Una volta terminati i preparativi giunse finalmente il tempo del pranzo.
Tutti si riunirono attorno alle tavolate dove il vino, più che le carni alla brace, la faceva da padrone. Jacopo aveva preso posto tra i due fratelli che avevano tacitamente deciso di tenerlo d'occhio e di non fargli mancare nulla.
Il suo piatto era sempre il più pieno e il suo bicchiere, che si svuotava molto lentamente, al contrario si riempiva alla velocità della luce.
Jacopo non era abituato a bere, il vino nemmeno gli piaceva, pertanto una volta capito lo strano meccanismo preferì lasciar perdere il bicchiere e tergiversare ogni volta che la sete bussava alla sua porta.
Se necessario avvicinava il bicchiere alle labbra, le bagnava, alzava stufato gli occhi al cielo e riponeva il bicchiere che pareva non aver per niente cambiato il contenuto, come di fatti, non era cambiato il bisogno di liquidi che Jacopo sentiva.
L'aveva adocchiata dell'acqua ma si sentiva così stupido a chiederla che preferì far finta di nulla.
Tutto sommato si stava divertendo, il vino aveva cominciato a fare effetto, si sentiva più leggero ma comunque più o meno presente a sé stesso. Non voleva sentirsi stupido, non voleva fare sempre la figura dell'imbranato asociale.
Fu quando Simone chiese a qualcuno l'acqua che Jacopo rivide un raggio di speranza. La avvicinò a loro e i suoi occhi brillarono.
Sorrise, sentendosi un emerito cretino ma non era certo di avere il pieno controllo sui suoi muscoli facciali.
Simone riempì il bicchiere e bevve, semplicemente.
Jacopo osservò quel movimento come fosse il più grande dei prodigi e sorrise, ancora con quell'espressione estasiata stampata sul volto.
Simone dovette accorgersi dello sguardo insistente dell'altro su di sé perché si voltò verso di lui e lo fissò inclinando il capo incuriosito; aveva gli occhi lucidi, le guance arrossate e uno strano sorriso a deformargli il viso.
«Stai bene?» gli chiese.
Jacopo annuì «ho sete» bisbigliò poi.
«Acqua?» domandò Simone indicando la bottiglia.
Jacopo annuì di nuovo, stavolta con più vigore.
«Passami il bicchiere» disse Simone.
Jacopo spostò lo sguardo verso la tavolata per poi tornare a guardare Simone con il sorriso ormai totalmente svanito dal viso. Spinse il suo bicchiere nel raggio visivo dell'altro e si imbronciò.
«È pieno»
«Non lo bevi vero?»
«No» ridacchiò Jacopo scuotendo la testa.
«Facciamo così allora» disse Simone paziente «io prendo il tuo e tu il mio»
Jacopo arcuò un sopracciglio.
Simone scambiò i bicchieri dopo averne riempito uno d'acqua per l'altro.
Jacopo si fiondò sul suo nuovo bicchiere e bevve tutto d'un fiato per poi porlo nuovamente a Simone in modo che lo riempisse nuovamente.
«Quando hai detto che avevi sete non credevo ne avessi così tanta»
Jacopo gli si avvicinò e sussurrò accanto al suo orecchio «ti dico un segreto, il vino non mi piace»
«E non potevi dirlo prima?» sorrise.
Jacopo alzò le spalle ridacchiando ancora trattenendo a stento uno sbadiglio.
Simone scosse la testa divertito, Jacopo mezzo alticcio era uno spasso.
Per fortuna aveva deciso per lo scambio di bicchieri altrimenti sicuramente lo avrebbe perso.
Almeno una cosa l'aveva imparata, sempre tenere ben distanti il piccolo Jacopo e l'alcool.
Per ovviare alla latitanza di settimana scorsa per voi un piccolo aggiornamento extra.
A Lunedì!

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Cambio Turno
RomanceIn un'anonima cittadina di provincia c'è una Sala da Tè. Qui, tra infusi profumati e deliziosi dolcetti, occhi si incontrano e mani si sfiorano, tutto nell'infinitesimale spazio di un cambio turno. Piccola Storia d'Amore e di Tè; di dolcezza e di n...