"Sarei disposto perfino a uccidere, per te"

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POV: ANDRADA

Il vento faceva dondolare dolcemente le fronde degli alberi del grande giardino degli Albizzi mentre Andrada e suo zio Rinaldo passeggiavano lentamente, come erano soliti fare nelle giornate di bel tempo. -Finalmente siete tornato! Com' era Genova?- chiese lei con i grandi occhi scuri che brillavano di curiosità. Aveva sempre voluto viaggiare e, non potendolo fare personalmente, amava farsi raccontare da suo zio tutti i particolari dei luoghi che vedeva durante i viaggi che compiva per affari. -Bellissima! La Liguria è una terra incredibile dove i monti si gettano direttamente in mare e Genova ha un porto che potrebbe far invidia alla stessa Venezia.- gli rispose lui con entusiasmo poi prese dal fodero interno della casacca pregiata un piccolo sacchetto di seta e lo porse alla giovane dicendo: -Ti ho portato una cosa. Il mercato di fronte al porto è un labirinto di meraviglie, avresti dovuto vederlo, ma quando ho visto questa non ho potuto non pensare a te.- Andrada apri con curiosità il sacchetto e ne tiro fuori una sottile collana d'argento con un piccolo ciondolo a forma di delfino. Era la cosa più bella e delicata che avesse mai visto, quindi abbracciò Rinaldo e lo ringraziò con entusiasmo. Non riusciva proprio a capire come facessero tutti a temerlo, secondo lei era l'uomo più gentile e dolce del mondo. Lui la aiutò ad allacciarla al collo ma, dopo aver parlato ancora per un po' allegramente del più e del meno, Andrada si accorse che suo zio si era stranamente incupito e che non la stava più ascoltando. -Che vi succede, zio? Sembrate turbato.- chiese sfiorandogli con dolcezza una guancia. -Devo parlarti di una cosa. Sediamoci.- le rispose lui con tristezza, poi, essendosi seduto su delle scale di marmo e avendole fatto cenno di sederglisi accanto, continuò: -Ieri quando sono giunto mio padre mi ha preso in disparte per parlarmi di un affare che gli avevano proposto e che ci avrebbe fatto riguadagnare il denaro perso in quell'investimento fallito di cui sai bene. A quanto pare Giovanni de' Medici gli ha offerto centomila fiorini in cambio della tua mano per il suo primogenito, Cosimo de' Medici.- Ad Andrada sembrò che la terra le stesse sfuggendo da sotto i piedi e per un secondo si sentì in preda alle vertigini. -Che cosa? Volete gettarmi nella tana dei lupi? Zio, voi sapete meglio di me quanto i Medici odiano la nostra famiglia!- gridò mentre lacrime di disperazione cominciavano a scorrere sulle sue gote. -Io ho cercato di farlo ragionare, credimi, ma mi ha detto che dobbiamo mettere la Famiglia prima di tutto e che non abbiamo scelta. Ho insistito per dirtelo io perché non volevo che tu lo venissi a sapere da altri. Sei una ragazza forte e sono certo che non ti farai mettere i piedi in testa da quella famiglia di arrampicatori sociali.- ma lei aveva smesso di ascoltarlo. Si alzò di scatto e cominciò a correre verso le stalle, da dove prese il primo cavallo che trovò e partì in un galoppo sfrenato. Ogni volta che cavalcava le sembrava di poter volare ed era questo ciò di cui aveva bisogno: libertà. O per lo meno l'illusione di essa. Un buon matrimonio era l'obiettivo per cui tutte le nobildonne venivano educate e preparate fin dall'infanzia, e Andrada non aveva mai sperato di sposarsi per amore, non era una stupida e sapeva bene come funzionavano queste cose. Era però sempre stata certa che suo nonno le avrebbe fatto sposare un uomo gentile e ripettoso che con il tempo avrebbe imparato ad amare. Ora invece scopriva di dover sposare Cosimo de' Medici, un uomo senza onore che odiava la sua famiglia e disprezzava lei. Erano trascorse già delle ore quando, nella sua folle corsa, si ritrovò di fronte a San Lorenzo e, avendo guardato a lungo la maestosa chiesa dalla facciata incompiuta, stava prendendo in considerazione l'idea di entrarvi per cercare conforto nella preghiera, quando vide Federico che chiacchierava con altri due giovani e si precipitò da lui senza pensarci. -Oh, Federico che gioia vederti! Ho bisogno di parlarti immediatamente.- gli disse scendendo da cavallo. Lui, vedendola in lacrime, non se lo fece ripetere due volte e, salutati con un cenno gli amici stupefatti, si affrettò a seguirla all'interno della chiesa deserta. -Mi hanno venduta come un animale! Dovrò sposare Cosimo de' Medici!- disse lei in un gemito e guardò il suo amico di sempre impallidire. -No, non devi farlo!- esclamò lui con voce rotta dall'emozione - Scappiamo insieme! Sposami! So di non poterti garantire la vita che meriti, ma ti amo fin da quando ho memoria. Non ho mai avuto il coraggio di confessarti ciò che provo perché so di non essere abbastanza, ma sarei disposto a morire se tu me lo chiedessi. Sarei disposto perfino a uccidere, per te... tale consapevolezza a volte mi spaventa, ma è la verità.- continuò mettendosi in ginocchio di fronte a lei e guardandola con gli occhi rossi per le lacrime tattenute a stento. Andrada capì che quel giovane la amava come nessuno l'aveva mai amata nè probabilmente l'avrebbe mai amata in seguito e, sentendosi invadere il cuore dalla gratitudine, lo fece alzare per avere gli occhi allo stesso livello e lo baciò con trasporto sentendo il sapore salato delle loro lacrime. Quel bacio sapeva di casa e di sicurezza, ma fu comunque la prima a staccarsi. -Non potrò mai ringraziarti abbastanza per ciò che hai fatto in questi anni per me, Federico. Mi sei stato accanto quando sono morti i miei genitori e mi hai sempre sostenuta e protetta. Anche questa volta sei qui per me e il tuo amore mi dà la forza necessaria ad affrontare questo difficile passo. Sono io che non merito il tuo amore per il mio enorme egoismo, ma non sarà più così, d' ora in poi mi renderò meritevole. Prenderò la giusta decisione e metterò il bene degli altri al primo posto perché sacrificarsi per coloro che ami è la cosa che dà più felicità nella vita. Sposerò Cosimo.- disse lei tra le lacrime stringendo la mano di Federico tra le sue in un vano tentativo di esprimere tutto l'affetto per provava per quel meraviglioso ragazzo che aveva visto crescere. Poi, prima che lui avesse il tempo di dire qualsiasi cosa, aggiunse: -Non ti dimenticherò mai. Ti auguro tutta la felicità del mondo.- Quindi si alzò e corse fuori dalla chiesa, poi, montata a cavallo, riprese la via di casa ancora con gli occhi pieni di lacrime ma con il cuore più leggero.

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