Capitolo 46

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Buongiorno e Buone fatte feste.

Da buona Befana quale sono ecco a voi il vostro regalo.

Ci ritroviamo giovedì per la ripresa delle abituali pubblicazioni.



Quando Simone salì in camera Marco decise di seguirlo.

Una volta giunto alla porta della camera di suo fratello bussò cautamente.

Una volta ricevuto il consenso ad entrare scostò l'uscio e sporse con gli occhi verdi ed il ciuffo chiaro.

«Disturbo?» domandò, ancora mezzo nascosto.

«Certo che no, scemo. Entra»

Marco entrò rimanendo in piedi, tenendosi sull'uscio imbarazzato e assente.

«Che fai, resti di guardia?» chiese Simone sorridendo ma senza guardare l'altro.

«Scusami per prima» sussurrò Marco cercandone lo sguardo.

«E perché, hai fatto solo una domanda»

«Una domanda evitabile»

«Guarda che non è un problema» sorrise Simone con affetto «e non vado in tilt per una domanda»

«Lo so ma...»

«Marco» sospirò Simone, ormai quasi spazientito «non c'è bisogno che mi tuteli sempre, che cerchi di addolcire il boccone ogni volta, non trattarmi da coglione»

Marco accusò il colpo.

«Non ho mai voluto trattarti da coglione e dovresti saperlo però permettimi di pormi qualche domanda. Da quando c'è Jacopo sei cambiato»

«E pensi sia un male?»

«No, al contrario. È solo che mi sembra così strano»

«Cosa?»

«Tu, il vostro rapporto, il tuo comportamento»

«Si nota parecchio?»

«Abbastanza... »

Simone sorrise ancora, un sorriso un po' tirato ma pur sempre sereno.

Si sentiva strano e non sapeva neanche lui perché, suo fratello lo vedeva cambiato e lui non aveva una spiegazione plausibile, forse si sentiva diverso o forse non sapeva nemmeno cosa gli stesse accadendo.

«Io penso che Jacopo ti tranquillizzi» disse Marco spazzando via il silenzio «credo che sia una presenza positiva nella nostra vita»

«Questo lo penso anch'io» confermò Simone «solo, non so perché»

«Perché è un esserino, è simpatico, è buono, è un bravo ragazzo»

Simone sogghignò «stasera anch'io gli ho dato dell'esserino»

«E lui?»

«Diciamo che non è stato felice»

Risero entrambi immaginando lo sguardo furente del più piccolo che non avrebbe impaurito una mosca.

«Comunque mi piace Jacopo» disse Marco in conclusione «mi piace un sacco»

Simone lo guardò annuendo «già, piace un sacco anche a me»

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