"Miracoli"

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POV: SELENE

"No Andrada, devi sistemarlo più a destra. Ecco, così. Ora dobbiamo cucirlo, passami l'ago per favore e attenta a non farti male!" Esclamò Selene afferrando l'asticciola di acciaio che sua sorella le porgeva. "Datemi due minuti..." aggiunse poi, aggrottando la fronte nello sforzo di concentrarsi. Il piccolo Lorenzo quella mattina era rimasto piacevolmente colpito dai grandi bottoni luccicanti dell'abito da sposa di Michela e non appena quest'ultima lo aveva preso in braccio lui ne aveva afferrato uno strappandolo dal tessuto e le due matrone insieme alle serve della famiglia si stavano dando da fare per ricucirlo, non prima però di aver affidato il bambino al suo papà. "Sei sicura di farcela? Oh mio Dio cosa dirà Giuliano se mi vedrà senza un bottone..." si lamentò Michela, dimenticandosi per l'ennesima volta di tenere le braccia in alto e lasciandole ricadere giù a peso morto. "Di certo la vostra storia non terminerà per colpa di un bottone, fidati. Ora però ti prego stà ferma, altrimenti non riesco a sistemarlo!" Le rispose Selene, quasi supplicandola. La giovane serva e lo stalliere non avevano voluto aspettare di tornare a Firenze: Villa Colchide aveva una magnifica cappella familiare che era perfetta per ospitare la cerimonia del loro matrimonio e, fatta eccezione per i genitori e il fratello di Giuliano che li avevano raggiunti pochi giorni prima, e Cosimo, Marco Bello, Filippo e Donatello che erano ormai a poche miglia di distanza sulla via del ritorno dalla città, tutte le persone per loro importanti erano presenti lì in campagna e attendere ancora, dal momento che il ritorno a Firenze era stato posticipato nonostante la fine della peste per via dell'imminente parto della nipote di Rinaldo, non avrebbe avuto senso. La servetta da giorni era in preda a un'agitazione crescente e non era facile per Selene, Andrada, Elsa e le altre tranquillizzarla. La cerimonia era stata organizzata alla perfezione: la moglie di Brunelleschi avrebbe suonato il suo inseparabile flauto accompagnata dalla sorella Lisa che li aveva raggiunti da qualche giorno dalla piccola casa in campagna dove si era rifugiata assieme ai genitori, le piccole Emma, Sofia e Mia avrebbero sparso dei petali al passaggio della sposa, Paolo avrebbe portato gli anelli e le due matrone avrebbero accompagnato Michela all'altare, essendo purtroppo i suoi genitori morti da tempo. Un celebrante era giunto da un villaggio vicino, i servitori maschi stavano aiutando Giuliano a prepararsi e tutto prometteva bene. "Ecco qui! Fissato!" Esclamò Selene sorridendo con tono vittorioso. "Oh mio Dio, grazie...bene, bene...il cibo è...pronto? Devo, devo sistemarlo e..." Le due Medici, che erano nella stanza da letto della servetta assieme a Lucrezia e ad altre due aiutanti, si scambiarono un'occhiata rassegnata. "Michela, smettila. E' tutto a posto e già sistemato! Oggi devi solamente rilassarti e stare tranquilla, è il tuo giorno! Non devi pensare a nulla, solo ad essere felice!" Tentò di rassicurarla la moglie di Lorenzo. Andrada l'aveva aiutata a raccogliere i capelli in uno chignon che si abbinava perfettamente all'abito bianco che era stato realizzato da una sarta di fiducia della famiglia apposta per lei e la giovane sposa era bellissima. Michela annuì titubante: era abituata ad avere sempre tutto sotto controllo ed essere lei quella servita in quel momento non la faceva sentire a proprio agio, nonostante stesse per vivere il giorno più bello della sua vita. Il rumore di una mano che bussava alla porta la distolse dalle sue preoccupazioni. "Avanti!" Esclamò. Elsa, meravigliosa in un abito ricamato con dei fiori primaverili nonostante il Natale fosse alle porte, fece il suo ingresso nella stanza, stringendo in una mano il suo inseparabile flauto e nell'altra quella di Mia che a propria volta stringeva un coloratissimo mazzolino di fiori. "Michela...sei stupenda!" Disse ammirando la sposa, sinceramente colpita. "Mi...mi ricordi il mio matrimonio..." aggiunse poi abbassando gli occhi. La flautista e i suoi figli non vedevano Filippo ormai da mesi e la nostalgia era tanta. "Non preoccuparti Elsa, i nostri mariti sono ormai quasi arrivati. Fra poco potrai riabbracciare Filippo!" La rassicurò Andrada accarezzandosi il ventre prominente. Anche a lei mancava molto Cosimo, soprattutto in un momento così delicato, ma aveva imparato a sopportarne la lontananza soprattutto dal momento in cui a Villa Colchide era giunta la notizia che la peste era scomparsa e che a Firenze aveva piovuto. Suo marito e Marco Bello avevano scritto una lettera nella quale annunciavano che sarebbero rimasti qualche tempo in più in città perchè intenzionati a condurre indagini approfondite sui responsabili dell'incendio del Palazzo e perchè gli impegni politici del maggiore dei due Medici crescevano di giorno in giorno ma avevano anche rassicurato le donne e Lorenzo: sarebbero tornati in tempo per il matrimonio di Michela e Giuliano e quella stessa mattina era giunto un dispaccio di Cosimo che li informava del loro imminente arrivo, insieme anche all'architetto e al giovane artista amico di Selene e Marco che, a quanto pareva, in quelle settimane aveva instaurato un profondo rapporto di amicizia con lo stesso ex dittatore. "Me lo auguro!" Intervenne Michela. "Loro hanno gli oggetti più importanti! Se non arrivano nessuna cerimonia potrà mai avere luogo!" Mormorò sedendosi sconsolata su una sedia. Selene, Andrada ed Elsa alzarono gli occhi al cielo: l'allegria e l'ottimismo della servetta erano tragicamente scomparsi per lasciare il posto a un nervosismo esagerato ed immotivato che rischiava di rovinarle quella giornata. La moglie di Cosimo intuì che forse la presenza di tante persone nella stanza la turbava e chiese a Lucrezia di andare insieme alle altre serve ad ultimare i preparativi nella cappella e nella sala da pranzo della Villa, dove si sarebbe tenuto un modesto banchetto per festeggiare. Non appena le donne furono uscite dalla stanza Michela riprese a lamentarsi. "Potrebbero non arrivare in tempo, potrebbero non arrivare affatto oggi. Come faremo Giuliano ed io a sposarci? Oh mio Dio...è stata una pessima, pessima idea...dovevamo aspettare di tornare a Firenze..." biascicò. Cosimo aveva infatti promesso, non appena era stato informato da una lettera di sua moglie della decisione dello stalliere e della serva di sposarsi, che avrebbe procurato lui le fedi per la cerimonia, essendo impossibile alle matrone e agli stessi sposi trovarle in campagna. Andrada, spossata e affaticata dall'enorme pancia, si lasciò sedere sul letto sconsolata, non avendo ormai la più pallida idea di cosa fare per calmare l'amica, Elsa prese in braccio Mia e si guardò intorno con aria interrogativa e confusa e Selene alzò per l'ennesima volta gli occhi al cielo, prima di chinarsi e di afferrare le mani della servetta. "Michela, adesso devi calmarti davvero. Sai benissimo che le tue fedi stanno per arrivare, potrebbe essere questione di minuti. E' un giorno meraviglioso quello che stai per vivere, io darei qualsiasi cosa per poter riprovare anche solo per un momento l'emozione che ho provato quando ho sposato Lorenzo, per poter assaporare di nuovo la magia di quell'atmosfera così pura e surreale, per poter provare ancora quella gioia indescrivibile. E' tutto a posto: Andrada, Elsa ed io abbiamo sistemato ogni dettaglio, tu non devi preoccuparti di nulla oggi. So che ti sembra strano e che non ci sei abituata, ma la vita è anche questo, è felicità, amore, divertimento. Avrai tanti altri momenti stupendi e non potrai farteli rovinare dalla preoccupazione di tenere tutto sotto controllo. Non avrai mai tutto sotto controllo, ma l'imprevedibilità dell'esistenza è esattamente ciò che la rende unica e preziosa! Adesso per favore respira, sorridi e torna la Michela allegra che noi tutte abbiamo conosciuto, guarda che bel mazzo di fiori ti ha portato la tua damigella!" Le disse la giovane Salviati. Michela abbozzò un sorriso: Selene era sempre stata brava con le parole. "Coraggio amore, porta i fiori che abbiamo raccolto nel giardino alla sposa!" Esclamò Elsa rivolgendosi alla sua bambina e facendola scendere a terra. La piccola Mia corse da Michela e le consegnò teneramente il mazzolino. La servetta lo accolse con dolcezza e, prima di tuffarvi il viso all'interno per assaporarne il profumo, accarezzò la guancia della piccolina, immaginando solo per un secondo di avere una bimba tutta sua, che magari assomigliasse al suo amato Giuliano. Le altre tre fecero appena in tempo a scambiarsi un'occhiata carica di sollievo che sentirono bussare alla porta. Lucrezia entrò timidamente. "Madonne...scusate se vi disturbo ma...Messer Cosimo è arrivato!" Esclamò. In un attimo le tre donne e la bambina si precipitarono all'entrata della Villa. Cosimo, Marco Bello, Filippo e Donatello erano appena scesi tutti dalla stessa carrozza e, mentre gli inservienti si affrettavano a portare all'interno i bagagli dei viaggiatori, che erano stati trasportati su una seconda vettura, l'ex dittatore, che stringeva in mano il fatidico cuscinetto tanto atteso da Michela, stava accarezzando sorridente il muso di uno degli stalloni che li avevano trasportati fin lì. Quando Andrada vide il sorriso di suo marito non potè fare a meno di commuoversi: da troppo tempo ormai non gli leggeva sul volto un'espressione leggera. "Cosimo..." lo chiamò sussurrando. Lui si voltò e i loro occhi si incrociarono. "Amore mio!" Sussurrò. Poi lei gli corse incontro e si strinsero in un abbraccio liberatorio. "Ho avuto tanta tanta paura..." singhiozzò la nobildonna. Cosimo le accarezzò i lunghi capelli neri. "Sono qui adesso. Sto bene. La peste è finita. E' tutto finito e noi presto avremo il nostro bambino!" Le mormorò, tranquillizzandola. Furono delle grida gioiose poco distanti a distoglierli da quel momento così delicato. Si staccarono e non riuscirono ad evitare di scoppiare a ridere quando videro Filippo Brunelleschi a terra, crollato sotto il peso dei suoi quattro figli che facevano a gara per averlo tutto per sè. Elsa, poco distante, rideva e piangeva allo stesso tempo. Un po' più in disparte, anche Selene era corsa a riabbracciare Donatello e Marco. "Ti ho portato una cosa." Le disse quest'ultimo non appena si furono staccati. Poi frugò in una sacca di pelle che portava a tracolla. "Ecco, l'ho trovato in mezzo alle rovine del Palazzo...non so come abbia potuto resistere tutto questo tempo. E' un po' bruciato, ma non è nulla di grave. Si è conservato intatto. Quando l'ho trovato mi è sembrato impossibile, era in camera con te...non te ne separavi mai." Continuò poi, consegnandole lo scialle di Anna. Era un po' malridotto, con qualche bruciatura e in alcuni punti era strappato, ma Marco aveva ragione: era un miracolo che fosse lì, fra le sue mani, e non carbonizzato e ridotto in cenere. Nonostante Selene avesse imparato in quei mesi a piangere molto meno, in quel momento non riuscì a trattenere le lacrime. "Mio Dio...me l'hai riportato...grazie!" Mormorò, stupita e in preda a una fortissima emozione. Quello scialle, insieme all'anello che in quel momento scintillava sul suo dito accanto alla fede, era tutto ciò che lei aveva per ricordare i suoi genitori. Gettò le braccia al collo di suo fratello nuovamente e lo strinse forte. "Mi sei mancato tanto..." gli sussurrò. Marco non era mai stato di grandi parole, ma il modo in cui la abbracciava parlava da sè. Una leggera tosse appena accennata ricordò a tutti che quello non era esattamente il momento adatto per lasciarsi andare a racconti e confidenze riguardanti i mesi passati lontani. "Scusate, scusate...sono davvero molto contenta che siate tornati qui, che nessuno sia morto di peste e tutto quello che volete ma io oggi mi dovrei sposare e penso proprio che sia fondamentale per farlo che la smettiate di baciarvi e abbracciarvi come se vi foste appena rivisti dopo un esilio di vent'anni e vi preoccupiate di questa cerimonia!" Sbottò Michela che era rimasta in piedi sulle scale d'entrata della Villa, immersa nel suo lungo abito bianco, ad aspettare pazientemente che mogli e mariti, fratelli e sorelle e padri e figli si riunissero. La risata generale che le sue parole provocarono smorzò la tensione e l'ansia dell'attesa si dissolse al vento. Cosimo, tenendo protettivamente un braccio attorno alla schiena di sua moglie, si avvicinò a Michela ridendo e mostrandole il cuscinetto di velluto rosso. "Hai ragione Michela, ma stà tranquilla: ti ho portato quello che aspettavi!" Esclamò. La sposa sorrise soddisfatta e, di nuovo, tutti scoppiarono a ridere.
Poche ore dopo la cerimonia stava per iniziare. Cosimo e Lorenzo sedevano in prima fila nella piccola ma bellissima cappella di Villa Colchide, quest'ultimo tenendo in braccio il bambino che, incuriosito, indagava l'ambiente attorno a sè con i grandi occhi cangianti spalancati sul mondo. Nella panca dietro di loro, Filippo Brunelleschi ammirava con sguardo perso la sua Elsa che, dietro l'altare, sistemava il proprio flauto assieme alla sorella Lisa, pronta a suonare non appena Michela fosse entrata. Dall'altro lato invece, in prima fila sedeva il fratello di Giuliano con il padre. Lo sposo era dinanzi all'altare, con il sacerdote e sua madre. Tutti gli altri avevano preso posto nelle panche in legno della cappella, affrescata con scene del Vecchio e Nuovo Testamento, pronti ad assistere per la prima volta dopo quasi un anno di disperazione e paura ad un evento che, nel suo piccolo, era capace di risvegliare nei loro cuori quella speranza troppo a lungo sopita. "Sta arrivando...sta arrivando!" Esclamò Lucrezia entrando nella cappella. In un attimo nel luogo si fece silenzio e l'aria si riempì lentamente della dolce melodia dei flauti. Due inservienti aprirono completamente la grande porta d'entrata e un raggio di sole dicembrino entrò prepotentemente ad illuminare i volti dei presenti. Sofia, Emma e Mia Brunelleschi furono le prime ad entrare. I loro sorrisi puliti e innocenti scaldarono i cuori. Con passo incerto le bambine si avviarono verso l'altare, spargendo petali di calendule, cactus di Natale ed eriche, gli stessi fiori che componevano il bouquet di Michela, gli unici che fiorivano in Inverno e che riempivano il grande giardino di Villa Colchide. Poco dopo sull'entrata si stagliò la figura della sposa, accompagnata dalle sue signore. Il suono dei flauti di Elsa e Lisa aumentò in un vortice crescente di emozioni e mentre la giovane camminava verso l'amore della sua vita che da quando l'aveva vista comparire non riusciva più a battere ciglio e la fissava sbalordito e impotente dinanzi alle sensazioni sconvolgenti che l'amore gli provocava nel petto. Dietro le tre donne, Paolo chiudeva il corteo stringendo in mano il cuscinetto di velluto ospitante le fedi e sentendosi eccitato e felice per la prima volta da quando il suo amichetto Ormanno era tornato a Firenze con la madre Alessandra non appena era giunta la notizia della fine del morbo. La magia del momento venne ampliata da un "oooh" di meraviglia del piccolo Lorenzo Ugo. Quando Michela giunse all'altare nè lei nè Giuliano riuscivano a staccare gli occhi l'uno dall'altra e fu abbastanza complicato per la madre dello sposo e per le due Medici riuscire a farli riprendere e sistemare sui loro divanetti. Andrada e Selene non poterono evitare di scambiarsi un'occhiata divertita poi presero per mano i più piccolini e, prima di sistemarsi accanto ai loro mariti, li condussero dalle rispettive famiglie. Selene prese in braccio il piccolo Lorenzo e lo strinse forte a sè. Andrada e Cosimo si sorrisero, forse per la prima volta da quando lei era rimasta incinta di nuovo, in cui osavano azzardarsi a pensare che il destino avrebbe potuto sorridere loro e far nascere il loro bambino sano e salvo. Poco dopo Giuliano e Michela si giurarono fedeltà per la vita. Mentre marito e moglie si baciavano, fuorì iniziò a nevicare. La neve scendeva leggera e pura, per la prima volta dopo tanto tempo.

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