"Rimediare ai propri errori"

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POV: SELENE

La stanza di Lorenzo e Selene era occupata per metà da cesti avvolti con panni, piatti decorati, umili bigliettini, mazzi di fiori e decine di altri omaggi che erano stati preparati con estrema cura dai fiorentini meno abbienti. I rappresentanti dell'Alta Società e i cittadini più ricchi avevano fatto recapitare alla coppia i loro più sentiti auguri, accompagnandoli con doni sfarzosi e di gran lunga esagerati per "il facoltosissimo e degnissimo primo erede della grande stirpe dei banchieri Medici" non appena il piccolo Lorenzo era nato ma i presenti che Selene aveva gradito di più erano senza dubbio quelli che provenivano dagli appartenenti al suo stesso ceto sociale. Solo essi erano infatti realizzati davvero con il cuore, privi di ogni interessamento politico. Rappresentavano la gioia pura e la sensazione diffusa di speranza che la venuta al mondo del bambino aveva fatto germogliare nei cuori dei popolani e non l'altezzoso formalismo con il quale Palla Strozzi, Albizzi, Barbadori e gli altri si erano prodigati ad esultare per la nascita del figlio di uno dei rappresentanti delle famiglie più potenti della città, e quindi da essi più temute, e di una semplice plebea. Per quest'ultima, erano molto più preziose le fette di pane fresco e le spighe di grano contenute nei canestri di legno costruiti con dedizione e affetto dalle timide ragazze del popolo che le sfarzose spille d'oro con inciso il nome del figlio e il giorno della sua nascita a caratteri principeschi ed era in quest'ottica che voleva educare Lorenzo Ugo: voleva insegnargli ad avere rispetto di chi, pur non avendo nulla, si era privato dei suoi pochi e umili averi per dedicarli a lui e a diffidare di chi l'aveva riempito di ricchezze poche ore dopo la sua nascita pur disprezzandone i genitori solo per un mero calcolo politico. Nonostante fosse passato quasi un mese da quella straordinaria giornata di Marzo che aveva aggiunto alla famiglia Medici un membro in più, i doni continuavano ad arrivare e quella mattina la giovane mamma ne stava approfittando per fare un po' d'ordine, ancor più perchè Marco Bello era andato a trovarla e ora sedeva sulla grande sedia a dondolo di vimini che Lorenzo aveva costruito per lei quando era ancora incinta stringendo fra le braccia il nipotino che lo scrutava curioso con i suoi profondi occhi dal colore ancora indefinito. Ormai la guardia personale di Cosimo aveva cominciato ad abituarsi all'idea che la sua sorellina fosse diventata madre e, con estremo sollievo di quest'ultima, aveva smesso di piangere ogni volta che la vedeva con in braccio il bambino ma quando passava con loro il suo tempo libero restava ancora profondamente affascinato da quello che gli appariva come un miracolo della natura e non riusciva a capacitarsi di quanto quel piccolo esserino fosse per lui prezioso e di come avesse sconvolto in positivo la vita di tutti. "E' cresciuto...i bambini crescono così in fretta rispetto a noi!" Esclamò osservandolo con una punta di malinconia. Selene, che ormai aveva riconquistato tutte le forze fisiche e mentali, sorrise al biglietto dolce e sgrammaticato di una contadina e alle parole del fratello. "Già...solo tre settimane fa mi svegliavo ogni ora di notte per controllarlo, perchè avevo paura di schiacciarlo con il mio corpo. Invece adesso sono più tranquilla. Cresciamo anche noi, cresciamo insieme a loro." Rispose gettandogli uno sguardo sereno. Aveva raccolto i lunghi capelli in un comodo chignon e indossava un abito abbastanza pesante grigio con motivi floreali dello stesso colore illuminati da fili dorati che la faceva sembrare ancora più bella. In quel momento però, la sua attenzione venne distratta da un pacco decisamente più pesante degli altri. Appoggiato sul grande tavolo in legno intarsiato della stanza campeggiava infatti un grande oggetto avvolto da una resistente carta stretta con decisione attorno ad esso da vari spaghi. "E questo cos'è?" Esclamò curiosa, richiamando anche l'attenzione di Marco Bello. Sollevò con fatica l'involucro e lo posò sul mobile vicino, poi sciolse i nodi e strappò la carta. Quando vide ciò che era celato da quel grezzo impacchettamento ebbe un tuffo al cuore. "Donatello..." sussurrò. La pesantezza del dono era dovuta infatti alla sua natura: si trattava di un bassorilievo che la giovane donna sollevò con fatica mantendendolo con la base sull'appoggio per poterlo osservare meglio. Non le servì tempo per riconoscere nel tocco lieve e delicato dei tratti del viso della donna rappresentata nella scultura la sua immagine, nè per capire che il piccolo faccino da lei stretto al capo voleva essere l'immagine di Lorenzo. Soprattutto non le servì tempo per rendersi conto di chi fosse l'autore di quel capolavoro. Marco si era voltato per guardare e, quando anche lui capì, i fratelli Salviati rimasero in silenzio per un tempo che a entrambi sembrò interminabile. Poi un biglietto scivolò dalla carta e Selene fece in tempo ad afferrarlo mentre si insinuava nelle pieghe del suo vestito. "Madonna Selene de' Medici col bambino. Aprile 1417." Lesse ad alta voce. "Non c'è scritto nient'altro." Mormorò alzando finalmente gli occhi su suo fratello dopo aver rigirato attentamente fra le mani quel piccolo foglio. "Mi manca, mi manca da morire..." disse la ragazza dopo lunghi minuti, rotti soltanto dai teneri vagiti del neonato. Marco abbassò lo sguardo. Era vero che la sua sorellina era cresciuta, ma aveva ancora bisogno di lui e dei suoi insegnamenti e in quel preciso momento se ne rese pienamente conto. Sapeva quanto lei volesse bene all'artista ma sapeva anche quanto fosse dannatamente orgogliosa e non voleva che ciò le creasse problemi nella vita. "Tutti sbagliamo Selene. E sbagliamo sempre, continuamente. Io ho sbagliato a prendermela con te quando ho scoperto della tua relazione con Lorenzo, ho sbagliato a dubitare di lui. L'ho capito, e ho rimediato ai miei errori. Donatello ha sbagliato a dirmi ciò che mi ha detto senza parlarne prima con te. Ma anche lui l'ha capito e anche lui ha cercato di rimediare ai suoi errori. E tu? Tu credi di non aver sbagliato a tagliare tutti i ponti con una delle persone più importanti della tua vita per un unico sbaglio del quale si è pentito? Hai eliminato senza ripensamenti ogni traccia di lui dalla tua esistenza. Non ti dimenticare mai che lui c'era prima di Lorenzo, prima di Andrada, prima di Cosimo, prima di Michela. Prima di questo bambino qui fra le mie braccia. Non te lo dimenticare quando, come adesso, sentirai la sua mancanza. Non ti dimenticare mai che lui si è preso cura di te per sei mesi mentre io marcivo in prigione, che lui è stato il nostro unico amico. Fa' in modo di tenerlo a mente ogni singolo istante, perchè lui non si merita che tu lo dimentichi. Io ti ho sempre appoggiata e capita, ho compreso la tua paura a fidarti di lui, ho compreso le tue motivazioni. Ma adesso basta. Non voglio comprendere anche il tuo stupido orgoglio." Disse, con tono duro e fermo, penetrando quei tremanti occhi verdi con uno sguardo severo che lei non gli vedeva più addosso da mesi ormai. La ragazza si appoggiò con entrambe le braccia al tavolo, voltando le spalle a Marco. Era vero che era cresciuta e maturata, che si era sposata e aveva avuto un bambino ma questo non implicava che l'uomo che l'aveva cresciuta e in parte educata non avesse più neanche il diritto di farle notare i suoi errori. E quel che era peggio è che aveva ragione, suo fratello aveva tremendamente ragione e lei non poteva e non voleva più trovare appigli per resistere a quell'evidenza. Non ebbe però il tempo di rispondergli nulla, perchè l'atmosfera sospesa del momento venne infranta da Cosimo, che entrò trafelato e senza bussare nella stanza, spalancando la porta e facendo sobbalzare tutti. "Selene, scusami. Scusami non volevo assolutamente...assolutamente interrompervi ma...Marco Bello devi venire immediatamente con me!" Sentenziò il marito di Andrada ansimando. La guardia scattò in piedi e depositò il nipotino, agitato dal trambusto, fra le braccia della sorella. "Che succede?" Chiese al suo padrone, preoccupato ma come al solito pronto ad assolvere al proprio dovere. "Un incendio. Un gravissimo incendio nei quartieri poveri. Questa siccità sta drasticamente peggiorando e il peggio che speravamo non arrivasse mai è arrivato purtroppo." Spiegò il banchiere agitato. Selene si sentì mancare. "Che cosa?" mormorò. I due uomini si voltarono a guardarla, consapevoli di non avere strumenti per rassicurarla. "Sta tranquilla mia piccola Luna, andrà tutto bene." Le disse Marco avvicinandosi a lei e stringendole le braccia con le mani. Poi le stampo' un bacio sulla fronte con una dolcezza che non aveva nulla a che vedere con la fermezza di poco prima e scomparve dietro la porta. "Lorenzo ci sta aspettando con i cavalli all'uscita principale." Gli disse Cosimo prima di avviarsi di fretta dietro di lui, ma Selene lo richiamò indietro. "Scusami io...non ti ho neanche salutata...è che...sono così preoccupato!" Esclamò atterrito verso di lei ma la giovane, dopo aver steso il bambino nel suo lettino, gli si avvicinò scuotendo la testa. "Non è per questo. Lo so. Solo che...promettimi che starete attenti. Vi prego." Lo implorò. Il solo pensiero che lui e gli altri due potessero correre un grave pericolo la faceva sentire male. "Te lo prometto." Si prese il tempo di risponderle con serietà e impegno Cosimo. Poi la strinse in un breve abbraccio prima di correre via, mentre lei restò sulla porta a sentirli allontanarsi con l'angoscia dipinta sul volto.

Angolo autrici:
Il bassorilievo in foto ci ha ispirato l'idea di quello inserito nel capitolo ma ovviamente sia Selene che il piccolo Lorenzo sono molto più belli 😂 Comunque ci siamo rese conto che qualche giorno fa c'è stato l'anniversario della prima pubblicazione della nostra storia quindi abbiamo deciso che presto, per "festeggiare", pubblicheremo un capitolo bello lungo e molto importante per i risvolti futuri della storia. 😍 Lo riconoscerete perché sarà diviso al suo interno da precisi riferimenti temporali e ci saranno i POV di entrambe le protagoniste.
Alla prossima! 😗

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