscolo fagottino avvolto da un telo bianco, era da lì che proveniva tutto quel baccano. "Ha polmoni forti, come sua madre." Scherzò Selene ma la giovane notò che lacrime di gioia avevano inondato anche il suo viso. L'altro frate tagliò il cordone ombelicale. "E' un maschio." Le disse mettendoglielo delicatamente tra le braccia. Era piccolo, spaventosamente piccolo, e aveva i riccioli biondi incollati a causa del sangue e del liquido amniotico di cui era ricoperto. Aveva smesso di piangere quando lo avevano poggiato sul suo petto. I frati dissero che il motivo era che aveva riconosciuto il suono del battito del suo cuore e che i bambini prima ancora di vedere il volto della loro mamma sapevano già riconoscerla per questo. In quel momento la stava scrutando e sul visino aveva una buffa espressione accigliata, tanto simile a quella che era solito assumere Cosimo quando lo si contrariava da strapparle un sorriso divertito. Gli enormi occhi grigi spalancati sul mondo. Ricambiando quello sguardo tutte le sue paure si dissolsero come neve al sole e seppe con assoluta certezza di non aver mai amato nella sua breve vita con altrettanta terribile intensità.

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