Capitolo 44

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Uscirono dalla cioccolateria nel freddo della sera con due sorrisi sul viso e una manciata di cioccolatini tra le mani.

Si diressero verso l'auto e Simone si impossessò del posto di guida, sicuro e attento come al solito.

Guardava fisso la strada mentre, al posto dello stereo, ascoltava il respiro di Jacopo che, seduto al suo fianco, guardava assorto fuori dal finestrino.

Quando l'auto fu fermata, poco distante dal portone d'ingresso della casa di Jacopo, tra i due calò un improvviso quanto atteso silenzio denso di sguardi malcelati e parole non dette.

Entrambi avrebbero voluto che quel momento non fosse arrivato, entrambi sarebbero ancora rimasti ancora un po' isolati in quell'auto che sembrava fargli scudo da tutto quanto potesse turbarli.

Si sentivano bene assieme, come fossero due amici che vivono da anni fianco a fianco, l'uno complice dell'altro.

All'effettivo però erano solamente due estranei che si erano trovati improvvisamente sula stessa strada. Una strada che non era semplice ma tortuosa, ed era buia, incerta, sconnessa ma non metteva paura, non se l'avessero affrontata assieme.

I due continuarono a far finta di nulla per qualche istante ancora, Simone guardava fisso davanti a sé mentre Jacopo continuava a guardare attraverso il finestrino il paesaggio ormai immobile.

Alla fine fu proprio il più piccolo a rompere il ghiaccio voltandosi verso Simone e accennando un sorriso.

«Grazie per la bella serata» disse.

«In realtà sarei io a dover ringraziare te, hai scelto tu il posto e mi hai aperto un mondo»

Jacopo ridacchiò «sapevo che la cioccolata ti avrebbe conquistato»

«Hai proprio fatto centro»

«Da ripetere allora»

«Quando vuoi»

«Non dirmi così che diventa pericoloso, io ci tornerei già domani»

«No, domani no. Domani proprio non posso, ho una riunione importante alla quale non posso rinunciare»

«Io parlavo di me infatti» finse malizia per nascondere una nota di tristezza.

«Ehi» borbottò Simone «ti proibisco di andarci da solo»

«Prepotente» mugugnò Jacopo.

«Guarda che ti sento»

«Se vuoi lo ripeto a voce alta»

«Sai che stai diventando indisponente?»

Jacopo si voltò di scatto «sei serio?»

Simone tenne per un attimo il punto poi scoppiò a ridere causando borbottii contrariati di Jacopo.

«Dovrei smetterla di credere a qualsiasi cosa dici»

«Già, dovresti» consigliò Simone facendo spallucce.

«Ma tu sei così... No, non è vero! Sono io che sono un caso perso»

«Ma va'! Sei solo un esserino»

«Un esserino? E questo dovrebbe farmi sentire meglio?» domandò scettico.

«Certo che si!»

«Ok, ok ho capito. Per stasera abbiamo parlato fin troppo, è meglio che vada»

«Dove?» chiese Simone.

«A casa» rispose ovvio.

«Ci vediamo domani a lavoro?»

Jacopo assentì col capo poi fece per uscire dall'auto ma fu bloccato dalla voce di Simone che ne richiamò l'attenzione.

«E questi?» chiese indicando il sacchettino con i cioccolatini che Jacopo aveva lasciato abbandonato sul sedile.

«Tienili tu» disse facendo l'occhiolino «fanne buon uso!»

Un sorriso ancora e poi chiuse lo sportello dando le spalle a Simone correndo rapidamente verso casa.

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