Capitolo 20

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Buon Primo Maggio.

Buon Martedì che sa di Domenica.

Buona Festa del Lavoro.

Buona giornata a chi oggi meritatamente riposa, a chi celebra i suoi diritti e a chi si sente uno schiavo, un po' come me!

Buona lettura...


Jacopo non aveva mai sentito così freddo.

Sentiva le ossa dolenti e i brividi scuotergli il corpo.

Raggiunse Simone in sala cercando di scaldarsi strofinandosi le mani sulle braccia ma tutto risultava vano, sbuffò, come ormai faceva in continuazione.

Notò con disappunto che Simone non gli toglieva gli occhi di dosso e questo non faceva che innervosirlo.

«Stai così male?» gli domandò.

«Non così tanto» alzò le spalle.

«Hai gli occhi lucidi» lo guardò con attenzione «se non ce la fai chiamo Marco»

Marco...

Certo che non voleva Marco!

«Non ce n'è bisogno, ce la faccio, sono solo raffreddato»

«Ti preparo qualcosa di caldo?»

«Non» si fermò per uno starnuto «non hai da fare?»

«Non subito, e poi tu hai bisogno di me»

Jacopo batté un paio di volte le palpebre confuso.

Lui aveva bisogno di Simone ma ok, non propriamente nel modo che Simone intendeva. Ma Simone questo non doveva saperlo, non doveva nemmeno lontanamente sospettarlo.

Il solo rendersi conto di star formulando quelle teorie proprio dinnanzi all'oggetto dei suoi pensieri lo fece arrossire imbarazzato.

Per fortuna il cambio di tonalità del suo volto fu nascosto dalle conseguenze del raffreddore che già lo rendevano, a tratti, simile ad un pomodoro maturo.

«Allora» lo ridestò Simone «cosa vuoi che ti prepari?»

«Non lo so, mi fido di te» pausa «della tua conoscenza voglio dire»

Stupido, stupido Jacopo.

Perché la sua bocca doveva sfuggire al controllo della sua mente?

Ogni volta finiva per straparlare e dire cose che lo avrebbero volentieri spinto a scavarsi una buca in cui sparire.

Simone però non sembrò dare importanza alle sue parole, era troppo impegnato a riflettere su qualcosa.

Jacopo non riuscì a fare a meno di osservarlo.

Era di profilo, con gli occhi socchiusi e l'indice a picchiettare sul mento.

«Ho trovato!» disse facendo quasi spaventare Jacopo «Foglie di lampone, cannella e arancia»

Jacopo lo squadrò con sospetto.

«E dai, non fare quella faccia! Hai detto che ti fidi della mia conoscenza»

Jacopo alzò gli occhi al cielo e l'altro rise.

Era bello vederlo ridere e Jacopo avrebbe fatto mille volte la figura dello stupido per poter vedere quel volto felice.

Il sorriso di Simone gli ricordava quello che aveva sbirciato dalla sua foto profilo, non era pieno ma era solo per lui e questo, a suo parere, era già un gran bell'inizio.

Simone intanto aveva cominciato a raccontargli delle proprietà degli ingredienti che aveva scelto mentre le sue mani lavoravano rapide e sicure. Jacopo lo ascoltava con attenzione, ne era ammirato e ammaliato.

«Ti interessa davvero l'erboristeria» disse Simone in tono ovvio più che interrogativo.

«Cosa?»

«Le erbe, gli infusi, i benefici»

«Oh, si, si»

Ancora una volta Jacopo era stato beccato in fallo. La verità però la tenne per sé.

Quello che non avrebbe mai confessato a Simone era che ad interessarlo e a tenerlo inchiodato lì non erano tanto le questioni tecniche quanto il tono di voce di Simone che lo avvolgeva e lo tranquillizzava come nessun altro aveva mai fatto prima.

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