Capitolo 64

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Il sole nel cielo aveva da tempo lasciato posto alle stelle e ad una luna, timida, che mostrava di sé soltanto uno spicchio. Era buio ormai, le lanterne disseminate qua e là non bastavano a far luce e il fuoco, ormai moribondo, non scaldava abbastanza. Nonostante i ragazzi fossero avvolti da giacconi e sciarpe cominciavano a patire l'aria frizzante ancora non mitigata dalla neonata stagione primaverile.

Decisero quindi di rientrare e trascorrere del tempo nella sala comune della struttura ricettiva che si trovava poco distante dal lago, immersa tra gli alberi. Essa, a differenza dei singoli bungalow che le gravitavano intorno, costruiti in muratura, era costituita da assi di legno che ben la sposavano con l'ambiente circostante. Ospitava oltre ad una piccola reception una trattoria funzionante solo a pranzo, un minuto bar e dei comodi divani sistemati attorno ad un maxischermo a quell'ora spento dove i ragazzi presero posto.

Qualcuno ordinò ancora da bere, altri si limitarono a chiacchierare. Per Jacopo, che non era affatto abituato a bere, quel paio di birre divise con gli altri erano state sufficienti a procurargli un lieve stordimento che si manifestava in un leggero rallentamento dei riflessi e in uno stato di quieta assenza che sarebbe passato inosservato in quel clima sereno e rilassato. Evidentemente erano tutti un po' stanchi, nessuno era in vena di far casino e persino il volume del chiacchiericcio era piuttosto basso. In quello scenario nessuno lo avrebbe trovato stonato, tantomeno Marco e Simone che ormai si erano abituati ai suoi silenzi.

Passata da poco la mezzanotte tutti convennero che fosse meglio ritirarsi negli alloggi. L'aria fresca che gli accarezzò il viso fece subito sentire meglio Jacopo. Fu come risvegliato da un incosciente letargo, come tornare padrone delle proprie azioni. Seguì gli altri verso il bungalow e come loro non si recò subito all'interno, si fermarono a chiacchierare ancora un po' riparati dal piccolo patio dove mezzanotte divenne l'una e le due si trasformarono in tre.

Era stato piacevole chiacchierare, discutere allegramente, ma gli occhi ormai si erano fatti pesanti e il sonno cominciava a bussare furioso alle porte. Decisero di salutarsi e ognuno, dopo una sosta alla toilette, si accomodò nel proprio posto letto. La zona notte era piuttosto spartana, si componeva di tre letti a castello traballanti e di sei armadietti a muro, non vi erano finestre, né mensole, né comodini, solo lo stretto necessario a sopravvivere.

Jacopo finì per dormire nel letto sopra quello di Marco mentre Simone in quello in basso adiacente al primo. Questa sistemazione indispettì un po' Jacopo che dovette rinunciare ad ogni suo più ghiotto proposito di contemplazione per dedicarsi esclusivamente ai suoi ricordi. Borbottò tra sé e sé maledicendo la sfortuna che a suo dire lo perseguitava ma stanco e confuso ben presto si lasciò rapire dai suoi sogni ignaro che dal basso qualcuno stava più o meno pensando alla stessa cosa.

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