Capitolo 61

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Quando Simone riemerse dall'acqua a Jacopo sembrò di perdere la percezione del tempo e dello spazio, non ricordava nemmeno come si dovesse respirare perché ogni suo centro neuronale era focalizzato da quell'azione che, al momento, occupava tutto il suo campo visivo.

Issandosi sulle braccia tese Simone si sollevò facendo perno sul bordo della piscina, i bicipiti torniti presero forma e l'addome contratto sul quale confluivano infiniti rivoli d'acqua non poté non attirare ogni più piccolo pensiero di Jacopo.

Si chiese come fosse possibile nascondere tutto quel ben di Dio e soprattutto perché. Perché chiudersi in quelle felpe quando sotto vi era nascosto un mondo.

Per un momento si vergognò di desiderare di essere una piccola goccia d'acqua, una infinitesimale particella di cloro per poter vagare indisturbato sul quel corpo. Si giustificò subito però, perché era impossibile non rimanere affascinato da tanta perfezione.

E Simone era perfetto, non solo per i muscoli scolpiti, per il fisico atletico, per la personalità spiccata ma anche perché a tutto questo si aggiungeva un sorriso che, una volta rivolto a Jacopo, aveva la capacità di scioglierlo con una facilità disarmante.

Si mise a sedere mostrando agli spalti la schiena, aiutò i piccoli a fare lo stesso per poi alzarsi in piedi. Ancora girato di spalle si passò una mano tra i capelli tirandoli indietro con un movimento che avrebbe voluto compiere Jacopo e, dopo aver istruito i bambini a raggiungere il trampolino mettendosi in fila, si diresse a passo spedito verso le sedute.

Jacopo se lo vide arrivare così, mezzo nudo e splendente, quasi fosse una visione celestiale e sentì la temperatura del suo corpo salire vertiginosamente. Rosso come un peperone accennò un sorriso tirato, una specie di ghigno che fortunatamente Simone non notò.

«Ti stai annoiando?» chiese quest'ultimo mentre beveva da un piccolo thermos.

«No, affatto» rispose ridacchiando nervosamente.

«Tutto bene?» domandò notando qualcosa di strano.

«Si, si» confermò.

«Allora io torno di là» lo informò «sicuro che sia tutto ok?»

«Sicuro» affermò, suggerendogli solo mentalmente di coprirsi per evitargli gravi e permanenti scompensi mentali.

Sorrise di sé stesso, dandosi dello stupido ma per una volta non se ne fece una colpa ma un vanto; nessuno sarebbe rimasto insensibile a cotanta meraviglia, lui era solo un ammiratore del bello, un intenditore insomma.

Rise ancora una volta dell'assurdità dei suoi pensieri e tornò a concentrarsi su Simone... sulla lezione di Simone!

Era il momento dei tuffi, forse il più allegro per i bambini. Le loro risate riecheggiavano nell'aria raggiungendo Jacopo e coinvolgendolo in qualche modo. Era divertente stare lì ad osservarli, nonostante la costante distrazione offerta da Simone Jacopo riuscì a viversi quel pomeriggio al meglio. Era stato bello esserci e di sicuro avrebbe nuovamente ripetuto quell'esperienza, si, ne era certo, era spinto dai migliori motivi.

Ben presto le due ore di lezione trascorsero, una volta tirati fuori dall'acqua tutti i bambini anche Simone indossò l'accappatoio e si diresse verso gli spogliatoi.

«Mi aspetti?» chiese passando affianco a Jacopo che annuì.

«Un quarto d'ora e sono da te»

Simone si allontanò e Jacopo lo accompagnò con lo sguardo, sospirando rumorosamente.

«Quanto mi piacerebbe che tornassi senza vestiti»

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