Capitolo 63

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Col passare dei giorni anche il tempo andò a migliorare. Al cappellino di lana poté sostituire un berretto in cotone, eliminò la sciarpa e si concesse numerose passeggiate sotto un pallido sole senza il terrore di dover incorrere in bufere di vento gelido.

Si sentiva meglio, ogni giorno gli sembrava di compiere un passettino in avanti verso un carattere migliore, un'apertura mentale, una vita da prendere più alla leggera. Aveva un solo rammarico: niente lezioni di nuoto, niente Simone in versione tritone.

Non disperava però, era certo si sarebbe rifatto con la giornata al lago; lì ci sarebbe sicuramente stato pane per i suoi denti, delizia per i suoi occhi.

Erano ormai prossimi alla partenza. Per questioni di comodità e per ottimizzare i tempi avevano deciso di partire la domenica sera e passare la notte in dei bungalow che avrebbero preso in affitto per l'occasione.

Il più entusiasta era ovviamente Marco, non faceva altro che parlare della partenza, delle sistemazioni, del cibo, contagiando tutti con la sua innata allegria. Aveva programmato tutto fin nei minimi dettagli tanto che agli altri non rimase che aspettare la Pasqua, festeggiare con parenti e amici e poi partire.

E fu così che andò, anche per Jacopo.

Pranzò con i suoi, aprì le uova di cioccolato rigorosamente al latte e, dopo aver preparato uno zainetto con le sue cose, si mise in attesa dell'auto che sarebbe passata da lì a poco a prenderlo.

Quando sentì il cellulare vibrare salutò i suoi e si precipitò da basso.

Vide l'auto di Simone posteggiata al margine della strada, si avvicinò e il volto sorridente di Marco gli apparve come un' anteprima di ciò che sarebbero state le successive ventiquattro ore.

«Sei pronto?» domandò Marco ancor prima che Jacopo potesse sedere in macchina.

«Prontissimo» rispose, poi dopo essersi accomodato salutò entrambi. Simone si voltò di tre quarti sorridendogli soltanto mentre Marco riprese a ciarlare ininterrottamente.

Sembrava davvero un bambino, uno di quelli entusiasti di provare ogni nuova esperienza, probabilmente era un lato ben presente nel suo carattere che Jacopo ancora non conosceva perché Simone, a differenza di quello che avrebbe fatto lui, non faceva una piega, anzi lo ascoltava con attenzione, di tanto in tanto interagiva con lui e rideva, facendo ridere anche l'altro.

Jacopo si teneva sempre un po' sulle sue ma osservava attentamente gli altri due, sorridendo sornione dei loro scambi di opinioni e prendendo parte ai programmi che Marco stilava di volta in volta. Partecipò alla conversazione godendosi quel clima sereno, stabilendo poco per volta un legame sempre più profondo con quei due. Si sentiva un po' parte della famiglia, come se fosse un terzo fratello minore e quell'idea tanto assurda lo faceva arrossire e ringraziare il cielo che non fosse visibile.

Il tragitto in auto durò all'incirca un'ora e mezza. Quando Simone posteggiò l'auto Jacopo si guardò intorno e quello che vide furono alberi, solo un'immensa distesa di alti alberi ai quali Jacopo nemmeno sapeva dare un nome.

Dopo aver preso tutto l'occorrente si incamminarono per un sentiero sterrato che, dopo un quarto d'ora circa di cammino, li condusse in un avvallamento che racchiudeva un piccolo specchio d'acqua che fece immediatamente storcere il naso al più piccolo.

Chiamarlo lago era un'esagerazione, sembrava più uno stagno, uno di quei bacini artificiali, quasi uno scherzo della natura. Lo osservò ancora un po' dubbioso fino a quando Marco non lo riscosse dai suoi pensieri con una pacca sulla spalla che servì da incoraggiamento a proseguire.

Presto raggiunsero le strutture d'accoglienza dove ad attenderli c'erano alcuni amici già arrivati. Si aprirono in sorrisi, abbracci e nuove presentazioni per Jacopo. Ancora una volta strinse mani e sorrise senza realmente capire cosa stesse facendo.

Quando furono giunti tutti decisero per le sistemazioni. Jacopo, Simone e Marco finirono per condividere lo stesso bungalow con altri tre amici. Si concessero un po' di tempo per sistemare le proprie cose dandosi poi appuntamento nella piccola radura che affacciava direttamente sullo specchio d'acqua.

Era quasi buio quando si ritrovarono seduti attorno ad un piccolo fuocherello, il sole, calato da un po', aveva lasciato disperse nell'aria fresche fragranze di acqua e terra che mescolate sembravano creare una brezza che avvolgeva benevola i corpi dei giovani accovacciati su quelli che un tempo erano stati tronchi d'albero.

Qualcuno aveva portato da bere mentre sacchetti di patatine circolavano mezzi vuoti, ogni volta alleggeriti di una manciata, tra un sorso di birra e confezioni di frutta secca quella sera scivolò fino a trasformarsi in notte; un notte fresca ma calda di risate, di parole sussurrate e dello scoppiettio del fuoco che lento crepitava indisturbato.






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