Capitolo 29

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Il tragitto verso casa di Jacopo fu piuttosto silenzioso. I due non conversarono, non si guardarono, né sembrarono minimamente toccati dalla presenza l'uno dell'altro.

Nell'abitacolo aleggiava solamente il fruscio del condizionatore mentre un piacevole tepore si espanse.

Quando Simone si trovò nei pressi del negozio di animali accostò e si voltò verso Jacopo trovandolo profondamente addormentato.

Il volto semi illuminato dai lampioni in strada e la bocca schiusa per via del raffreddore lo fecero sorridere intenerito.

Jacopo sembrava un bambino e Simone lo avrebbe volentieri lasciato dormire.

Non voleva svegliarlo, non sapeva come fare per non turbarlo ma era ben consapevole di doverlo fare, non poteva di certo tenerlo prigioniero in macchina, soprattutto nelle sue precarie condizioni di salute.

Cominciò chiamandolo piano, quasi facendo scivolare il suo nome tra le labbra.

Quando si accorse di non avere successo pensò di cambiare strategia quindi, sempre con delicatezza, prese ad accompagnare la sua voce ad un leggero ticchettare sulla sua spalla.

Jacopo sussultò sbarrando gli occhi spaventato, sfarfallò le palpebre e si guardò intorno come per capire dove si trovasse.

«Io... No... Cosa?» bofonchiò senza logica.

Simone si affrettò ad accogliere le mani di Jacopo tra le sue accarezzandole dolcemente.

«Ehi» sussurrò spostando una delle due mani al volto di Jacopo «non è niente, ti sei solo addormentato»

«Oddio» mugugnò Jacopo nascondendo il viso dietro la mano libera.

«È tutto ok» disse Simone spostando quella mano e lasciandogli una carezza sul viso.

Sfiorandogli la fronte, per puro caso, poté sentire quanto fosse caldo.

«Jacopo ascolta»

L'altro lo guardò negli occhi coi suoi ancora un poco lucidi.

«Credo sia il caso tu vada a casa, scotti e hai gli occhietti stanchi» sorrise «credo la temperatura sia salita parecchio»

«In effetti non mi sento molto bene, mi viene anche da vomitare»

«Vuoi che ti accompagno?» chiese premuroso Simone.

«No. Penso di farcela da solo. Devo solo attraversare la strada»

«Ok»

«Grazie» sussurrò Jacopo voltandosi a guardarlo «e scusami se mi sono addormentato»

Simone scosse il capo «non ce n'è bisogno, di nessuna delle due»

Jacopo scrollò le spalle «io volevo farlo comunque»

Simone sorrise ancora una volta e Jacopo sentì l'abitacolo farsi sempre più piccolo.

«Ciao» mormorò quindi aprendo la portiera e scappando via senza aggiungere alto.

«Ciao» bofonchiò Simone, con un sorriso ad aleggiargli sulle labbra al solo pensiero di quel ragazzino così strambo.

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