POV: SELENE
Giuliano sistemò un'enorme valigia di pelle sul carretto, poi la ricoprì, insieme ad altre che già erano state posizionate sul mezzo, con un telo. "E con questa abbiamo finito!" Esclamò dunque soddisfatto, sfregandosi le mani. "Menomale! Cominciavo a perdere le speranze!" Gli rispose Cosimo, gettando uno sguardo sconsolato al numero spropositato di bauli e bagagli che giacevano sul carro: più della metà appartenevano ad Andrada e Selene. "E pensare che quasi tutti i loro averi sono andati distrutti nell'incendio, come avranno fatto a riempire tutte queste valigie per me resterà un mistero!" Continuò l'ex dittatore, parlando più a se stesso che ad altri. "Sei il solito esagerato!" Borbottò Andrada sbucando dalla porta della Villa. Teneva fra le braccia il piccolo Giovanni, indossava un bellissimo abito rosso e un sorriso smagliante le illuminava il volto. Michela la accompagnava, reggendo una piccola tracolla che però, sembrava strabuzzante. Alla vista della borsa Cosimo sbiancò, ma sua moglie lo precedette: "Stà tranquillo, questa la porto in carrozza con me" gli disse. Il giovane Medici tirò un sospiro di sollievo. "Menomale!" si lasciò sfuggire, guadagnandosi un'occhiata di astio dalla nipote di Rinaldo. "Bene, allora io vado a dare un'ultima controllata ai cavalli e poi direi che siamo pronti!" informò tutti Giuliano, prima di dirigersi alla testa della carovana, dove alcuni servi e stallieri tenevano d'occhio gli animali che li avrebbero ricondotti a Firenze, capitanati da Aurora e Venere. Era la metà di Marzo e i Medici non avevano più ormai alcun motivo di trattenersi a Villa Colchide: Cosimo e Lorenzo dovevano assolutamente riprendere a pieno regime le attività bancarie e quelle in Repubblica e soprattutto il Palazzo era stato interamente ricostruito e dalle lettere che i loro amici avevano inviato dalla città i Medici avevano dedotto che dovesse trattarsi di una costruzione maestosa e architettonicamente invidiabile, a pochissimi passi dalla cattedrale di Santa Maria del Fiore. Andrada era entusiasta e non vedeva l'ora di ammirare la geometria e le linee di quel luogo difatti, nonostante le circostanze della vita negli ultimi mesi le avessero impedito di dedicarsi a ciò che più le piaceva, non aveva di certo dimenticato la sua passione per l'architettura e anzi confidava, una volta ristabilitasi a Firenze, di poter finalmente riprendere le lezioni con Filippo Brunelleschi. "Puoi tenerlo tu un attimo, per favore?" chiese la nobildonna a Michela depositando il bambino fra le sue braccia. "Sì, certamente!" Le rispose la servetta prendendolo prontamente. Andrada si sistemò il vestito e si legò i capelli: nonostante non vedesse l'ora di tornare a casa il suo odio per i tremolanti viaggi in carrozza non era sopito e l'idea di doversi rinchiudere per ore dentro quel trabiccolo barcollante la infastidiva come al solito. In quel momento Selene fece il suo ingresso sulla scena. Aveva indossato un abito meno elegante di quello di sua sorella e legato i capelli in uno chignon disordinato: al contrario di Andrada, che trovava comunque delle positività nella prospettiva di rivedere finalmente la sua amata città, la giovane Salviati era malinconica da giorni e l'idea di lasciare Villa Colchide, alla quale si era profondamente affezionata, la rattristava non poco. Reggeva una valigia all'apparenza molto pesante che fece alzare gli occhi al cielo a Cosimo. L'ex dittatore però corse ad aiutarla e afferrò la pesante borsa sistemandola a forza sul carro. Tutto attorno, era pieno di servi che si affaccendavano ad ultimare i preparativi. "Il bambino e Lorenzo dove sono?" Chiese Andrada a sua sorella, riprendendo nel frattempo Giovanni in braccio. "Di sopra. Il piccolo stava dormendo e ho preferito lasciarlo riposare ancora un po' in vista del viaggio, lo porterà qui Lorenzo non appena avrà finito di prepararsi." Le rispose la ragazza, sorridendo mestamente al nipotino. In realtà Selene non riusciva a non pensare all'incendio, alla peste e alla siccità ogni qualvolta pensava a Firenze e dovervi tornare la riempiva di angoscia, anche se sapeva che la sua città era rinata a vita nuova e che l'avrebbe accolta a braccia aperte. Era a Villa Colchide che aveva ricominciato finalmente a essere felice e ora non riusciva a separarsene tanto facilmente. Un nuovo sorriso malinconico le increspò le labbra al ricordo che mesi prima, quando erano partiti, aveva combattuto con le unghie e con i denti pur di restare a Firenze e di non andare in campagna. "Marco e Lucia invece sono di ritorno?" Chiese poi a sua sorella. "Sì, ormai dovrebbe essere questione di pochi minuti." Fu la risposta. La guardia personale di Cosimo infatti aveva accompagnato in paese la giovane nutrice di Giovanni e la sua bambina, Margherita, affinchè potessero salutare un'ultima volta Maria, l'anziana madre di Lucia che aveva aiutato Andrada a partorire, prima di avventurarsi in città per la prima volta nella loro vita. Pochi istanti dopo infatti, come se li avessero evocati, i tre comparirono al cancello della villa. Lucia teneva in braccio sua figlia e aveva un'espressione un po' confusa e impaurita. "Stà tranquilla Lucia, Firenze è una città grande, bellissima e ricca di opportunità. E' un posto stupendo per far crescere Margherita e ti ci troverai benissimo, vedrai!" Tentò di rassicurarla Andrada. La donna sorrise debolmente, era evidente che quell'esperienza del tutto nuova e mai immaginata prima la spaventasse e le incutesse soggezione. Selene le si avvicinò. "Andrada ha ragione, Lucia. Anche io avevo paura all'inizio, quando mi sono trasferita a vivere a Palazzo, due anni fa. Invece poi è andato tutto a meraviglia, ho trovato persone fantastiche e un'accoglienza calorosa, tu ci conosci già tutti: dovrai solo abituarti a vivere in città ma è molto più facile di quanto tu possa immaginare, credimi!" Le disse, riconsegnandole la bambina che aveva preso in braccio per permetterle di salire più agevolmente in carrozza. Marco Bello, Cosimo e Andrada si scambiarono un'occhiata interrogativa: di certo la vita di Selene era notevolmente migliorata da quando viveva a Palazzo de' Medici, ma non si poteva propriamente dire che all'inizio "fosse andato tutto a meraviglia". La moglie di Lorenzo colse quello scambio di sguardi furtivo e li fulminò tutti e tre. "Che cosa avrei dovuto dirle, che io e te all'inizio ci odiavamo, che io e te abbiamo litigato e non ci siamo parlati per una settimana, che tutti credevano che io fossi la tua cortigiana e che a un certo punto sono scappata?" Sussurrò per non farsi sentire rivolgendosi prima ad Andrada, poi a Marco e infine a Cosimo, che non riuscirono a reprimere una risata. "Bene, i cavalli sono a posto. Possiamo partire, manca solo Lorenzo!" Annunciò Giuliano avvicinandosi e cingendo le spalle di Michela. Gli altri alzarono gli occhi al cielo. "Quando mai..." brontolò Cosimo: la tendenza di suo fratello al ritardo era ormai divenuta proverbiale. Il più giovane dei due Medici fece capolino pochi minuti dopo e captò subito gli sguardi preoccupati con cui tutti lo fissavano. Si avvicinò alla carrozza confuso. "Va bene, va bene...perdonate il ritardo...è solo che...non sapevo cosa indossare, insomma, il ritorno a Firenze, la nostra cara amata città, colei che ci ha dato i natali e che ci ha visti crescere, è molto importante e volevo essere all'altezza della situa..." "Lorenzo! Dov'è il bambino?" Gli domandò bruscamente Selene, interrompendo il suo sproloquio. Lorenzo Ugo infatti, non si vedeva da nessuna parte. Il ragazzo sbiancò, comprendendo in una frazione di secondo le occhiate stralunate che lo avevano accolto. "Oh mio Dio! L'ho lasciato in camera!" Gridò, correndo come una furia verso l'entrata della Villa. Michela, Giuliano, Marco, Cosimo e Andrada osservarono sconvolti la sua figura sparire velocemente dietro la porta. L'ex dittatore, che cingeva la vita di sua moglie, conosceva fin troppo bene suo fratello, ma di certo non poteva neanche solo lontanamente immaginare che sarebbe mai stato capace di dimenticare il proprio figlio! E pensare che Lorenzo si ostinava a sostenere che fosse Cosimo quello con la testa fra le nuvole tra i due! Perfino il piccolo Giovanni emise un gridolino fra le braccia di Andrada. Selene non riusciva ancora a crederci. Quando riuscì a riprendersi spostò lo sguardo scioccato dalla porta d'ingresso a sua sorella. "Ti prego, dimmi che non l'ho sposato davvero!" Esclamò sconsolata, provocando uno scoppio di risate generale.
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I Medici
FanficSelene Salviati e Andrada de' Albizzi non potrebbero essere più diverse: popolana l'una, nobile l'altra; fragile e ingenua l'una, forte e coraggiosa l'altra. Eppure le loro vite saranno destinate a incrociarsi quando entrambe entreranno in contatto...