La serata stava ormai per concludersi e la maggior parte degli invitati si era ritirata nelle stanze degli ospiti di Palazzo de' Medici e di Palazzo de' Albizzi. Solitamente i festeggiamenti per un matrimonio così importante duravano tre giorni ma Giovanni non aveva voluto turbare troppo Piccarda: sapeva che a lei avrebbe dato fastidio far finta per tutto quel tempo di essere felice mentre in realtà covava solo rabbia e disprezzo nel suo cuore per la donna che era andata in sposa al suo figlio minore e poi, con l'arrivo del Papa da Roma e di tanti sovrani europei e gli ottantamila fiorini pagati a Niccolò de 'Albizzi per la mano di sua nipote Andrada, le nozze erano già costate molto alla famiglia e il potente banchiere non aveva intenzione di spendere di più. Selene e Lorenzo, tenendosi per mano, passeggiavano fra le tavolate quasi completamente spoglie e ammiravano il cielo stellato. "Sai...io ho sempre avuto paura e soggezione della notte. Te l'ho raccontato quel giorno, quando mi hai portata a disegnare la cupola. Ora però mi rendo conto che sbagliavo: la notte regala una pace e una serenità assolute e poi questo cielo...è semplicemente meraviglioso!" Disse lei. Lorenzo le sorrise: amava follemente quella ragazza e dopo giorni convulsi e agitati non gli sembrava vero poterla stringere a sè, poterla finalmente chiamare "mia moglie". "Non dovrai aver paura della notte mai più, amore mio. È il momento più bello, alla fine della giornata. E poi tu porti un nome imponente e importante, sei la Luna! La notte ti appartiene e forse è proprio per questo che l'hai sempre temuta! Ti porterò a vedere la luna e le stelle in mezzo ai nostri vigneti: è una visione spettacolare e suggestiva! Ti porterò dovunque tu vorrai andare!" Le disse. Selene appoggiò la testa sul suo petto: non riusciva a credere alla fortuna che aveva avuto incontrandolo! Si stavano avvicinando sempre di più a un gruppetto di persone che parlavano davanti a una tavolata coperta da un grande lenzuolo bianco e alla giovane sembrò di riconoscere una voce familiare oltre a quelle di Andrada e Cosimo. "Madonna de' Medici, è stato un vero onore conoscervi! Vi ringrazio per quello che mi avete detto su Se..." "Donatello! Che cosa ci fai qui?" Selene si era staccata da Lorenzo non appena aveva riconosciuto nell'interlocutore della sua nuova sorella l'artista. Il modo in cui gli aveva rivolto la parola non prometteva però nulla di buono: lei non si arrabbiava quasi mai ma quando succedeva era meglio non essere la causa della sua ira e Andrada lo sapeva bene. "Selene! Oh mio Dio, quanto sei bella! Ti prego, fatti abbracciare, fatti porgere le mie più sincere congratulazioni! Dio, non ci posso credere! Ho sempre sognato di vederti felice come lo sei ora!" Esclamò lui tentando di avvicinarsi alla sua migliore amica. "Ah, davvero? Perchè non si direbbe affatto. Cosa ci fai alle mie nozze, Donatello? So che l'unione dei Medici e degli Albizzi è un evento storico, importantissimo e tutto il resto ma tu...tu mi conosci bene, hai sempre detto di amarmi come una sorella e oggi saresti potuto restare a scolpire le tue maledette statue invece di venire qui!" Gli gridò lei, bloccandolo. Tutti restarono a bocca aperta: da chiunque si sarebbero potuti aspettare una simile reazione meno che da Selene. Marco Bello, che si trovava poco distante, si avvicinò a sua sorella. "Selene..." tentò di dirle, ma senza successo. "No Marco, lasciami finire. Tu...tu sei stato il mio migliore amico per una vita, ci siamo fatti forza l'una con l'altro per quei maledetti sette anni, eri la persona di cui mi fidavo di più dopo mio fratello! Ho sempre creduto che tu fossi un porto sicuro per me così come io lo ero per te! Invece tu non ci hai messo niente a decidere per me, a cercare di rovinarmi la vita. Hai visto com'ero felice quel giorno in Piazza e chissà cosa hai pensato, chissà cosa hai raccontato a Marco! Se fosse stato per te questo matrimonio non sarebbe mai avvenuto e io probabilmente ora sarei a sputare sangue come schiava o cortigiana da qualche parte! Non hai nessun diritto di stare qui, nessuno! E invece ti presenti alle mie nozze e non vieni neanche a cercarmi, fai come se nulla fosse successo! Per anni ho sognato questo momento e al mio fianco vedevo solo due persone: te e Marco Bello ma ora ho capito che razza di uomo sei. Non fare finta di volere la mia felicità da sempre, non fare finta di aver aspettato questo giorno da quando mi conosci. Io non ti voglio vedere mai più Donatello, mai più! Vattene da casa mia e non tornarci!" Gridò, fuori di sè. L'artista aveva gli occhi lucidi. "Selene...ti prego. Ti ho cercata per tutto il giorno, ho conosciuto Cosimo a Roma anni fa e gli ho chiesto di presentarmi Andrada perchè immaginavo fosse tua amica e volevo chiederle dove fossi tu e come poterti parlare...non l'ho chiesto a Marco Bello perchè mi vergognavo per quello che avevo fatto, ti prego...perdonami! Siete i miei fratelli, i miei migliori amici, non vorrei mai farvi del male!" Le disse, quasi pregando. Selene ricacciò indietro a fatica le lacrime che si stavano facendo violentemente strada verso i suoi occhi. "Vattene Donatello, mi stai rovinando il mio giorno più bello. Vattene!" Esclamò. L'artista guardò tremante Marco Bello: alla guardia dispiaceva ma non poteva farci nulla. "È mia sorella, Donatello..." Disse. Lorenzo si avvicinò ai due. "Hai sentito? Devi andartene via subito. Non permetterò a nessuno di farle ancora del male. Lascia questo Palazzo e non tornarci mai più." Disse con tono minaccioso all'artista. Donatello lo ignorò. Guardò per un'ultima volta Selene ma capì che l'avrebbe fatta felice solo andando via. L'unica cosa che gli interessava era proprio che la giovane e suo fratello avessero quella felicità che non avevano mai avuto e quindi, dopo averle sussurrato, con le lacrime agli occhi: "Io voglio che tu stia bene. Non ho mai desiderato altro per te e per Marco. Perdonami per quello che ti ho fatto, perdonami. Addio" si voltò, guardò per un'ultima volta Marco Bello e se ne andò. Quest'ultimo e gli altri si avvicinarono tutti a Selene, preoccupati. Lorenzo le sfiorò le guance asciugandole le lacrime. "Mi dispiace tanto, non avrei mai dovuto permettere che entrasse..." ma lei alzò gli occhi incrociando i suoi e gli sorrise. "No, non è colpa tua, davvero...va tutto bene." Poi guardò gli altri e quasi si commosse di nuovo nel vedere le loro espressioni preoccupate. "Vi prego, non facciamoci rovinare questo giorno così bello! Piuttosto...tutto quel cibo avanzato dal banchetto...dove andrà a finire?" Chiese, notando che le serve stavano portando via tutti gli avanzi. "Non lo so sorella, di solito ha sempre provveduto nostra madre a queste cose. Credo comunque che quel cibo nutrirà gli animali che vivono a Palazzo o verrà gettato ai randagi. Ma tu sei davvero sicura di stare bene? Avrei dovuto pensarci prima, gli ho addirittura presentato Andrada affinchè potesse chiederle di te..." Le rispose Cosimo, appoggiandole una mano sul braccio, preoccupato. "Già...e io gli ho detto quello che voleva sapere. Mi dispiace Selene, davvero...non volevo!" Gli fece eco sua moglie. "Cosimo, Andrada...vi prego, basta. Non avete fatto nulla voi! So che mi volete bene e che non fareste mai qualcosa che possa ferirmi, non sentitevi più in colpa. Vorrei chiedere solo una cosa...quel cibo, potreste fare in modo di distribuirlo fra gli abitanti dei quartieri poveri della città? Conosco le condizioni in cui vivono quelle persone e tutto questo ben di Dio non può andare sprecato, per loro sarebbe un dono inestimabile! Li nutrirebbe per giorni!" Disse Selene, rivolgendosi a suo marito e a Cosimo nella seconda parte del discorso. Sia loro che Marco Bello e Andrada restarono stupiti ancora una volta dalla sua bontà "Ma certo! Provvederò io stesso a fare sì che ciò avvenga! Hai avuto un'idea meravigliosa Selene!" Esclamò Cosimo. Lorenzo le sfiorò la guancia con un bacio. "Sei la persona più buona del mondo, a volte credo di non meritarti!" Le sussurrò. "Bene, si è fatto tardi e siamo tutti molto stanchi. Propongo di ritirarci nelle nostre camere!" Disse Cosimo. Gli altri approvarono subito la sua idea: la giornata era stata molto lunga. Prima di andare però, Selene si avvicinò a Marco Bello. "Marco...va tutto bene? So che vuoi bene a Donatello ma io non riesco..." Lui però le prese le mani e la zittì. "No. Tu sei mia sorella, io voglio solo che tu sia felice. Non ho mai desiderato altro con tanta forza quanto la tua felicità. Voglio bene a Donatello ma non fa niente, davvero. Oggi è il giorno più bello della mia vita e non mi importa di nient'altro." La rassicurò. Selene lo abbracciò e, prima di andare via, gli sussurrò: "Vengo a trovarti domani, va bene?" Lui annuì e poi lei si voltò verso Lorenzo. Le sembrava strano andare a dormire da sola piuttosto che nella piccola stanzetta che aveva condiviso con suo fratello ma suo marito le trasmetteva tutta la sicurezza possibile. Allungò una mano e afferrò quella di lui. Poi, dopo aver salutato gli altri, si avviò verso la sua nuova vita.
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I Medici
FanfictionSelene Salviati e Andrada de' Albizzi non potrebbero essere più diverse: popolana l'una, nobile l'altra; fragile e ingenua l'una, forte e coraggiosa l'altra. Eppure le loro vite saranno destinate a incrociarsi quando entrambe entreranno in contatto...