Capitolo 6

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Jacopo tornò alla sala da tè per il terzo giorno consecutivo col suo sorriso timido stampato sulle labbra.

Quando superò le porte scorrevoli salutò come al solito e, come al solito, si diresse spedito verso lo spogliatoio senza guardare il ragazzo al bancone.

«Ciao» sussurrò quando gli fu di fronte.

«Ehi, ragazzino!» la voce che non rispose al suo saluto gli risultò estranea.

Alzò improvvisamente lo sguardo e quello che si trovò di fronte non era senza ombra di dubbio Simone.

Fisico imponente, magro e longilineo, coperto da una semplice maglietta a maniche corte, polsi adornati da bracciali di ogni genere, occhi di un verde chiarissimo e capelli di un castano talmente chiaro da sembrare quasi biondo.

Jacopo batté per un attimo le palpebre e rimase a fissare quel volto sconosciuto e, doveva ammetterlo, piuttosto minaccioso.

«Dove credi di andare?» disse ancora con quel tono che sembrava voler ammonire anche il più piccolo movimento dell'altro.

«Io» sussurrò Jacopo imbarazzato e, perché no, intimorito «sono qui per la prova, avevo appuntamento con Simone»

Appuntamento. Perché anche solo pronunciare quella parola associata al nome di Simone gli faceva sentire caldo ovunque?

«Ah tu sei quello nuovo» disse l'altro con sufficienza.

Jacopo annuì e non seppe dire perché lo sguardo che ricevette in risposta lo fece sentire subito a disagio.

Si cambiò, comunque, e lo raggiunse nel retro del bancone. Gli si avvicinò e, proprio per fare qualcosa, vista la palese indifferenza dell'altro, lavò attentamente le mani per un tempo che gli sembrò interminabile.

Il ragazzo al suo fianco sembrava non prestargli la minima attenzione. Era fin troppo preso dal suo cellulare dal quale non aveva staccato gli occhi per un attimo.

Di tanto in tanto pareva sorridere allo schermo, quello sembrava l'unico elemento in grado di attirare il suo interesse. Restò assorto nel suo mondo almeno fin quando, voltandosi distrattamente verso Jacopo, senza nemmeno guardarlo davvero, col suo tono piatto e indifferente gli comunicò che sarebbe uscito un attimo per delle commissioni.

«Tanto ho visto che da solo te la cavi» disse scrollando le spalle.

Jacopo provò a dissentire ma fu troppo tardi perché il suo collega, quello che avrebbe dovuto affiancarlo, supportarlo e sostenerlo, si era già volatilizzato oltre la porta.

Un brivido di terrore gli corse lungo la schiena.

E adesso come avrebbe fatto?

Certo, Simone gli aveva insegnato un bel po' di cose ma Jacopo non era assolutamente convinto di riuscire a farcela da solo.

In quel breve lasso di tempo tremò ad ogni ordine, ad ogni tasto che pigiava della cassa e sospirava di sollievo ad ogni scontrino emesso correttamente.

Pregò qualsiasi divinità esistente affinché nessuno ordinasse cose strane e fu grato al fato quando vide la sagoma del ragazzo fare capolino attraverso la porta a vetri.

Quello comunque non lo degnò di uno sguardo, tornò al suo posto e controllò qualcosa nel cassettino della cassa. Ne trasse alcune banconote e, dopo un rapido saluto, si involò nuovamente verso l'uscio.

Dopo aver imprecato tra sé e sé Jacopo si fece coraggio. Si disse che se ce l'aveva fatta una volta poteva farcela ancora. Non sarebbero state un paio di signore e un ragazzotto sfaticato a metterlo ko.

Nonostante i suoi timori riuscì a destreggiarsi piuttosto bene. Riuscì a servire tre infusi e dei pasticcini senza far cadere nulla.

Andò nel panico solo una volta, quando una signora un po' in là con gli anni gli chiese consiglio. Cercava qualcosa di leggero, di fruttato e fresco.

Dovette ricorrere a tutta la sua calma e, ripercorrendo gli insegnamenti di Simone, riuscì a metter su una miscela di tè verde aromatizzato al bergamotto che fece sorridere la donna da guancia a guancia.

Fece del suo meglio. L'ansia ormai trasformata in concentrazione e la paura divenuta voglia di farcela e di dimostrare a chiunque di non essere così imbranato.

L'idea poi di rendere, in qualche modo contorto, Simone orgoglioso di lui gli fece correre un piacevole brivido alla colonna vertebrale.

Decise di impegnarsi maggiormente.

Se da lui ci si aspettava cento lui avrebbe dato centoventi.

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