Capitolo 42

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«Avevi ragione» disse Simone quando nel vassoio non era rimasto praticamente più nulla «in questo posto è tutto fantastico»

«Lo so, è praticamente il mio locale preferito»

«Ci vieni spesso?»

«Non quanto vorrei, e comunque la maggior parte delle volte vengo a prendere qualcosa da portar via»

Simone lo guardò un po' confuso e Jacopo parve leggere in quello sguardo.

«Non mi piace molto uscire» confessò.

«Perché?»

Jacopo alzò le spalle «non sono come te, non ho molti interessi, non ho molti amici»

«Guarda che non siamo poi così diversi»

«Ah si? Io non direi proprio»

«Credo ti sia fatto un'immagine sbagliata di me»

«Forse»

«Guarda che non sono quello che credi»

«Come fai a sapere quello che credo»

«Lo leggo nei tuoi occhi. Tu pensi io sia pieno di amici, di cose interessanti da fare, di uscite e non so che altro. Ma se è vero che io mi butto in mille cose è anche vero che faccio da solo la gran parte di queste, mi trovo bene con tutti ma, se vuoi saperlo, il mio migliore amico è mio fratello. Esco spesso con lui ma più per far felice lui che per piacere mio. Sai, sono uscito più con te negli ultimi giorni che nell'ultimo mese»

Jacopo si accigliò.

«Non te lo aspettavi eh? Pensavi fossi il re della festa mentre invece non sono poi così interessante»

Il volto di Simone si incupì e Jacopo sentì nascere in sé un profondo senso di colpa che sembrava volerlo divorare.

Simone non aveva capito, o forse era stato lui che non era riuscito a spiegarsi nel modo in cui avrebbe voluto.

Jacopo non voleva che Simone si sentisse poco interessante, perché proprio non lo era. Ai suoi occhi, anzi, era l'immagine della perfezione.

A lui non interessava quanti amici avesse, quante volte alla settimana uscisse, quali luoghi frequentasse: a Jacopo importava semplicemente del ragazzo della Sala da Tè, quello che lo aveva accolto come uno di famiglia, quello che gli aveva insegnato tutto quello che era riuscito ad imparare, quello che lo aveva accudito quando era stato male, quello che con lui riusciva a ridere di qualsiasi cosa.

Solo voleva capirlo. Voleva entrare in quel buio che Simone si portava dentro e voleva illuminarlo, voleva riempirlo di luce perché era convinto che quel luogo fosse bellissimo.

«In tutto questo» chiese Jacopo con una sicurezza nella voce che non era certo di provare «c'entra qualcosa quello che mi hai detto l'altra sera?»

«Quello c'entra sempre» rispose Simone con un sorriso amaro.

«Perché?» chiese solamente Jacopo.

Simone tremò lievemente.

Il momento che tanto avrebbe evitato era ormai giunto.

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