Prologo

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Il cappellino di lana calato sulla fronte e la sciarpa che lasciava intravedere a malapena gli occhi sembravano non bastare.

Il vento gelido sembrava volergli entrare nelle ossa, nel petto, nelle vene, fino a gelarle. Tutta colpa di quella perturbazione Siberiana che pareva non voler lasciare scampo all'Italia.

Sistemò ancora una volta il bavero del giaccone imbottito e continuò per la sua strada fingendosi incurante del vento che feroce gli sferzava quel poco che non era riuscito a coprire.

Da quell'ammasso pesante di indumenti sbucavano fuori solo un paio di occhioni castani che, nelle belle giornate, quelle col sole, col cielo terso e sereno, assumevano strane tonalità di verde.

Quegli occhi semichiusi per evitare che qualcosa di estraneo li colpisse scrutavano la strada davanti a sé per cercare il numero 74, quello a cui era diretto.

C'era già stato una volta a quel civico ma, da quella prima volta, tutto era diverso.

Allora era un ragazzino armato di curriculum e tanta buona volontà.

Ora era un ragazzino con un possibile lavoro.

Doveva solo giocarsi bene le sue carte e tutto sarebbe filato liscio, tutto sarebbe andato nel verso giusto.

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