Capitolo 17

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Dopo che Simone fu andato via Jacopo rimase per un po' con i suoi genitori. Loro erano gentili e sorridenti come al solito ma, stranamente, Jacopo si sentiva osservato.

Quella sensazione non lo metteva completamente a suo agio ma dovette lottare contro se stesso per non dargli troppo peso e giungere indenne alla fine del turno.

Uscito dalla Sala da tè una folata di vento lo fece rabbrividire. Il freddo del pomeriggio si era trasformato in una serata gelida e, di tanto in tanto, qualche fiocco di neve cadeva qua e là.

Jacopo sorrise tra sé. Lui odiava il freddo ma adorava la neve.

Vedere quei fiocchi candidi volteggiare e poi posarsi al suolo gli metteva tranquillità.

Ci impiegò un po' a tornare a casa, perso com'era col naso all'insù. Aveva quasi scordato il freddo, il vento, le ore di lavoro. Aveva scordato tutto.

Poi, ad un tratto, ripensò a quand'era bambino, ai pupazzi di neve, alla cioccolata calda che sua madre era solita preparargli.

Eppure non gli sembrò di rivedere sua madre. Gli occhi scuri di lei si confondevano con quelli verdi di Simone e la cioccolata calda aveva tutta l'aria di essere un infuso chiarissimo dal profumo invitante.

Si chiese come sarebbe stato bello rimanere bloccati sotto la neve, con Simone che lo coccolava con qualcosa di caldo da sorseggiare, proprio come aveva fatto quel pomeriggio e proprio come accadeva ai protagonisti di quel racconto* che aveva letto qualche tempo prima, quello che lo aveva fatto sognare e gli aveva fatto credere (o forse sperare) che un giorno anche per lui ci sarebbe stato un amore avvolgente come quello di Fabrizio per Manuele.

Era inutile negarlo, il ricordo di quel pomeriggio gli era rimasto impresso addosso e, se pensava al contatto con le mani di Simone il terreno sembrava aprirsi sotto i suoi piedi.

La felicità appena provata però, in un lampo, si trasformò in tormento, il sorriso in un broncio e gli occhi, invece di fissare il cielo si spostarono irrimediabilmente al pavimento.

Improvvisamente l'unico colore visibile ai suoi occhi fu il nero dell'asfalto.

Nero come si vedeva dentro.

Nero come unico sfondo della sua vita.

E ancora una volta si sentì sbagliato, inopportuno e idiota.

Totalmente idiota.

Se voleva sopravvivere a tutto quel nero,che prima o poi lo avrebbe inghiottito, doveva smettere di sognare ad occhi aperti, doveva smetterla di crearsi castelli campati per aria.

Si sentì così vulnerabile, così vuoto.

Incurante della neve prese a correre con l'unico scopo di rifugiarsi nel solo rifugio sicuro che aveva: la sua stanza.






*Il racconto a cui fa riferimento Jacopo in realtà è una OS. E' una delle mie storie scritte magistralmente dalla mia metà letteraria Andrea Cerini.

Se anche voi, come Jacopo, amate annegare nei sentimenti e negli amori  forti non perdetevi la storia di Fabrizio e Manuele: cercate "Just us"  sul profilo di Andyspace_0 

Per facilitarvi la ricerca vi posto il link nei commenti.

A presto!

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