Capitolo 19

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«Ma che cavolo!» borbottò Jacopo dal bagno «perché capitano tutte a me?»

«Cos'hai da imprecare?» gli domandò sua madre attirata dal suo lamento.

«Sono totalmente chiuso, mi sento male e non respiro»

«Esagerato!»

«E poi sono tutto rosso, il naso mi cola, ho gli occhi da triglia e sembro un mostro» sospirò «io odio il raffreddore!»

Sua madre nascose una risatina dietro il palmo della mano.

Jacopo la fissò attraverso lo specchio con aria minacciosa «e non dirmi che sembro Brontolone perché mi incazzo»

Lei alzò le mani in segno di resa continuando a sorridere «non ho detto nulla»

«Ecco, meglio!»

«Ora, seriamente» disse lei smettendo di ridacchiare «te la senti di uscire?»

«Mamma devo, per forza»

«Ok, solo copriti, perché la neve è tanta»

Jacopo sospirò sconfortato e, per la prima volta nella sua vita, si ritrovò ad odiare la neve.

La neve è bella per i bambini, per chi può starsene rintanato in casa o, ancora meglio, per chi se ne sta al calduccio di una baita in montagna, non per lui che, stretto e infreddolito nel suo giaccone, rischiava di scivolare ad ogni passo o, ad ogni starnuto. E dire che le due cose più o meno si equivalevano.

Non fece molto caso a quello che lo circondava perché il suo unico scopo era quello di arrivare il più in fretta possibile alla sala da tè.

Non pensò alla neve, al candore, a Simone, non pensò a nulla, voleva solo togliersi di dosso quel freddo pungente che si sentiva incastrato nelle ossa.

Quando fu davanti alle porte scorrevoli si fiondò all'interno e, proprio mentre una coltre d'aria calda lo avvolgeva, fu colto da uno starnuto.

«Salute!» la voce ilare di Simone gli fece alzare lo sguardo.

Fece un paio di passi borbottando un "grazie" e un altro starnuto gli scosse il petto.

Lo sguardo di Simone cambiò rapidamente, da divertito sembrò diventare pensieroso, preoccupato forse.

«Non hai una bella cera»

«Lo so»

«E non hai nemmeno un buon umore» constatò.

«Scusami» sussurrò affranto Jacopo «è che odio il raffreddore anzi, a dirla tutta odio proprio star male»

«Ma guarda un po'!» lo prese in giro Simone.

«Non è divertente» mugugnò Jacopo.

«Si che lo è»

«No»

«E invece si! Sembri il nanetto Cucciolo...»

«Non sono un nano»

«...E borbotti come Brontolo»

Jacopo si imbronciò facendo ancora sorridere Simone che si sporse verso il bancone con l'intento di consolarlo.

Si arrestò però con la mano a mezz'aria quando si accorse di star puntando dritto ai suoi capelli. Preferì quindi deviare sulla sua spalla lasciandogli una pacca di incoraggiamento.

Jacopo guardò prima la mano poi il volto sorridente di Simone. Scrollò le spalle ed andò a cambiarsi.

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