Capitolo 94

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Quando Jacopo si accorse della presenza di Marco si scostò da Simone spaventato, intimorito, con gli occhi che da lucidi d'affetto si riempirono di terrore. Rimase immobile ma dentro tremava.

Non sapeva cosa aspettarsi, aveva solo una gran paura.

Paura che Marco non capisse, paura di averlo deluso, ma soprattutto, paura che potesse in qualche modo allontanarlo da Simone proprio nell'instante in cui era riuscito ad avvicinarlo.

Si sentì piccolo, insignificante quasi e sentì di non essere in grado di proteggere il sentimento che provava per Simone di fronte ad un rifiuto di Marco.

Lui a Marco ci teneva, gli era stato amico, lo aveva introdotto nella sua comitiva senza chiedere nulla, senza mai farlo sentire di troppo. Deluderlo era il suo ultimo desiderio, era una delusione troppo grande anche per se stesso di conseguenza.

Si strinse inconsapevolmente nelle spalle aspettando un verdetto o, quantomeno, una reazione che però stentava a giungere.

Solo allora, quando i pensieri smisero di vorticare nella sua testa, si accorse che nello sguardo di Marco non c'era odio, né disprezzo, né qualsivoglia sentimento negativo. C'era invece una luce che gli occhi irradiavano convogliandola in un sorriso felice.

Jacopo lo scrutò attentamente prima di decidere che non stesse sbagliando e che il nuovo arrivato non fosse una minaccia. Dovette prima recepire che un sorriso fosse un segnale positivo, che quel sorriso fosse vero e che Marco non aveva alcuna intenzione di attaccarlo.

«Ce l'avete fatta!» sentì dire da quelle labbra che non avevano mai perso quel barlume di serenità.

Batté gli occhi ancora una volta, incredulo e forse un po' spaventato. Quella giornata gli stava riservando delle sorprese talmente piacevoli che non sapeva se crederci davvero. Non era un habitué delle belle notizie, non era pronto ad un'accettazione senza scontri, senza compromessi.

A dire il vero non si era posto il problema fino all'arrivo di Marco. Quello che era accaduto con Simone gli era sembrato talmente giusto che non aveva trovato nemmeno il tempo di porsi delle domande che pure gli erano piombate improvvisamente addosso.

Senza preavviso Simone lo avvicinò stringendogli un braccio intorno alla vita. Gli occhi di Jacopo saettarono veloci verso di lui, impauriti e confusi, ma il sorriso di Simone lo riportò immediatamente in quella realtà fatta solamente di loro due in cui tutti i problemi e i cattivi pensieri svanivano nel nulla.

«Andiamo?» chiese Simone.

Jacopo annuì e lo seguì senza curarsi d'altro.

«Non divertitevi troppo» ridacchiò Marco.

Jacopo allora si fermò, chiese a Simone di aspettarlo in auto e dopo averlo baciato lievemente sulle labbra tornò sui suoi passi.

Raggiunse subito Marco che lo accolse con un radioso sorriso.

«Ehi, dimenticato qualcosa?» chiese.

«Si» disse per poi stringerlo in un abbraccio così forte e improvviso da lasciarlo interdetto.

Non lo conosceva benissimo ma era certo che un tale slancio non fosse propriamente un pezzo forte del repertorio del più piccolo.

«Grazie» lo sentì sussurrare mentre si allontanava da lui per correre via.

Lo osservò sorridendo.

Aveva fatto bene a fidarsi di quel ragazzino.

Intanto all'esterno della sala da tè Jacopo stava salendo nella macchina che lo aspettava.

Agganciò la cintura di sicurezza e si voltò verso Simone che ne aveva osservato ogni movimento.

«Andiamo?» chiese solo per avere ulteriore conferma.

«Andiamo!» ribadì convinto il più piccolo azzardando un piccolo movimento che portò la sua mano a poggiarsi delicatamente su quella di Simone sistemata sul cambio.

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