Capitolo 1

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Quando Jacopo si trovò dinnanzi al civico 74 sospirò di sollievo.

Aspettò che le porte a sensore si aprissero ed entrò nel locale avvertendo subito una piacevole sensazione di calore e, immediatamente dopo, il profumo speziato del tè e dei biscotti al burro.

Arricciò dal piacere il naso a patatina, si lasciò avvolgere da quei profumi e, per un momento, si concesse di chiudere gli occhi rilassato.

«Ciao, posso aiutarti?» disse una voce che sembrava giungere dritta dritta da una nuvoletta di zucchero filato.

«Ehi» sussurrò allora quella voce, ora più vicina, con una punta di divertimento.

Solo allora Jacopo si ricordò di non essere in un mondo parallelo ma su quello che (sperava) sarebbe presto diventato il suo nuovo posto di lavoro.

Imbarazzato aprì timidamente solo un occhio, poi anche l'altro.

Quello che si trovò di fronte non era un semplice sorriso ma la porta vera e propria del Paradiso.

Dentatura bianca, dritta, perfetta, sovrastata da un naso piccolo, un po' anonimo e da due occhi verdi, ma non finti verdi come i suoi, verdi proprio... Verdi!

«È tutto ok?» chiese ancora quella voce che sbucò fuori come una melodia dalla separazione di quei denti, sempre perfetti e delle labbra sottili ma perfette uguale.

Jacopo era imbambolato, si sentiva stupido e incapace di proferire parola.

«Vuoi sederti? Posso portarti dell'acqua?»

Jacopo annuì senza pensare ma quando il ragazzo si voltò per prendere da bere tornò sui su passi pronunciando la sua prima parola da quando aveva messo piede nella sala da tè.

«No!» sussultò facendo immediatamente voltare l'altro.

La sua voce risultò più acuta di quanto potesse immaginare quindi imbarazzato si portò le mani a coprire la bocca.

Il ragazzo che ancora gli era di fronte ridacchiò confuso assumendo un'espressione curiosa e divertita al tempo stesso.

Stette un po' ad osservarlo poi gli tese una mano.

«Io sono Simone, posso in qualche modo esserti d'aiuto?»

«Oh, si» articolò Jacopo grattandosi la nuca imbarazzato «sono Jacopo» aggiunse scioccamente.

«Jacopo» sembrò rimuginare il ragazzo che aveva detto di chiamarsi Simone «sei il ragazzo nuovo, quello della prova?»

Jacopo annuì muovendo freneticamente il capo ancora coperto dal cappellino blu e solo allora notò che il ragazzo portava un grembiule col logo del locale.

«Bene, ti stavo aspettando» lo informò Simone.

«Vuol dire che sono in ritardo?» chiese Jacopo preoccupato.

«No» ridacchiò l'altro «vuol dire semplicemente che sapevo saresti venuto»

Jacopo sospirò «meno male»

Simone sorrise ancora una volta, poi gli indicò il retro del locale.

«Vieni, ti mostro un po' di cose» disse.

Jacopo annuì e lo seguì in silenzio perso nei suoi pensieri.

Aveva una strana convinzione: il suo primo giorno di prova non sarebbe potuto cominciare peggio.

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