Capitolo 38

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Fu così che si ritrovarono, il giorno dopo, in macchina, alla fine del turno di Jacopo.

Simone era tornato a prenderlo ma, per non scatenare la curiosità e le eventuali domande di Marco, lo aveva aspettato fuori, ben rifugiato nella sua auto.

Per essere lì, puntuale all'uscita, aveva dovuto rinunciare a passare tutta la serata in oratorio ed era la prima volta che lo faceva per qualcosa che dipendesse dalla sua volontà, per una scelta di piacere e non per necessità.

Se ne stava lì nell'auto, con la musica in sottofondo, a fissare quasi di nascosto l'ingresso della Sala da Tè.

A pensarci si sentiva un po' stupido, davanti a quella che tutto sommato era pur sempre la sua casa, nascosto in auto quasi fosse un ladro. Ci mancava portasse un cappuccio o un passamontagna, poi i passanti avrebbero chiamato la polizia.

Sorrise a quel pensiero, in quel caso altro che discrezione, avrebbe fatto una grandissima figuraccia e Marco sarebbe stato in prima linea a prenderlo in giro vita natural durante.

E no, Simone non poteva assolutamente correre quel rischio!

Si sistemò quindi meglio sul posto in attesa mentre, di tanto in tanto, lanciava occhiate furtive all'orologio digitale che campeggiava lento e immobile sul cruscotto dell'automobile.

Ad un certo punto però lo vide, impacciato e imbacuccato, sull'uscio del locale mentre si guardava intorno.

Certamente stava cercando lui quindi pensò di palesarsi suonando il clacson.

Jacopo però parve nemmeno accorgersi di quel richiamo per cui a Simone non rimase che inviargli un messaggio.

"Guarda a destra" gli scrisse.

Un paio di minuti e Jacopo stava guardando proprio nella sua direzione.

Simone abbassò il finestrino, si sporse verso l'esterno e fece un cenno con la mano per farsi notare. Quando Jacopo lo scorse mosse verso di lui col suo solito andamento incerto.

Salì in auto, si voltò verso Simone e sorrise, in quel modo tutto suo, con le guance che immediatamente si arrossarono e gli occhioni divenuti ancora più luminosi.

Salutò Simone con parole di circostanza poi indossò la cintura di sicurezza e prese a litigare con la sciarpa mentre cercava di tirarla via dal viso.

Simone ridacchiò fissandolo divertito.

«Non ridere» borbottò Jacopo infastidito.

«Non rido» rispose Simone contraddicendosi nel soffocare una risata.

«Sei pessimo, aiutami piuttosto»

«Ma sei tutto ingarbugliato, non saprei nemmeno da dove prendere»

Gli occhi di Jacopo sbucarono fuori minacciosi da una fessura creatasi tra le pieghe della sciapa.

«Ti prego» cantilenò in contrasto col suo sguardo.

Simone non ebbe scelta e dopo un po' di lavoro lo liberò dall'ingombro.

Jacopo sospirò soddisfatto «allora andiamo o no?»

Simone strabuzzò gli occhi «alle volte mi fai paura» disse.

Jacopo sollevò le spalle mostrando un'espressione fintamente innocente che indusse l'altro a scuotere la testa divertito.

«Quindi?» incalzò ancora Jacopo.

«Quindi... Ti va un caffè?»

«Ok»

«Ok» lo scimmiottò Simone beccandosi un'occhiataccia.

Finse poi di non averlo notato, mise in moto l'auto e si diresse verso la direzione che aveva stabilito nella sua mente.

Jacopo al suo fianco si accomodò meglio sul sedile lasciandosi andare rilassato.

E tra loro fu come sempre, silenzio e tranquillità in mezzo a fiumi di parole non dette.

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