Capitolo 12

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Quel pomeriggio trascorso a pulire i tavoli, a sistemare e spostare a ripetizione i biscotti per poi riportarli nella posizione iniziale annoiò Jacopo non poco.

Ok, meglio la noia che il caos ma a tratti sembrava quasi che il sonno volesse assalirlo.

Erano ormai le quindici e trenta e, da quando aveva salutato Simone, non era entrato un cliente che fosse uno.

Cominciò a girarsi i pollici, poi si dedicò agli origami realizzando delle barchette coi tovagliolini di carta e, infine, proprio per lasciar scorrere ogni più piccolo istante di quel tempo, sbloccò il cellulare e fece un tour delle home dei suoi social.

Niente parve colpirlo più di tanto quindi spostò la sua attenzione all'applicazione di messaggistica istantanea che usava quotidianamente, praticamente in ogni momento libero della giornata.

Osservò distratto le ultime conversazioni e un'illuminazione lo folgorò in pieno.

In rubrica aveva il numero di Simone, quindi...

Subito scorse i contatti fino ad arrivare al suo e, col cuore tremante, cliccò sulla piccola icona.

I suoi occhi si posarono immediatamente sulla foto, adesso più grande, che rappresentava Simone in tutta la sua bellezza.

Sorrideva a qualcuno ma i suoi occhi non guardavano direttamente l'obiettivo.

Jacopo fu un po' contrariato di non poterli contemplare come se gli fosse di fronte ma si accontentò di studiarne il sorriso luminoso e l'espressione felice.

Chissà se lo avrebbe mai visto da vicino quel sorriso, chissà se avrebbe mai contribuito a quella felicità.

Come al solito i suoi pensieri cominciarono a vorticare ad una velocità inarrestabile verso mete esaltanti che però non poteva permettersi, non ne aveva nemmeno la più piccola possibilità.

Ma perché doveva sempre finire così?

Lui era lì per lavorare eppure si stava impelagando in un sogno ad occhi aperti, in una trappola senza uscita.

Si rese davvero conto che la sua contemplazione fosse durata troppo a lungo quando, sull'uscio della sala, comparvero i proprietari del locale.

Il suo sguardo sbarrato e confuso vagava da loro al viso di Simone messo in luce dallo schermo. Era come incantato.

Quando però si rese conto di quello che stava rischiando si sentì avvampare mentre prese a smanacciare malamente il cellulare per evitare di essere colto in flagrante.

Stupido. Stupido Jacopo!

Era un idiota, non c'erano attenuanti alcune.


I due coniugi parvero per fortuna non accorgersi di nulla, si avvicinarono e lo salutarono con la solita cortesia. Dopo i convenevoli di rito gli chiesero se avesse avuto problemi e si complimentarono con lui per l'ordine e la pulizia che regnava dietro il bancone.

Come l'unica volta che si erano incontrati il giorno del colloquio i due si mostrarono cortesi e davvero interessati a quello che il ragazzo aveva da raccontargli.

Entrambi erano molto eleganti ma Jacopo dovette ammettere a sé stesso che i due dimostrassero più anni di quelli che, secondo i suoi calcoli, avrebbero dovuto avere. Sembravano due anziani coniugi molto in sintonia tra loro e con il lavoro che avevano scelto. Erano sorridenti, sereni ma stanchi di qualcosa che non traspariva chiaramente agli occhi di Jacopo.

Al loro arrivo seguì l'ingresso di un paio di clienti. I due si defilarono per vedere come il nuovo assunto se la cavasse e lo osservarono senza intervenire, riservandogli solamente qualche sorriso rassicurante di tanto in tanto.

D'altronde loro lo avevano assunto praticamente a scatola chiusa fidandosi esclusivamente sul giudizio di Simone. Certo, lo avevano selezionato loro per la prova ma non lo avevano mai visto davvero al lavoro.

Inizialmente Jacopo temeva un po' il loro giudizio ma dovette ammettere che presto quasi si dimenticò della loro presenza. Erano due figure discrete e quando intervenivano per dargli dei consigli, o per indicargli la maniera migliore di procedere, lo facevano con una gentilezza e un garbo che ogni volta stupivano il ragazzo.

La cortesia doveva proprio essere una caratteristica di quella famiglia.

Simone, come i suoi genitori, era gentile e premuroso. A loro sembrava davvero interessare delle persone che li circondavano, senza finzioni né secondi fini.

A fine turno, ancora a dimostrazione di questa tesi, i due coniugi si complimentarono con Jacopo per la rapidità con cui si era reso autonomo e lo gratificarono con un sacchetto di biscotti al burro che Jacopo accettò di buon grado.

Quei biscotti gli ricordavano la sala da tè e quindi, in qualche modo, anche Simone.

Avrebbe voluto conservarli, tenerne qualcuno per la colazione dell'indomani, ma la tentazione fu troppo grande e i biscotti terminarono prima che Jacopo riuscisse a mettere piede in casa.

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